La lite al bar tra Guglielmo Ruisi e Salvatore Scammacca, sfociata nell’omicidio del 10 ottobre a Valguarnera, sarebbe figlia di un diverbio avvenuto 5 giorni prima tra la vittima del delitto ed il figlio del presunto assassino.
Secondo quanto emerso nella ricostruzione di polizia e carabinieri, coordinati dai magistrati della Procura di Enna, Scammacca, mentre si trovava in prossimità di bar e dopo aver incrociato lo sguardo del ragazzo gli avrebbe detto: “che minchia guardi”.
I rapporti tra Scammacca e Ruisi sarebbero stati pessimi, risalenti al 2018, in occasione di una festa di Carnevale in cui i due, in merito a dei carri allegorici, avrebbero avuto dei forti contrasti che si sarebbero sedimentati con il passare degli anni.
Per gli inquirenti, Guglielmo Ruisi, che è tutt’ora irreperibile, a conclusione della lite in mattinata in prossimità di un bar con il rivale, 47 anni, si sarebbe armato e poi a bordo della sua macchina, una Mercedes di colore blu si sarebbe messo alla ricerca della vittima e quando l’ha rintracciata, dalla sua stessa auto avrebbe sparato alcuni colpi di pistola, infrangendo il finestrino della Fiat Punto di Scammacca. A quel punto, secondo la tesi dei magistrati e delle forze dell’ordine, Ruisi sarebbe sceso dalla sua vettura, premendo ancora una volta il grilletto e ponendo fine della vita del 47enne.
Una spedizione punitiva costata la vita ad un’altra persona, Nunzia Arena, travolta, accidentalmente, dalla macchina di Scammacca. La donna è deceduta in ospedale, a Caltanissetta, mentre è rimasto ferito un ambulante.
Nel pomeriggio, ci sarà l’autopsia sui corpi delle due vittime, i cui familiari si sono rivolti ai legali. In rappresentanza dei parenti di Scammacca è stato nominato l’avvocato Francesco Alberghina, la famiglia della donna si è affidata all’avvocato Lorenzo Caruso.