Un’Agorà, è l’importante ritrovamento venuto fuori a ventiquattro ore dalla chiusura degli scavi,
che rappresenta la chiave di volta su cui si fonda la straordinaria scoperta della sesta campagna di scavi
archeologici a Troina. E che colloca la città, ad un ruolo fondamentale nel contesto storico-sociale
dell’epoca, che con certezza risale all’età ellenistica.
La campagna di scavi, inserita nel progetto “Archeo Troina”, iniziata il 28 agosto, diretta dalla professoressa Caterina Ingoglia, docente di Metodologia della ricerca archeologica dell’Università di Messina, in convenzione col Parco Archeologico di Morgantina e Villa Romana del Casale, riguarda la zona della Catena, situata a valle del quartiere Corso, e che si è conclusa ieri.
Gli scavi hanno portato alla luce una storia nuova su Troina, ancora tutta da scoprire, ma che con
certezza va dell’età ellenistica fino al XVI sec., passando per quella romana e bizantina. “Rispetto all’anno scorso, spiega la professoressa Caterina Ingoglia, abbiamo chiarito meglio le fasi di occupazione, rendendoci conto che la più antica è dell’età ellennistica. Abbiamo portato alla luce la chiesa più antica di Troina, l’aria dell’Agorà, del periodo tardo ellenistico. Purtroppo con i vari smontaggi per il riutilizzo da parte di chi ha costruito la chiesa, lo stato di conservazione delle murature non è ottimale, ma il ritrovamento di blocchi di quella portata non è una cosa comune”.
La città di Troina, quindi, ebbe un ruolo fondamentale anche in epoche lontane. “Sicuramente a Troina doveva esserci una città di un certo rilievo e non un centro rurale, spiega la professoressa Ingoglia, una città di montagna importante, sia dal punto di vista strategico, che economico, che non fu mai solo un luogo di passaggio, ma che probabilmente ha avuto un importante ruolo, visto che in quest’area non esiste nulla di simile. È questa l’importante novità”.
A conclusione della campagna di scavi, ieri mattina, sono intervenuti l’Assessore Regionale ai
Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, l’assessore al territorio e all’ambiente, Elena Pagana, il Deputato Regionale, Fabio Venezia, il sindaco di Troina, Alfio Giachino, oltre a varie autorità locali nel campo dei beni culturali, che hanno potuto verificare l’eccezionale scoperta, con i propri occhi.
“La Sicilia è un parco archeologico a cielo aperto, ha affermato l’onorevole Francesco Paolo
Scarpinato, come quello che oggi abbiamo trovato a Troina, durante la nostra visita tecnica. Una cosa
è certa, lavoreremo per fare grande la nostra Terra”. Per i troinesi che sentono forte il senso di
appartenenza alla propria terra, e per i siciliani tutti, questa straordinaria scoperta non può
rimanere un cantiere a cielo aperto, deve concretizzarsi in qualcosa di reale. “Da anni abbiamo investito sul patrimonio archeologico del territorio, spiega l’onorevole Fabio Venezia, deputato regionale dell’Ars, in veste di assessore ai beni culturali del comune di Troina, adesso vediamo i primi frutti. La visita
dell’assessore regionale ai beni culturali, spiega il sindaco, Alfio Giachino, rappresenta un momento
importante per gettare le basi per una piena valorizzazione dell’area archeologica della Catena
dove si trova il nucleo più importante della città ellenistico-romana”.
Troina, quindi, un’importante città dell’età ellenistica, il cui nome è ancora sconosciuto. “Occorrono importanti finanziamenti, spiega la professoressa Caterina Ingoglia, per dare risposte alle tante domande che ancora sono irrisolte. L’università di Messina ha il progetto e cura con i suoi studenti il fondamentale aspetto didattico- scientifico e noi ringraziamo il Comune di Troina perché ci ospita e ci supporta in ogni necessità, ma non basta per portare avanti un progetto di valorizzazione e fruizione, bisogna creare una
sinergia tra i vari attori coinvolti per continuare a guardare avanti”.
Sandra La Fico