Valentina La Ferrera ha risposto sul suo ruolo di cronista e a Lei va tutta la nostra solidarietà, ma sappiamo bene che esprimere solidarietà non aiuta certamente a “guarire” da un sasso mal lanciato. Bisogna sottolineare il fatto che in questa terra c’è chi fa una determinata missione, perché quello di esprimere opinione, di scrivere, di smuovere gli animi è una missione dettata solo dalla passione, c’è chi invece lo fa per altri interessi meno nobili. C’è chi, basta il minimo graffio, piange in mondovisione e si fa scrivere messaggi di solidarietà anche dal proprio parrucchiere e/o barbiere per testimoniare di essere paladino della giustizia e c’è chi invece, come Valentina La Ferrera, riesce a dare una lezione di grande signorilità nell’affrontare con i dati le accuse rivolte, smontando con corrette argomentazioni una tesi che si regge praticamente sul nulla, ovvero una parentela, senza aver bisogno di inutili cori solidali.
Ma è giusto sottoporre a tutti voi questa triste vicenda che scalfisce sempre più il nostro ottimismo sul riscatto di una terra dimenticata da Dio quale la nostra: perché argomentare con una parentela il fare o non fare una determinata cosa (che peraltro non c’è nessun obbligo di fare), significa o essere tornati indietro di secoli quando scoppiavano le guerre per le parentele, oppure non aver capito nulla su cosa sia la libertà e su come agiscono gli uomini liberi. E una terra in cui si vuol argomentare con una parentela per accusare qualcuno è destinata solo all’oblio perché una tale argomentazione è semplicemente ridicola.
Alain Calò