“La Di Dio era la succube, era il soggetto debole-vulnerabile e la Margani era l’incubo”. E’ un passaggio dell’arringa dell’avvocato Salvatore Timpanaro, difensore di Laura Di Dio, la 31 anni di Pietraperzia, sotto processo davanti al gup del Tribunale di Enna per l’omicidio della suocera, Margherita Margani, avvenuto il 4 febbraio dello scorso anno. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’imputata avrebbe pugnalato a morte la donna prima con un coltello da cucina e successivamente con una forbice all’altezza della gola.
L’avvocato Timpanaro, nel corso del suo intervento durato oltre due ore, ha invocato per l’imputata tre attenuanti da ritenersi prevalenti sull’aggravante contestata del rapporto di affinità: l’attenuante del vizio parziale di mente, ovvero della seminfermità mentale; l’attenuante della provocazione per accumulo e le attenuanti generiche.
“Il rapporto di affinità – ha sostenuto l’avvocato Timpanaro – era un rapporto solo “anagrafico”, non era un rapporto “effettivo” e men che meno “affettivo”, poi il legale ha parlato dei presunti maltrattamenti subiti dalla sua assistita per mano della suocera “che era un incubo”.
Il pm, nella sua requisitoria, ha sollecitato la condanna a 18 anni di carcere che si ridurrebbe se il giudice accogliesse le attenuanti invocate dalla difesa, rappresentata anche dall’avvocato Antonio Impellizzeri. Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Giacomo Pillitteri, Giuseppe e Angelo Maria Tambè.
Conclusa l’arringa, l’imputata, rimasta in silenzio in tutte le udienze del procedimento, ha voluto rendere delle spontanee dichiarazioni, limitandosi a ringraziare i suoi difensori.
Il giudice ha, quindi, fissato l’ulteriore udienza del 6 marzo prossimo per le eventuali repliche del pubblico ministero e delle parti civili. I difensori dell’imputata hanno preannunziato di intendere, comunque, esercitare il diritto di prendere la parola per ultimi, come loro riconosciuto dalla legge. Dopo le eventuali repliche e le controrepliche il giudice entrerà in camera di consiglio.