Gli appartamenti utilizzati: ad Enna alta zona centro e ex ospedale, ad Enna bassa tre di cui 2 nei pressi dell’Università.
Le tariffe per prestazioni da 50 a mille euro.
L’attività di Polizia Giudiziaria è iniziata a fine agosto del 2017, dopo che in città vi era una notevole presenza di donne di chiara origine sudamericana, prelevate e accompagnate al terminal degli autobus da una donna, poi identificata come la signora Almonte. Quasi 27 mila le intercettazioni telefoniche, ambientali e video riprese, nonché accertamenti e acquisizioni documentali presso istituti di credito, Poste Italiane ed agenzie di “money trasfer” internazionali. All’esito di questa attività investigativa, compiuta anche con il supporto tecnico di personale del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica della Questura di Enna e con l’ausilio di un interprete, in quanto le conversazioni intercorse tra le indagate – tutte di origine dominicana – ed i loro familiari sono avvenute nella loro lingua madre, è stato documentato un vasto giro di prostituzione gestito dai destinatari dell’ordinanza, le cui donne, oltre a prostituirsi esse stesse, avevano organizzato in diverse città d’Italia – tra cui Enna, Gela, Comiso, Carbonia, Cagliari, Nuoro, Oristano, Macomer, Vibo Valentia e Desenzano del Garda – delle case di prostituzione, ove facevano prostituire altre ragazze, dietro pagamento di rette settimanali di gran lunga superiori agli importi degli affitti corrisposti agli ignari proprietari degli immobili. Gli uomini si sarebbero occupati di tutta la parte logistica, del reperimento degli appartamenti, provvedendo a prelevarle al loro arrivo ed a riaccompagnarle alla partenza ed ottenendo in cambio, secondo la polizia, prestazioni sessuali, regalie e dietro pagamento di rette settimanali di gran lunga superiori agli importi degli affitti corrisposti agli ignari proprietari degli immobili. Le attività venivano pubblicizzate attraverso specifici siti internet, la cui gestione era affidata principalmente ad uno degli indagati, A.M. abitante nel Lazio.
La Almonte avrebbe anche organizzato una rete di canali finanziari per reinvestire nel suo Paese di origine i capitali illegalmente introitati reinvestiti nell’acquisto di appartamenti ed in un’attività imprenditoriale di cui è proprietaria a Santo Domingo, sarebbe titolare di una sorta di emporio con annesso centro estetico nella località caraibica, per il quale, oltre ad inviare denaro da investire per l’ammodernamento degli arredi, per il pagamento dei salari ai dipendenti e per l’acquisto dei prodotti, provvedeva anche a inviare cosmetici e articoli per la cura della persona, nonché capi di vestiario delle più esclusive marche italiane, che acquistava presso un famoso outlet della provincia ennese e che spediva tramite una società che effettua trasporti marittimi tra l’Italia e la Repubblica Dominicana. Avrebbe eseguito numerose operazioni di trasferimento di denaro, con la compiacenza dei titolari di due attività commerciali di Enna, M.B. e S.C., presso i quali è possibile effettuare ricariche di carte di credito postali per via telematica; in tali circostanze, le operazioni sarebbero state eseguite utilizzando i dati anagrafici di ignari soggetti, che i titolari delle rivendite avrebbero ottenuto in occasione di precedenti operazioni lecite. Nel solo periodo relativo al secondo semestre 2017, è stato documentato l’invio di denaro per circa 30.000 euro, oltre ai beni materiali.