Di balzello in balzello, l’azione di tartassamento a danno dei cittadini è una triste realtà in cui si miscelano fisiologici aspetti sottesi al necessario rapporto tra Stato e consociati ed aspetti patologici in cui emergono cronici comportamenti omissivi e negligenti di chi è chiamato ad esercitare funzioni pubbliche. La vicenda delle “partite pregresse”, inserite unilateralmente in bolletta dal gestore del servizio idrico a seguito di una “maldestra” autorizzazione concessa dall’Autorità d’ambito, rappresenta la cartina al tornasole di ciò che da anni denunciamo. Al netto dell’isolata posizione del Sindaco di Calascibetta e di quella (più temeraria) del Sindaco di Agira, gli altri Sindaci dell’Assemblea territoriale idrica (ATI) si ostinano a privilegiare la nota “tecnica dell’annacamento” ed alcuni non hanno nascosto di volere mutuare la più antica “danza della pioggia” per rimanere in tema. Nel frattempo, il gestore AcquaEnna continua a sostenere, in tutte le sedi, che le “partite pregresse” non sarebbero altro che un riequilibrio dei conti gestionali, cioè dei meri conguagli delle somme spettanti al gestore per il periodo precedente il trasferimento delle competenze all’AEEGSI nel rispetto del cosiddetto “full cost recovery”, ovvero della copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio effettivamente sostenuti dal gestore. A fronte di ciò gli utenti devono ammutolirsi alla predetta imperiosità. Noi, invece, continuiamo ad affermare che il criterio da applicare deve essere quello del “price cap” già utilizzato in altra tipologia di proventi e che consente di evitare il ribaltamento in tariffa di ogni costo sostenuto a piè di lista, azzerando il rischio di impresa, eliminando l’incentivazione a conseguire progressive riduzioni dei costi e, anzi, incentivando comportamenti parassitari.