Sala gremita al caffè letterario Al Kenisa per la presentazione ad Enna de la “La Confessione”, il podcast firmato dai tre giornalisti Stefano Feltri , Federica Tourn e Giorgio Meletti, autori di una inchiesta sugli scandali sessuali che coinvolgono la Chiesa. Nel lavoro dei tre cronisti, c’è anche la vicenda di don Giuseppe Rugolo, il sacerdote recentemente condannato dal Tribunale di Enna a 4 anni e 6 mesi di reclusione per tentata violenza sessuale, violenza sessuale continuata e atti sessuali con minori.
Al dibattito, moderato dalla giornalista dell’Ansa, Pierelisa Rizzo, oltre agli autori del podcast, presenti solo la Tourn e Meletti, hanno partecipato Antonio Messina il giovane archeologo che ha denunciato gli abusi subiti da Rugolo quando ancora era minorenne e l’avvocato della parte civile, Eleanna Parasiliti Molica. Sono state diffuse alcune intercettazioni che fanno parte del podcast, tra i quali quello della conversazione tra Rugolo e il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana.
“Il podcast racconta, con la voce dei preti protagonisti del caso Rugolo, come si fa ad insabbiare un caso di abusi – ha detto il giornalista Meletti. Di tradimento e di un ulteriore abuso ha parlato Antonio Messina. “Mi ero affidato per avere giustizia e verità al vescovo Gisana. Non ho avuto né l’una né l’altra”.
Antonio ha raccontato degli anni che hanno preceduto la denuncia penale e ha ringraziato il coraggio della Squadra Mobile, allora diretta dal Nino Ciavola, e la determinazione della Procura che hanno portato al processo. Visibilmente emozionato per la presenza di tanto pubblico ha poi dichiarato “Oggi, dopo tanto patire, incasso la solidarietà della mia città, la città dove voglio continuare a vivere, operare e spendermi”. “Antonio è stato un esempio per tanti che dopo la sua denuncia hanno inondato la mia mail trovando il coraggio di aprirsi e in qualche caso di fare emergere gli abusi – ha detto la Tourn – Noi continueremo a fare la nostra parte come giornalisti ma ora è la comunità cattolica e la società civile che deve fare la sua chiedendo a gran voce chiarezza e giustizia”.
Di un processo difficile, a tratti doloroso, ha parlato l’avvocato Parasiliti. “Tutti quelli che siamo stati attorno ad Antonio abbiamo avuto anni difficili. Il due luglio di due anni fa io, Antonio e la giornalista Pierelisa Rizzo siamo stati controllati in chiesa Madre dalla polizia che temeva un atto dimostrativo e sono stata costretta a giustificare la mia presenza lì, in Chiesa. Siamo stati accusati in aula di avere montato un processo mediatico. La verità è che l’unica che ci ha protetti è stata la stampa che si è occupato di questo caso”.
Al termine dell’incontro, c’è stato un lungo dibattito con domande e considerazioni che si è concluso con la necessità di aderire ad un coordinamento cittadino per chiedere che i vertici della Chiesa prendano atto che nella Diocesi di Piazza Armerina qualcosa non ha funzionato.
Qualcuno che era presente al dibattito e stava tra il pubblico ha giudicato discutibile il comportamento del Comune di Enna che non si è costituito parte civile nel processo.