Ormai è chiaro, dopo la bocciatura avvenuta all’ARS nei giorni scorsi del disegno di legge che tentava temerariamente di reintrodurre l’elezione diretta degli organi di governo negli enti di area vasta, anche in provincia di Enna ci si sta rassegnando.
Il Governo regionale sarà costretto nei prossimi giorni ad indire i comizi elettorali affinchè si proceda col voto indiretto. Gli attuali enti di area vasta (tre città metropolitane e sei Liberi consorzi comunali) sono stati infatti concepiti quali enti consortili a trazione comunale. In forza dell’art. 15 dello statuto siciliano, sono i Comuni che, (aggregatisi più o meno liberamente e volontariamente) dovranno governare l’area vasta di riferimento territoriale.
Tutto è bene quel che finisce bene? Niente affatto! Superata l’orticaria elettorale che animava la cieca corsa verso le europee di giugno, il legislatore siciliano dovrà, obtorto collo, mettere mano ad una riforma seria del sistema delle autonomie locali, anche a costo di modificare il citato art. 15 dello statuto. Non ha
infatti più senso mantenere un modello consortile di ente intermedio in presenza di aggregazioni comunali come le neo costituite Unioni di Comuni di 2° generazione. Sarebbe un inutile duplicato istituzionale che finirebbe per generare solo confusione nel medesimo territorio.
Si ragioni invece sulla necessità di creare un ente territoriale di governo, dotato di autonomia politica, finanziaria e amministrativa, che eserciti tutte le funzioni di area vasta ancora oggi esercitate dalle autorità d’ambito (servizi idrici e rifiuti) e la cui sovranità sia rimessa ad una governance direttamente eletta dai cittadini secondo il principio americano “no taxation without representation“.
Insomma si istituisca un’intelaiatura istituzionale autorevole e coerente con l’ articolazione prevista all’art. 114 della Costituzione che, evidentemente ignota solo all’ARS, non prevede enti consortili o associativi per il governo del territorio, bensì tre distinti enti territoriali di governo: le Province, le Città metropolitane e i Comuni.
Massimo Greco