Passiamo in dettaglio la caratteristica della festa:
Le “TAVOLATE”
Una delle caratteristiche importante della festa è costituita dalle tavolate, dove vengono poste le pietanze più prelibate e le creazioni di forme di pane più rare e pregiate dal punto di vista di manifattura.
L tavolata porta a compimento un voto personale per grazia ricevuta, ma la sua realizzazione è frutto di una collaborazione sociale ampia e la sua fruizione riguarda l’intero paese, confermandone l’identità e rinsaldandone i legami. La preparazione della tavolata è lunga e laboriosa, può protrarsi anche oltre 15 giorni. Al suo allestimento collaborano, in una gara di solidarietà, tutto i parenti e il vicinato. Il protagonista della tavola è il pane cosiddetto di San Giuseppe, il quale ha bisogno di una preparazione adeguata. Il risultato di questo pane a cui le donne (una volta) oggi i panettieri si dedicano in modo particolare, prende svariate forme dagli attrezzi del falegname la pialla, la sega, il martello, la scala, a tinaglia, ed altri simboli la manu, u vastuni, il pesce, simbolo paleocristiano di Gesù, a spera dell’ostensorio, il calice, gli angeli ed altre forme vegetali, simboli della rigenerazione della natura.
Particolare richiamo destano le ciambelle (Picciddati) di 3-4 Kg poste nei gradini in alto della tavola e sono tanti quanti i santi del pranzo che possono variare da tre a 13 Santi, nella maggior parte dei casi poveri invitati a impersonare la Sacra famiglia e altri personaggi biblici, come S.Anna e S.Gioacchino. Nei vari piani della tavola vengono disposti in modo artistico i piatti di porcellana pregiata svariate pietanze a base di verdura. Le verdure spontanee cardi spinosi, finocchietto, asparagi, cavolfiore, broccoli fritti, carciofi ripieni che costituiscono il residuo più arcaico di una economia primitiva di raccolta, mentre le lattughe e le arance, poste tra un piatto e l’altro adornano in modo raffinato la tavola. Oggi è costituita pure da di dolci elaborati, ma non si tralasciano le tradizionali sfinge, cassatelle, cannoli di ricotta e pignolata.
Va ricordato che non trovano spazio le pietanze a base di carne, mentre è molto presente la pasta col miele e la mollica tostata e il baccalà fritto. Sulla tavola troviamo anche le primizie stagionali quali le fave, i piselli, le melanzane, i peperoni, uva, anche i fichidindia che a Marzo costituiscono una vera rarità.
I Santi, invitati nelle tavole, devono mangiare a porte chiuse e prima di mangiare l’invitato che rappresenta San Giuseppe, con un rametto d’origano, cosparge con acqua benedetta la tavola e poi invita l’altro invitato che rappresenta il bambino Gesù ad unire il pollice, l’indice, il medio , simbolo della Santissima trinità a recitare un’antica formula: Biniditta l’azena – Biniditta Maddalena – Biniditta Tutti quanti – U Patri, u Figgi e u Spirit’ Sant’ – A n’quant A n’quant’ – C’è l’angiul’ sant’ – U patri , u figghi e u Spirit’ Sant’.
La Figura di San Giuseppe assume il ruolo di pedagogo che insegna al figlio la fede. Il bambino, attraverso la benedizione, apprende il valore del bene che ha davanti a sé. tale gesto non è rivolto solo a sé, ma a tutti gli astanti. Con tale formula si implora la benedizione di Dio sui beni che sta mettendo a disposizione dell’uomo , su Maddalena peccatrice redenta dal peccato , sulla famiglia che ha fatto una promessa e su tutti i presenti. Subito dopo San Giuseppe , sbucciando una arancia , ne distribuisce gli spicchi , accompagnati da pezzettini di pane benedetto , ai componenti della famiglia e li invita a scegliere le pietanze al loro gradite. La padrona di casa serve i santi con devozione e rispetto , soddisfacendo i loro desideri .Sono i Santi che incominciano a offrire le specialità ai presenti che non si possono rifiutare di accettare. A tutti i visitatori viene offerto un “Puppidd’” benedetto di San Giuseppe che viene portato nelle proprie abitazioni come segno della divina provvidenza. Secondo un’antica tradizione in tutte le tavole viene posta una ciotola con l’acqua e una saliera , dove l’indomani mattina verrà trovato l’impronta del dito di San Giuseppe , che è venuto a vistare la tavola.
I ‘Mbracul
E’ uno spettacolo ricco di suggestione e vera commozione osservare “ I ’mbraculi” ( Miracoli) ; Famiglie intere o singoli fedeli a piedi scalzi , con tanta umiltà e con le lacrime agli occhi, recano in mano la torcia votiva, arricchita da fiori di carta colorata e banconote che deporranno ai piedi dell’altare di San Giuseppe. A rendere più festosa l’atmosfera, spesso vengono accompagnati dalla Banda musicale con le sue allegre marce. Un’altra antica tradizione del paese, prettamente agricolo, è sempre stato quello di portare sacchi di grano sul dorso dei cavalli bardati a faste al Patriarca come grazia ricevuta per l’annata prevista abbondante.
Tutto il giorno la chiesa continua ad essere metà di pellegrinaggio alla quale i fedeli offrono preghiere, torce e oboli
LA SACRA FAMIGLIA
Il giorno 19 Marzo alle ore 10.30 dalla sacrestia della Chiesa, si snoda il corteo della Sacra famiglia Ansia, tensione, gioia, raccomandazione dei famigliari, accompagnano questi ultimi momenti prima del corteo, i tre Santi che compongono la sacra famiglia. San Giuseppe è impersonato da un adulto con folta barba bianca ed indossa una tunica azzurra ed un mantello marrone, in mano porta il bastone con in cima il Giglio, simbolo della purezza.
La Madonna viene scelta tra le ragazze più graziose del paese, vestita elegantemente con un abito bordeaux e un mantello ricamato e in testa una corona d’argento molto pesante sorretta dal padre e in mano una coroncina e il libretto delle preghiere . Gesù Bambino, un bambino di pochi anni, circa 6, massimo 8 , indossa una tunichetta celeste, ha intesta un aureola d’argento e porta in mano un cestino con caramelle e cioccolatini che serviranno addolcire i suoi momenti di irrequietezza. Questi tre personaggi Biblici , seguiti dalla banda musicale , dai parenti e da un folto numero di fedeli , dopo aver percorso le vie del paese rientrano in chiesa per assistere alla messa solenne. Alla fine della celebrazione eucaristica, la Sacra Famiglia si reca nel salone dove è stata allestita la tavola per solennizzare il banchetto a cui la provvidenza divina l’ha invitata.
LA PROCESSIONE di SAN GIUSEPPE
La sera dopo la messa ha inizio la processione del Santo che viene portata per le vie principali del paese.
Il fercolo bara, fatta costruire nel 1827 da Don Vito Boscarino e restaurata nel 1922 , è un vero capolavoro d’arte. Presenta una cupola con rilievi d’orati e intarsiata di stelle e altri disegni particolari di ottima fattura. Alla processione partecipano le confraternite delle varie chiese, vestiti con abiti particolari con i colori delle confraternite, le autorità civili e i fedeli scalzi con le torce votive in mano.
Rino Caltagirone