L’associazione francese Normadie-Sicile, nella sua Newsletter, ha pubblicato un articolo sulle vicende storiche che legano Troina a Hauteville-la Guiscard. L’articolo è stato pubblicato in francese nella Newsletter di Normadie-Sicile.
Perché tanto interesse per Troina da parte di un’associazione culturale della Normandia? Due sono i motivi che mi ha spiegato il presidente di quest’associazione, Salvatore Bellomo (77 anni), un siciliano di Grotte nell’agrigentino emigrato in Francia con i genitori quando ancora era un bambino di 5 anni. Bellomo vive da allora, quando aveva 5 anni, vive in Normandia dove è stato sindaco del comune di Benouville e della comunità urbana di Caen La Mer.
In Normandia sono conosciute le gesta dei Normanni alla conquista dell’Inghilterra, ma di quelli che vennero in Sicilia nello stesso periodo, tra l’XI eil il XII secolo, si sa poco o nulla. I normanni di Hauteville-la Guiscard venuti in Sicilia fecero di Troina il loro avamposto nella guerra contro i musulmani per la riconquista della Sicilia alla cristianità. Per far conoscere questo versante della storia dei Normanni abitanti della Normandia dei nostri giorni, Bellomo sta organizzando la visita in Sicilia di una delegazione di amministratori della Normandia con a capo il presidente della Regione Normandia, Hervé Morin, che giungerà in Sicilia il 7 novembre, se tutto andrà bene. Qui si tratterà fino al 10 novembre.
Durante il suo viaggio da una città all’altra della Sicilia, è molto probabile che incontrerà una delegazione di amministratori troinesi. Al di là dei temi di cui discuterà in quest’incontro, un senso quest’incontro ce l’ha comunque. Se Europa è qualcosa di più, molto di più, di una semplice area geografica, lo si capisce dalle vicende storiche dell’XI secolo d.C. che legano Hauteville-La Guichard, il piccolo comune della circoscrizione di Coutances in Normandia, e Troina, il comune della Sicilia interna da dove, affacciandosi dalla ringhiera di piazza Conte, Ruggero si può ammirare all’orizzonte l’imponente mole dell’Etna e il luccichio delle acque del Golfo di Catania nelle belle giornate, quando il cielo è terso. Da quel lontano villaggio della Normandia, fondato nel X secolo d.C. dal vichingo norvegese Hiatt che diede il nome di Hiattville, modificato alcuni anni dopo in Hauteville (Altavilla in lingua italiana), giunse a Troina nel 1061 Ruggero, figlio di Tancredi e quindi suo nipote, essendo Tancredi discendente di Hiatt.
Ruggero era venuto nell’Italia meridionale continentale al seguito di Roberto, suo fratello maggiore, nella prima metà dell’XI secolo d.C., che, oltre ad essere un abile condottiere militare, era anche un intelligente e scaltro politico, divenne duca di Puglia e di Calabria. In quel tempo l’Italia meridionale continentale era un terreno di scontro tra Bizantini, Longobardi e Papato che se ne contendevano il dominio. Roberto il Guiscardo si inserì abilmente in quella competizione traendone il massimo vantaggio. Roberto fu talmente abile nell’usare la sua forza da ottenere dal Papa Nicola II, che considerava l’Italia meridionale un feudo della Chiesa, l’autorizzazione a governarla nella misura in cui riuscisse a conquistarla accettando di non riconoscere l’autorità religiosa di Costantinopoli. Quando i due fratelli normanni giunsero nell’Italia meridionale, la Sicilia era ancora sotto il dominio dei Musulmani. Non c’era un unico centro di potere nella Sicilia musulmana. A governarla erano diversi emiri spesso in conflitto.
Uno di loro chiamò in soccorso il conte Ruggero, che era a Mileto in Calabria, per sostenerlo nel conflitto
con gli altri emiri. In un primo momento, Roberto e Ruggero sospettarono che l’emiro Ibn at-Tumnah li
volesse trarre in un micidiale tranello. Ma essendo entrambi molto intelligenti, i due fratelli normanni si
resero conto che tra gli emiri di Sicilia c’erano profonde spaccature nelle quali potevano incunearsi per
avviare la riconquista della Sicilia alla cristianità. Anche per la Sicilia il Papa rivendicava il diritto alla sua
signoria feudale sulla dubbia base del dono che avrebbe fatto alla Chiesa Cattolica prima l’imperatore
Costantino e poi i re carolingi. Se per la Puglia, Roberto accettò l’investitura feudale di duca, per la Sicilia
Ruggero, al quale toccò d’accordo con Roberto la conquista, si comportò diversamente. Ruggero conquistò la Sicilia per conto proprio ignorando le pretese del papato. Sbarcato a Messina nel 1061, Ruggero in tre anni era diventato padrone della parte nord orientale della Sicilia. Per la sua posizione geografica e per essere arroccata su un monte inaccessibile dal quale si domina la Piana di Catania, Troina fu scelta dal conte Ruggero come prima capitale del Regno che stava costruendo in Sicilia.
Non una capitale come potremmo immaginarla oggi, ma come una sorta di campo base da cui il conte Ruggero partiva per le sue spedizioni militari contro i musulmani e vi faceva ritorno con il bottino. Di sicuro si avvalse dell’apporto di troinesi colti come i notai Eugenio e Giovanni per amministrare le terre che di anno in anno andava conquistando. Appena arrivato nel 1061 a Troina, ampliò e fortificò il preesistente castello, fece costruire la chiesa dedicata alla Vergine Puerpera e vi fondò un vescovato. Il geografo musulmano Edrisi nel 1150 scrisse che il castello di Troina somigliava ad una città. Quattro erano le porte di accesso al castello-città: Baglio,
Guardiano, Ram e San Nicola.
Nel 1088, a Troina il conte Ruggero accolse papa Urbano II per discutere di una questione di grande rilevanza a quei tempi: la nominava dei vescovi. In quell’incontro si misero le basi dell’’Apostolica Legatia: il Conte Ruggero, quale legato del Papa, nominava i vescovi in Sicilia. Per almeno 30 anni, il Conte Ruggero soggiornò a Troina per lunghi periodi. A Troina doveva essere molto legato, se volle
seppellire nella chiesa di San Nicola il corpo del figlio Giordano morto a Siracusa. Nove secoli fa, non era
sicuramente agevole trasportare il corpo di un uomo morto da Siracusa a Troina percorrendo lunghe
distanze per sentieri accidentati e insicuri.
Nella memoria collettiva dei troinesi i Normanni hanno lasciato un ricordo molto forte, che si è tramandato di generazione in generazione nel corso di 9 secoli fino ai nostri giorni. Troina è una citta di antichissime origini, tanto da meritare l’appellativo di “civitas vetustissima” conferitole dai re aragonesi alla fine del XIV secolo d.C. Ma il posto che occupa nei libri di storia lo deve ai Normanni. Ho motivo di pensare che anche i normanni di Hauteville e di Coutance dei nostri giorni ricordino quei loro antenati di 9 secoli fa che vennero a Troina. Questa pagina di storia scritta dai Normanni e dai Troinesi dell’XI secolo d.C. indica l’esistenza di una comune identità europea tra gli abitanti della Normandia e della Sicilia.
A confermare questa comune identità culturale europea, che lega questi due popoli, ci sono alcune vicende storiche più recente, quelle della Seconda Guerra Mondiale 1939-1945. Nel luglio del 1943, gli eserciti angloamericani sbarcarono in Sicilia e in poco più di un mese la liberarono dagli eserciti nazifascisti. Fu l’apertura del primo fronte in Europa per liberarla dall’occupazione nazista. Per alcuni giorni, dal 31 luglio fino al 6 agosto 1943, Troina, che era il caposaldo della linea difensiva dell’Etna
allestita dai nazifascisti, fu teatro di un violento e sanguinoso scontro militare passato alla storia con il
nome di “battaglia di Troina”. Sotto le bombe morirono 116 civili troinesi e molti soldati di entrambi gli
eserciti in lotta. Alcuni mesi dopo, nel giugno del 1944, le forze alleate angloamericane aprirono un
secondo fronte in Normandia. In quella tremenda estate del 1944 gli abitanti della Normandia vissero la
stessa tragica esperienza della guerra, che gli abitanti di Troina e della Sicilia intera avevano vissuto alcuni
mesi prima. Anche questa terribile esperienza ha contribuito a forgiare quella comune identità europea
nella quale si riconoscono i siciliani di Troina e i normanni di Hauteville e Coutances di oggi e nella quale si riconosceranno anche quelli che varranno dopo nel futuro.
Silvano Privitera