La medaglia di uomo più anziano del paese va ora a Giuseppe Raffino, nato il 22 febbraio 1923 da una famiglia povera, di contadini. Avrebbe voluto studiare, ma le condizioni economiche non lo permisero. La sua vita è stata piena di ideali e attivismo. Presidente onorario della sezione combattenti di Gagliano, ha sempre sentito il bisogno di raccontare la sua atroce storia di combattente. La sua esistenza è stata segnata dalla tragicità della guerra da lui definita “nemica dell’umanità”. A soli 19 anni partì per il fronte. Visse in Croazia la sua guerra di trincea e riuscì a fuggire quando i soldati furono lasciati allo sbando a seguito della resa dell’Italia. Combatté dal ’42 al ’44. Non fu ferito, ma la più grande ferita l’ha sempre portata dentro, nel ricordo dell’amico commilitone Nicola Faresi, ucciso al suo fianco. Scioccato e sporco del sangue dell’amico, solo per puro caso Raffino non morì. Tra infinite sofferenze cercò di tornare a casa vagando per l’Italia tra fame e stenti. A piedi e un po’ in treno, da Mestre cercò di tornare in Sicilia, attraversando lo stretto su un vecchio barcone.
“La sola parola guerra mi fa ancora venire i brividi – dice – ho provato fame e umiliazioni, ho fatto la guerra contro il mio volere, non so come sono vivo. Oggi mi sento una persona ricca”. Negli anni ’50 e ’60 è stato anche un socialista attivo in politica come consigliere comunale. “Se potessi dire qualcosa ai politici, direi che tutto si costruisce con la pace e non con la guerra. Il Signore illumini le loro menti”.
Valentina La Ferrera