Si può non morire per i peccati degli altri? Maria Arena e la ricerca del reale al PluriEstero di Enna
Enna-city - 10/11/2018
Enna. Si è tenuto lo scorso mercoledì, nella sede del PluriEstero il seminario di studi con la regista catanese Maria Arena e Francesco Grasso, alias Franchina, abitante del quartiere di San Berillo, presieduto dai docenti universitari Andrea Rabbito e Adriano Pricoco che hanno rispettivamente analizzato il rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione e in generale il cinema di genere.
Dopo la proiezione del suo primo docu-film “Gesù è morto per i peccati degli altri”, la Arena ha scandagliato insieme al pubblico presente il percorso di scoperta del quartiere San Berillo, il rapporto con gli abitanti, e la visione degli stessi da “fuori”.
La ricerca procede dunque senza sosta in un fluire costante di interrogativi: qual è la relazione tra lo spazio, il corpo e l’identità?
Attraverso quell’intellettualità metabolizzata dalla “sensorialità” dei luoghi esplorati e ad un cultura mnemonica assimilata dall’inconscio, la regista acquisisce la “narratività” dei luoghi, i suoi linguaggi,le potenzialità e le zone d’ombra di una realtà che non è mai totalmente immanente.
“Uso la telecamera sin da piccola, tutto ciò che vedevo dovevo riprenderlo. Continuo a toccare e conoscere attraverso di essa come un bambino che conosce attraverso il toccare un oggetto” ha affermato la Arena “Riprendo tutto ciò che è reale”.
Poi la lettura di alcuni brani tratti dal secondo libro pubblicato da Franchina “Ho sposato San Berillo”, come “Questo foulard di pietra rialzato che per tutti è solo un punto di passaggio è per me il luogo dello stare, delle lunghe attese fatte di ore, giorni e anni. Tutto succede davanti alla mia porta, e se mi ponete la domanda: dove stai? Io risponderò: sul mio pisolu”. E ancora “Se ho amato qualcuno, io non lo ricordo! O forse sarebbe meglio dire che nel mio lavoro non avrei potuto amare alcuno”.
Un momento di incontro importante e dagli interventi vivaci, quello tenutosi al PluriEstero, che ha visto presenti anche alcuni cineasti locali, e ricco di spunti di riflessione e di interrogativi: qual è il confine tra la comprensione di una realtà e la sua accettazione. Possono luoghi come San berillo costituire un modello di convivenza? Andando oltre le possibili etichette e accettando quella “trasparenza” di cui ha parlato Franchina riguardo agli esseri umani?
“La sua esperienza fenomenologica delle cose le permette di partire dalla realtà, astrarsene e rientrarvi con quanto acquisito” ha affermato un entusiasta Massimo Estero, ideatore della mostra dedicata all’opera filmica di Maria Arena che sarà visitabile sino al 30 novembre.
Livia D’Alotto
Ph. Maria Catalano