Ex Province, il pasticcio di norme ed il conflitto tra Stato e Regione

Nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 28 del 7 luglio è stata pubblicata la legge regionale n. 6 del 5 luglio 2023 attraverso la quale l’ARS ha stabilito che gli organi di governo degli enti intermedi saranno rinnovati nel turno elettorale previsto per il prossimo 2024.

La sentenza

Questa norma, ironia della sorte, è stata pubblicata nella GURS lo stesso giorno in cui la Corte costituzionale ha depositato la sentenza n. 138 che, come già illustrato, ha censurato il mantenimento del regime commissariale in capo agli enti di area vasta, privandoli degli organi di governo.

Una norma che, pur nascendo già macchiata d’incostituzionalità, abilita il Governo della Regione a nominare i futuri commissari straordinari scegliendoli tra i dirigenti in servizio dell’amministrazione regionale.

I commissari

In sostanza, il legislatore siciliano, protagonista indiscusso di questo stallo istituzionale, anziché risolvere a monte l’annoso problema degli enti di area vasta, pensa di affrontarlo a valle, sbarazzandosi degli attuali commissari straordinari individuati dal precedente governo Musumeci in un bacino formato esclusivamente da magistrati, prefetti e questori in quiescenza.

Conflitto istituzionale

E’ facile immaginare che il Governo regionale, pur avendo la certezza che anche questa ennesima legge di proroga sarà impugnata dal Consiglio dei Ministri, procederà comunque al rinnovo dei commissari, sostituendoli con i dirigenti in servizio nell’amministrazione regionale, contando sul fatto che anche in presenza di una nuova impugnativa, la Corte costituzionale si pronuncerà non prima di un anno.

In questo nuovo anno di commissariamento (l’ultimo?), il Parlamento dovrebbe sopprimere la norma della legge statale Delrio che impone l’elezione di secondo grado e, il giorno dopo, l’ARS dovrebbe introdurre l’elezione diretta degli organi di governo nei propri enti di area vasta.

Massimo Greco