Siamo andati a spulciare la rivista della Provincia regionale di Catania del gennaio 1999, che gentilmente ci è stata segnalata da un amico, e abbiamo trovato un servizio giornalistico completo sull’ipotesi di un nuovo aeroporto intercontinentale da realizzare sulla piana di Catania, nella fascia compresa tra il territorio di Catania ed Enna.
Ai dati tecnici, che hanno illustrato in maniera chiara e semplice i limiti dell’aeroporto di Fontanarossa costipato tra il mare e le ferrovie, risultano aggiunte le riflessioni del Presidente pro-tempore della Provincia regionale di Catania Nello Musumeci (oggi Ministro per le politiche del mare e della protezione civile) per il quale, già allora, la questione era di carattere politico, sociale ed economico che non riguarda solo Catania ma la Sicilia e i paesi del Mediterraneo.
Per Musumeci “Farsi carico di una progettualità simile significa comprendere le trasformazioni che stanno mutando velocemente l’economia e la società civile. Ci troviamo di fronte ad uno scenario di globalizzazione e la Sicilia rischia di rimanere tagliata fuori da qualsiasi prospettiva. Non si può rimanere inerti e pensare a progetti circoscritti alla città senza tenere conto di ciò che accade al di là della cinta daziaria. Ci troviamo a competere con un progresso che sta superando proiezioni fatte appena venti anni fa. E’ pura follia non tenere conto di questi fattori”.
Sono passati 24 lunghi anni e solo dopo le recenti disavventure estive si riparla della necessità di dotare la Sicilia di un hub intercontinentale capace di indirizzare il traffico verso le destinazioni del Mediterraneo, del Medio Oriente e del Sud del mondo. Ma adesso c’è un fattore dirompente che spinge verso la concretizzazione dell’idea progettuale. La programmata realizzazione di un big player come il Ponte sullo stretto.
Il ponte sullo stretto di Messina, la cui concretizzazione normativa e progettuale si trova ad uno stato di elevata credibilità, necessita di una riorganizzazione totale della rete dei trasporti nei tre strategici settori: viario, ferroviario ed aereo. In tale nuovo scenario uno studio di fattibilità diventa necessario ed urgente anche perché un aeroporto lontano dai centri urbani deve poter contare su collegamenti terresti efficientissimi se non si vuole ripetere l’effetto Malpensa vissuto subito dopo l’apertura di quello scalo, quando ancora non c’era neanche la ferrovia per raggiungerlo.
Il Governo regionale, che ha già nominato il proprio rappresentante nel c.d.a. della riesumata società “Stretto di Messina” nella persona della Professoressa Ida Nicotra, potrebbe commissionare tale studio alle quattro Università siciliane, partendo da quello già curato dall’Università Kore di Enna.
Massimo Greco