Aidone

Invasione di cinghiali ad Aidone, danni alle aziende agricole

Sono incalcolabili i danni causati dai cinghiali alle campagne in territorio di Aidone. Nei fondi agricoli di contrada Noci, San Bartolo, Pintura, Murapane, i cinghiali sono numerosissimi e gli agricoltori sono costretti a subire le loro continue incontrollabili incursioni.

La testimonianza degli imprenditori

“A centinaia hanno invaso i nostri terreni devastando tutto quello che abbiamo coltivato” – affermano Santino Rizzo e Lorenzo Scivoli, facendosi portavoce di una settantina tra agricoltori e proprietari terrieri ch denunciano una vera e propria emergenza. “I cinghiali mangiano le nostre produzioni, danneggiano
i terreni, deviano i percorsi d’acqua”. Terreni coltivati a grano e cereali, ma anche agrumeti, vigneti e oliveti, persi, andati in malora. “I cinghiali arrivano a gruppi di 10/15, anche 20, e stanno distruggendo il nostro lavoro, la produzione, il raccolto” – lamentano. In svariate campagne, i cinghiali hanno mangiato tutta l’uva, hanno sradicato pomodori, zucchine e tanti altri ortaggi”.

Gli espedienti contro i cinghiali

Lorenzo Scivoli ha appena investito duemila euro per l’acquisto di piantine da orto che ha già trapiantato. “Per evitare che i cinghiali le mangino ogni sera vado a dormire in campagna. Non posso far altro. Per allontanarli dal terreno mi metto a gridare oppure butto mini cicciole per spaventarli. Ma ora si sono abituati e non hanno paura di niente”. “Siamo impotenti – prosegue Rizzo -. Ho 300 piante di olivo e non posso abbandonarle alle razzie dei cinghiali. C’è tutto il lavoro di una vita. Potrei raccogliere cento quintali di arance ma se continua così con i cinghiali che danneggiano le radici degli aranci in maturazione non ne potrò raccogliere nemmeno una. Nel fondo di mio fratello hanno distrutto tutte le piante di olivo e hanno fatto crollare i terrazzamenti.

I danni alle imprese

Nel terreno limitrofo al mio, mio cugino doveva raccogliere circa 200 quintali di grano ma ne ha salvato appena 90”. Liborio Muscarà è comproprietario con la moglie Rosa Schembari di un fondo agricolo, in zona Noci. “Di due ettari di coltivazione a grano (all’incirca 60 quintali di grano) – dice amareggiato- quaranta quintali non li ho potuto raccogliere a causa dei cinghiali. Ho avuto danni anche nel noccioleto con oltre 8 quintali di noccioline mangiate dagli ungulati”. Le loro storie sono come quelle di tanti altri agricoltori che già da diversi mesi hanno inviato una segnalazione con richiesta di urgente intervento al Distaccamento Forestale di Piazza Armerina, al Comune di Aidone, alla Ripartizione faunistica di Enna.

“Nessuno ci aiuta”

“Nessuno ad oggi ci ha dato un aiuto concreto – sottolineano Rizzo e Scivoli-. Si parlava di una battuta di caccia per abbattere gli ungulati fissata al 15 maggio scorso poi spostata ai primi di giugno ma ad oggi non è stata effettuata. Deve succedere qualcosa di brutto per intervenire? Siamo arrivati con le spalle al muro. Abbiamo cercato di fare tutto ciò che era nelle nostre possibilità perché non si arrivasse a questa situazione emergenziale. Nessuno ci dà ascolto. Nessuno che ci dica cosa possiamo fare concretamente. Non sappiamo più a chi rivolgerci. Chi ci deve tutelare? Stiamo facendo nottate per evitare che i cinghiali distruggano tutto. Nessuno che venga a fare qualche sopralluogo e verificare i danni incalcolabili che ci sono nei nostri terreni”.

Le ragioni della presenza dei cinghiali

Ma come si spiega questa presenza eccessiva di ungulati? Santino Rizzo, una vita spesa in campagna, dà la sua interpretazione. “La presenza dei cinghiali – chiarisce- è aumentata in maniera esorbitante da quando, quattro anni fa, i boschi del nostro territorio sono stati bruciati. Nei boschi, i cinghiali, per tre, quattro mesi l’anno, reperivano il cibo (castagne, ghiande…). Dopo gli incendi, non trovando nei boschi più da mangiare, gli ungulati si sono spostati, in perlustrazione, in altre zone alla ricerca di cibo. Uno so che è arrivato alle porte di Aidone, vicino al cimitero, in contrada Vanella, ed è stato anche catturato. Sono grossi. Scavano fossi enormi. Ora si stanno moltiplicando e non riusciamo più a contenere le loro incursioni. Abbiamo paura per la nostra stessa incolumità”. Gli agricoltori speravano nell’apertura della caccia al primo settembre così che l’emergenza cinghiali potesse in qualche modo arginarsi ma la caccia a questa specie di animali, in Sicilia, è stata fissata alla terza domenica di settembre (17 settembre: apertura generale) fino al 30 ottobre e dall’1 novembre al 31 gennaio 2024 (conclusione). Forte la rabbia, grande la
disperazione. “Aiutateci”- concludono.


Angela Rita Palermo

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Redazione