Questa assoluzione la possiamo definire l’ennesima medaglia al valore? “Adesso non esageriamo, siamo dei partigiani, siamo dei testoni e continuiamo ad andare avanti, perché siamo dalla parte dei cittadini, della verità, senza secondi fini. Come del resto fanno tanti altri giornalisti veri, anche se a volte la tentazione di mollare è grande”.
Perché, secondo lei, alcuni politici, sindaci e amministratori querelano con tanta facilità i giornalisti scomodi? “Perché hanno paura che i cittadini possano conoscere la verità così com’è, per impaurire; supportati -purtroppo- da colleghi che usano il solo copia incolla delle loro attività che vogliono fare sapere. Oggi basta fare una querela al giornalista che cita il tuo nome o ne fa riferimento anche indirettamente per zittirlo senza nulla rischiare o temere. Si chiamano querele temerarie e sono spesso completamente infondate, ma sono molto utilizzate, richiedendo a volte risarcimenti spropositati. Il vero problema è che in Italia da quasi 40 anni non si riesce a fare una legge per favorire la libertà di stampa. Voglio ricordare che il presidente Mattarella nel suo discorso d’insediamento alle Camere ha parlato chiaro: “Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente”. Se ha pronunciato queste parole è perché questa dignità non c’è, perché molti politici si oppongono”.
Giacomo Lisacchi