Leggere l’opera della Mustica è anche la possibilità di riappropriarsi, in chiave moderna, di una forma di narrazione primordiale il cui risultato è immediato e di forte impatto visivo, quella del fumetto.
In quanti si sono affacciati al mondo della lettura grazie ad esso? Che importanza ha nella vita di un lettore? E per chi lo realizza?
Lo abbiamo chiesto all’autrice Fabia Mustica che del fumetto ha fatto la sua vita.
Come nasce l’opera dedicata ad alcune novelle di Giovanni Verga?
Nasce per caso, tempo fa, dall’invito di una mia cugina, insegnante di lettere, di realizzare a fumetti una novella di Verga, perché certa, che attraverso i disegni i ragazzi avrebbero apprezzato meglio l’opera; da lì, l’idea di realizzare un gruppo di novelle più note e offrire più spunti umani.
E, ho compiuto un lavoro diverso nel realizzarli: di solito scrivo i testi e poi realizzo il fumetto, stavolta, li ho realizzati senza cambiare la prosa del Verga.
Perché?
Perché Verga ha una incredibile genialità descrittiva, descrive personaggi immersi in crude realtà a tal punto da essere emarginati, ma Verga, questi personaggi te li fa amare e ti fa parteggiare per loro; lui, riesce a farmi percepire il dolore dei suoi personaggi in un universo fatto di odori, sapori, paesaggi, ambienti, in cui da siciliana non mi posso non identificare.
E proprio da siciliana ho percepito questo urlo di fuoco che promana dalle sue opere e che non potevo non raccontare, perciò ho cercato di immaginare con gli occhi dell’autore, e non è stato facile riuscire a conciliare l’introspezione letteraria e l’efficacia sintetica immediata del fumetto.
E la scelta di rappresentare proprio delle novelle?
Le novelle si prestavano al fumetto nei dialoghi, negli aspetti descrittivi. E allora che due diverse forme espressive si potenziano l’un l’altra, si valorizzano. Avviene come una sorta di colpo di fulmine.
Con un romanzo mi parrebbe di non rappresentare la complessità del tutto; non ancora.
Anche un anno e mezzo, per tante ore di lavoro al giorno. Curo io stessa i vari aspetti di cui si compone quali la sceneggiatura, l’ambientazione, i costumi. C’è uno studio assai meticoloso dietro ai miei disegni.
E la passione per il fumetto, come nasce?
Facevo fumetti per far ridere mia sorella, da piccola. Nel tempo ho capito che era importante per me perché studiavo l’arte, l’anatomia, l’architettura, analizzavo le prospettive del lo spazio, della profondità, studiavo il corpo per capire come riuscire a disegnare la realtà.
Cosa pensi di offrire all’altro attraverso il fumetto e cosa esso restituisce a te?
E’ la mia essenza, il mio nutrimento quotidiano, il mio mezzo di comunicazione, senza di esso perderei la mia identità. Non è solo un modo per esprimere sensazioni e stati d’animo ma veicolo di cultura e conoscenza. E se il mio lavoro attraverso il fumetto diventa veicolo di cultura di certo ne sento la responsabilità, ma al tempo stesso mi sento realizzata come persona. Nella vita quello che si fa o che piace fare, se è conoscenza e studio prima o poi torna. Torna tutto ciò che serve nella vita.
Una grande sfida quindi quella di Fabia Mustica che ha saputo trasporre nel fumetto, con fedeltà letteraria, realismo e precisione, cinque novelle di Giovanni Verga che sono “Nedda, “Rosso Malpelo”, “Cavalleria rusticana”, “La lupa”, “La roba”.
La sua inclinazione artistica per il fumetto l’ha portata a collaborare con numerose scuole nelle quali svolge attività creative per bambini.
Il suo progetto “raccontando l’Unità d’Italia a fumetti” è stato selezionato ed esposto al Palazzo del Quirinale, in occasione della “Festa dell’Unità d’Italia” del 2011. Nel 2018, il libro-fumetto “Agata. Storia di una Santa” le vale il premio internazionale “Chimera d’argento”. Con l’ultima opera: “Giovanni Verga. Cinque novelle a fumetti”, è stata ospite all’Etna Comics Day Zero”.
Livia D’Alotto