Nonostante le perplessità espressamente verbalizzate dal Presidente dell’ARS Galvagno sull’accelerazione dell’iter legislativo di approvazione del disegno di legge che reintroduce l’elezione diretta degli organi di governo degli enti di area vasta, la competente commissione legislativa ha deciso di esitarlo e di sottoporlo all’aula.
A questo punto non si comprende più la direzione di marcia. E gli scenari possono essere diversi. Il primo, certamente più temerario, è che l’ARS voglia approvare il ddl senza attendere l’abrogazione della legge statale Delrio nella parte in cui è prevista l’elezione di 2° grado degli organi di governo delle province. Questa strada porterebbe dritto ad un’impugnativa visto che la Corte costituzionale considera un limite invalicabile l’elezione indiretta prevista dalla legge statale.
Il secondo scenario, auspicato dal Presidente dell’ARS, farebbe ritornare in commissione il ddl in attesa che il Parlamento provveda ad abrogare la citata norma contenuta nella legge Delrio. Questa ipotesi comporterebbe però l’indizione delle elezioni di 2° grado, visto il recente stop ai commissariamenti acclarato dalla Corte costituzionale. In tale contesto, in cui regna sovrano il disordine istituzionale, si collocano alcuni emendamenti finalizzati a fare riaprire i termini per consentire la “libera” e “volontaria”
costituzione di nuovi consorzi comunali.
Se il modello dell’ente di area vasta previsto in Sicilia dall’art. 15 dello Statuto è quello dell’ente consortile e strumentale dei Comuni e non quello dell’ente territoriale di governo come previsto dall’art. 114 della Costituzione, non si può certo continuare a negare a questi ultimi di scegliere “liberamente” con chi condividere il governo dell’area vasta.
Massimo Greco