Garze e degrado nella Villa del Casale, inchiesta shock
Piazza Armerina - 05/03/2024
Garze e muschio tra gli splendidi mosaici custoditi nella Villa del Casale di Piazza Armerina. E’ quanto emerge in una inchiesta di Gian Antonio Stella, inviato del quotidiano nazionale Corriere della Sera che, con foto, svela le condizioni di degrado di una delle testimonianze storiche più importanti al mondo, patrimonio dell’Unesco.
La storia della copertura dei mosaici
Nell’articolo del Corriere, si fa la storia delle protezioni per custodire quei tesori, che ha inizio nel 1957 grazie all’architetto Franco Minissi, che si concretizzò con l’allestimento di una copertura in plexiglas. Poi, nel 1991 ci fu la denuncia di Italia Nostra che sollevò il problema dell’umidità e dei rischi corsi dai mosaici. Gli anni passano e si arriva al 2004, anno in cui a presiedere la Regione era Totò Cuffaro che incaricò Vittorio Sgarbi a provvedere a proteggere i gioielli artistici: venne partorita l’idea di una mega copertura alta sessanta metri per poi convergere su un’altra, meno imponente, in legno, “con camera d’aria ventilata, rivestita in lamina di rame pre-ossidato che non provochi effetto serra” si legge nelle pagine del Corriere.
Lavori mai finiti
Per finanziarla, furono stanziati 18 milioni e 300 mila euro ma il cantiere venne aperto nel febbraio del 2007 salvo poi chiudere, con soldi esauriti, nel luglio del 2012 “senza aver finito la sostituzione delle strutture in plexiglas”.
I controlli
Nell’inchiesta del Corriere emerge poi la decisione di custodire la villa con un “monitoraggio continuo” finanziato con il 30 per cento dei soldi incassati dai biglietti per le visite. Quel piano, però, restò tale e così la manutenzione venne assegnata ad una cooperativa esterna, “che manda dal lunedì al venerdì due volenterosi giovani pagati 800 euro al mese a far le pulizie quattro ore a testa” scrive il quotidiano milanese.
Il crollo delle visite
E poi c’è la questione delle visite: dai dati raccolti dal Corriere, Piazza Armerina faceva vent’anni fa, rispolverando un lancio dell’agenzia Ansa, 600 mila visitatori l’anno. Nel 2023 si è toccata quota 291.164, di cui “84.059 ospiti gratuiti per un incasso totale di 2.053.478 euro”.
Il caso Morgantina
Nell’inchiesta si fa cenno alla situazione dell’altro pezzo del Parco archeologico ennese, cioè il museo di Aidone che ospita la dea Morgantina. Se a New York ed a Los Angeles, come scrive il Corriere, il tesoro di Aidone ha portato milioni di visitatori nel piccolo centro ennese “non arrivano a 10 paganti al dì. E così più o meno le struggenti rovine di Morgantina”.
L’inchiesta di Repubblica
Non è stato solo il Corriere della Sera l’unico quotidiano nazionale ad occuparsi delle condizioni dei mosaici della Villa romana. Nell’aprile dello scorso anno, Repubblica, con un articolo di Alessandro Puglia, denunciò, con un video, lo stato di salute del tesoro di Piazza Armerina. “Un cantiere non finito con coperture obsolete, travi arrugginite, un’intera area – si legge nell’articolo – come il Triclinium inaccessibile dal 2017 oltre a un cortile interno che neanche lontanamente somiglia a quel giardino incantato che i romani avevano progettato tra il III e il IV secolo dopo Cristo. Ecco come si presenta oggi in alcune zone il sito archeologico di Villa romana del Casale di Piazza Armerina”