Enna – Università Kore: “Non esiste nessun iscritto a medicina di nome Chiara Cumella”
Enna-Cronaca - 23/10/2022
Si chiama Chiara Cumella, è una studentessa di Medicina dell’Università di Enna e alcuni giorni fa ha affidato ad una lettera aperta un appello disperato affinché possa esaudire il suo più grande sogno: quello di laurearsi e diventare una professoressa nonostante i gravi problemi di salute che la affliggono. La giovane aspirante anestesista, infatti, è affetta da 13 malattie rare. Nella missiva – affidata in prima battuta a una testata locale – racconta di soprusi e minacce subite addirittura prima di svolgere l’esame di ammissione all’Università di Palermo, poi non superato. L’anno dopo, la giovane ha scelto di iscriversi all’ateneo di Enna, questa volta superando il test d’ingresso. Di seguito il testo della lettera.
Mi chiamo Chiara Cumella, ho 23 anni, studio medicina all’Università di Enna e ho 13 malattie rare. Nella mia vita ho subito tantissime ingiustizie, ma adesso oltre ad ostacolare la mia vita, la mia salute, la mia guarigione, cose molto gravi per cui ho sempre lottato insieme alla mia famiglia, stanno ostacolando il mio più grande sogno, fare il medico.Ho sempre sognato di fare l’anestesista è così finita le scuola superiore mi ero subito informata all’ufficio disabili dell’università di Palermo, sulle modalità d’iscrizione al test di medicina. Mi è stato detto con toni molto forti dalla presidente dell’ufficio disabili che non potevo intraprendere questi studi perché nei reparti ospedalieri dovevo andare come paziente e non come studente e iniziò a mettermi i bastoni tra le ruote.Nonostante ciò tra urla e minacce (mi hanno chiamato al telefono dicendomi che non potevo fare il test perché per esempio non potevo portare con me dentro l’aula uno zaino contenente una serie di farmaci salvavita) da parte della mia famiglia, ho finalmente fatto il test. Purtroppo le difficoltà non finiscono qui, infatti il giorno del test avevo chiesto la presenza di un tutor perché in quel periodo c’erano momenti in cui vedevo doppio.Finito il test il tutor mi ha detto che doveva essere lui ad inserire i fogli dell’anagrafica e dei test negli appositi scatoli, io dietro di lui, ho visto subito che stava scambiando i fogli ma lui mi rassicurò che lavorava all’università e sapeva quello che stava facendo, ma appena mi accorsi che stava mettendo il test nella scatola dell’anagrafica provai subito a prendere il foglio che ancora era mezzo fuori ma il presidente mi gridò di stare ferma e che il compito era annullato.Io andai su tutte le furie e chiamai perfino la polizia, il tutor disse ai poliziotti che ero stata io ad inserire il test nell’anagrafica ma poi non ha avuto il coraggio di dirlo davanti a me e ha ammesso che non era vero. Così mi dissero che avrebbero contatto il ministero dell’istruzione e che dato che non era stata colpa mia il compito al più presto mi sarebbe stato corretto e massimo in due giorni sarebbe arrivato a Roma. Passarono giorni, mesi, mia madre si recò più volte dal rettore che puntualmente la prendeva in giro, dicendole che mancava poco. Adesso sono trascorsi cinque anni, ma non ho saputo più niente, interpellammo anche un avvocato che ci disse che la commissione aveva buttato tutto perfino la deposizione della polizia e che la denuncia doveva andare sul penale. Io che già dovevo combattere con mille altri problemi e non volevo perdere anni dietro questa cosa, decisi di iscrivermi all’università di Enna dove dopo un po’ di ostruzionismo iniziale che anche qui è scattato nel momento in cui ho detto di aver problemi di salute, mi sono iscritta ed ho superato i test di medicina. Ho frequentato il primo anno, cercando di superare gli ostacoli che derivano dalle mie condizioni di salute, con grossi sforzi organizzativi della mia famiglia. Ho dato tutte le materie e svolto il tirocinio senza grossi problemi, se non che dopo un’assenza dovuta ad una visita medica mi è stato detto dalla professoressa che dovevo decidere se curarmi o studiare.Giunta al primo semestre del secondo anno, un episodio avvenuto durante un esame di laboratorio di anatomia mi ha particolarmente scossa: avevo quasi terminato l’esame scritto, quando la professoressa mi accusò urlando di avere dei bigliettini nel braccio. Io le feci vedere che nel braccio non avevo bigliettini, ma un accesso venoso per le mie medicine.Ma la professoressa ha prima rovesciato il contenuto della mia borsa piena di medicine, e poi mi ha detto che una persona nelle mie condizioni doveva stare in ospedale e non là, che prima di fare il medico dovevo pensare a curarmi io. Mi ha pure detto che lei, da medico, non riteneva possibile che una persona potesse avere tutte le mie malattie, e che i ragazzi di oggi non sanno più cosa inventare. Giunta al quarto anno ed essendo immunodepressa ho chiesto l’attivazione della dad, come previsto dalla legge, e mi è stata concessa solo dopo liti e minacce. A luglio 2022 avevo chiesto di poter sostenere gli esami da remoto, ma non ho avuto risposta. Così, contro il parere del mio medico, ho sostenuto gli esami in presenza per completare l’anno accademico.A settembre, a causa della pandemia e del peggioramento delle mie condizioni di salute, ho chiesto di frequentare le lezioni online, ma mi è stato negato senza giustificazioni. Io in questo momento sono sulla sedia a rotelle, mi nutro con un sondino, ho spesso delle crisi allergiche e dolori atroci in tutto il corpo. Sono in attesa dell’ennesimo e difficile intervento chirurgico. L’università mi aveva addirittura cancellato la matricola sostenendo che non avevo raggiunto i crediti necessari, cosa che ho subito smentito.Non so fino a quando potrò coltivare il mio sogno in questa Università, ma sono disposta a tutto per avere semplicemente il diritto di studiare. Vi chiedo con tutto il cuore un aiuto affinché possa continuare a studiare e realizzare i miei sogni.
L’Università Kore di Enna, ha diramato la seguente nota:
“Su diversi organi di stampa e numerosi siti web risulta diffusa la notizia secondo la quale una studentessa di nome “Chiara Cumella” sarebbe stata oggetto di gravi ingiustizie nella sua qualità di iscritta a “medicina all’università di Enna”. Poiché l’Università di Enna è una sola e non è possibile fare confusione, smentiamo categoricamente di avere o di avere mai avuto tra i nostri iscritti studenti corrispondenti alle generalità di “Chiara Cumella”. In verità le dichiarazioni a nome “Chiara” o “Chiara Cumella”, che in diversi casi risultano virgolettate come parti di una lettera di denuncia, fanno riferimento a fatti che si sarebbero svolti all’università di Palermo ben cinque anni fa ed a presunti attentati al diritto allo studio verificatisi più recentemente al “quarto anno” di Medicina a Enna. Non possiamo sapere se esista o meno veramente una studentessa di nome “Chiara Cumella” iscritta ad un “quarto anno” di Medicina, ma certamente possiamo affermare senza ombra di dubbio che non soltanto non ricorre questo nominativo tra i nostri studenti, ma anche che l’Università di Enna non ha ancora il quarto anno di Medicina, avendo appena avviato il terzo, dal momento che il corso di laurea in medicina e chirurgia è stato istituito nell’anno 2020. Qualora una vera “Chiara Cumella” esista, vorremmo invitarla ad informarsi meglio su quale università stia eventualmente frequentando ed a smentire immediatamente la sua appartenenza all’Università di Enna. Ci riserviamo in ogni caso di adire le vie legali nei confronti sia della presunta studentessa che di coloro che dovessero continuare a diffondere la notizia falsa di una sua iscrizione all’Università di Enna”.
Chiara Cumella, come riporta il giornale La Repubblica (edizione Palermo) frequenta la facoltà di Medicina del Fondo Proserpina a Enna (questa la news):
Chiara Cumella, 23 anni, originaria di Caltanissetta, è affetta da tredici patologie rare a causa delle quali ha già dovuto subire 33 interventi chirurgici. Eppure, nonostante la grave disabilità, Chiara – iscritta al quinto anno della facoltà di Medicina del Fondo Proserpina di Enna, partner e gestore dei servizi dell’università romena di Galati, la Dunarea di Jos – è più che mai determinata a realizzare il suo sogno di bambina: indossare il camice bianco per aiutare chi soffre e diventare una brava anestesista. Ma l’università le ha vietato le lezioni da remoto (che c’erano durante la pandemia di Covid) e non vuol saperne delle richieste della ragazza che eroicamente ha finora dato tutti gli esami.
La burocrazia vieta le lezioni a distanza
I problemi di salute (per lunghi periodi la ragazza è costretta a stare sulla sedia a rotelle, deve convivere con un sondino naso-gastrico e assumere quotidianamente i farmaci salvavita per le continue crisi allergiche, venti anche in un solo giorno) si sommano a quelli burocratici, ultimo dei quali, la richiesta respinta dall’università di assistere da remoto al semestre in corso per via delle sue condizioni di salute. “Per rispettare la qualità dell’atto didattico – fanno sapere dalla Dunarea di Jos – e garantire il diritto allo studio, garantendo l’accesso e l’effettiva attuazione del processo educativo, l’oggetto della vostra richiesta non può essere accolto”. Diniego che lascia sgomenta la ragazza. “Nel periodo del Covid – racconta Chiara – io mi trovavo in America per l’ennesimo intervento chirurgico, ma mi svegliavo di notte per seguire le lezioni online e sono riuscita a dare tutti gli esami. So bene che ci vuole la presenza per frequentare i tirocini e i laboratori, ma ho chiesto la possibilità di seguire le lezioni da remoto solo in questo semestre nel quale le lezioni sono soltanto orali. Basterebbe mettere semplicemente una webcam”. Non è dello stesso parere il Fondo Proserpina, la cui retta annuale si aggira intorno agli ottomila euro.
La versione dell’università di Enna
“Non è un problema personale – dice Vladimiro Crisafulli, amministratore unico dell’ateneo di Enna – il Fondo Proserpina si adegua all’ordinamento dell’università romena secondo cui la presenza alle lezioni deve essere obbligatoria. Durante il periodo della pandemia, noi abbiamo aiutato la ragazza in tutti i modi, abbiamo persino concesso la possibilità di sostenere gli esami a casa con i docenti presenti, ma adesso, finita l’emergenza sanitaria, non è più possibile seguire le lezioni da casa, altrimenti lo farebbero tutti. Per conto dell’università romena, stiamo provvedendo a stipulare una convenzione con il medico del lavoro per accertare se la ragazza può partecipare al corso di studi”. Chiara rimane allibita e con lei la madre Cettina. “Mia figlia – dice la donna – è un miracolo della natura. Più volte è stata in coma, ma ce l’ha sempre fatta, è in regola con gli esami e addirittura appellarsi al medico del lavoro mi sembra un ulteriore e ingiusto tentativo di scoraggiare Chiara nel suo percorso universitario. Io sono un’insegnante e so bene l’importanza dello studio per i giovani. Perché anche mia figlia non può avere la stessa possibilità?”
La diffida per attivare la didattica a distanza
Ieri è partita una diffida formale, nella quale si chiede all’università di Galati, in Romania, l’attivazione della didattica a distanza per il periodo in cui la studentessa dovrà subire un nuovo intervento chirurgico. “Costringere Chiara – dice l’avvocata Vania Limuti – a seguire le lezioni in un momento così particolare nel quale non può fare a meno del sondino nasogastrico e di quello venoso e, in più, sospendere le terapie per seguire le lezioni è inconcepibile. Stiamo assistendo a una serie di violazioni vergognose al diritto alla salute, alla dignità umana, all’educazione e allo studio, tutti principi sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. “Per tutta una vita – aggiunge Chiara – mi sono sentita dire che una come me, deve frequentare le corsie degli ospedali come malata e non come medico. Adesso basta, nessuno può negarmi il diritto allo studio”.