Durante il dibattito politico sviluppatosi in Consiglio comunale a seguito del nuovo assetto assessoriale determinato dal sindaco Dipietro, si è registrata una debolissima requisitoria del gruppo consiliare del partito democratico. Debolezza che la dice lunga sullo stato di salute di questo partito nella città di Enna, un tempo roccaforte crisafulliana capace di avere espresso anche un proprio Sindaco (Garofalo).
Oggi, al netto di isolate iniziative del giovane consigliere Greco, il gruppo consiliare sembra essersi assopito in un lungo letargo. Nessuna iniziativa, degna di questa fondamentale funzione democratica, si registra sul fronte dell’attività ispettiva, come nessuna iniziativa si registra sul fronte della proposta politica. Eppure da un partito di governo ed elettoralmente dotato, che notoriamente a Enna ha sperimentato innovativi modelli di sviluppo, ci si aspettava un minimo di protagonismo. Protagonismo che, sulla base della teoria dei vasi comunicanti, risulta deficitario anche nell’azione politica dell’organizzazione partitica.
Un tempo il partito democratico ennese era invidiato anche per il movimentismo che riusciva a generare la sua classe dirigente. In tale contesto, in cui certamente pesa una pandemica crisi dei partiti politici accelerata dall’invadenza dei nuovi strumenti di comunicazione di massa, andrebbe ripresa la tesi di chi sostiene che nei partiti politici carismatici sono i leaders a fare la differenza.
L’uscita dalla scena politica di Crisafulli ha lasciato un vuoto che il partito democratico ha potuto colmare solo nella zona nord della provincia e non certo per capacità della sua classe dirigente ma perché un altro leader si è affacciato autonomamente facendosi spazio tra i nebrodi (Venezia).
Il fatto che l’attuale sindaco di Enna Dipietro riesca ancora a governare con il sostegno di partitini e gruppi condominiali altro non è che la dimostrazione scientifica dell’assenza sul campo dei due più grandi partiti politici, Fratelli d’Italia e P.D, l’uno ancora incapace di chiamare a raccolta tutti i “fratelli”, l’altro ancora indeciso ad abbracciare convintamente il nuovo “barone rosso”.
Massimo Greco