“Il caso Mattei, 56 anni dopo, foto e documenti inediti” del Centro Internazionale di Fotografia di Palermo
Gagliano C.to - 04/09/2018
Un’esposizione inedita, dedicata a Enrico Mattei, in cui per la prima volta sono mostrati fotografie e reperti del disastro aereo del 27 ottobre del 1962, tra cui gli oggetti personali del presidente dell’Eni. Un materiale fondamentale nell’inchiesta condotta dal magistrato Vincenzo Calia che ha dimostrato che Mattei fu vittima di un attentato.
Il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, diretto da Letizia Battaglia, rende omaggio a Enrico Mattei con la mostra ideata e curata dalla giornalista Sabrina Pisu “IL CASO MATTEI, 56 anni dopo, foto e documenti inediti”, allestita dall’8 settembre al 25 ottobre 2018. Sono esposti oltre sessanta tra fotografie e documenti fino ad ora mai presentati al pubblico, provenienti dagli atti dell’inchiesta condotta dal magistrato Calia sul disastro aereo avvenuto il 27 ottobre del 1962 in cui persero la vita Enrico Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista statunitense William McHale.
La mostra racconta le ultime ore di Mattei in Sicilia, la sua visita a Gagliano Castelferrato, in provincia di Enna, dove tenne il suo ultimo discorso e l’ultimo viaggio da Catania a Milano, conclusosi con lo schianto del suo aereo a Bascapè, in provincia di Pavia. Una selezione di fotografie, provenienti dall’inchiesta di Pavia e dagli archivi Eni e Publifoto, immortala i rottami dell’aereo dispersi nella campagna, tra gli sguardi dei contadini che abitavano nella zona, di alcuni esponenti delle istituzioni, degli inquirenti e degli operatori della Croce Rossa che tentavano di recuperare frammenti di corpi che sembravano «piovuti dal cielo», finiti persino sui rami degli alberi. Sono esposti per la prima volta gli effetti personali di Enrico Mattei, corpi di reato dissequestrati dal Tribunale di Pavia esclusivamente per l’esposizione. Una serie di oggetti che il fondatore dell’Eni aveva con lui sull’aereo: l’orologio Omega, l’anello d’oro, la borsa, i suoi documenti – tra cui la carta d’Identità e il passaporto – alcune lettere, i biglietti da visita, gli occhiali da vista e la sua macchina fotografica con ancora all’interno il rullino.
Solo per questa esposizione vengono mostrati anche alcuni pezzi dell’aereo, gli unici sopravvissuti alla distruzione, tra cui l’indicatore triplo, fondamentale per le indagini. La perizia metallografica ha dimostrato che questo strumento fu sottoposto all’esplosione di una bomba che era stata posizionata dietro il cruscotto, a una distanza di 10-15 centimetri dalla mano sinistra di Enrico Mattei, quella in cui portava l’anello. Anche sull’anello e sull’orologio Omega sono stati ritrovati segni che si possono far risalire a esposizione a onda esplosiva. Un materiale storico incredibile e assolutamente inedito al pubblico, centrale nell’inchiesta condotta dal magistrato Vincenzo Calia e che costituisce le prove, insieme agli accertamenti tecnici e alle numerose testimonianze raccolte, che «l’aereo fu dolosamente abbattuto», che Mattei fu ucciso e non fu vittima di un incidente, di una «tragica fatalità» come avevano concluso le due inchieste precedenti.
Un caso da non dimenticare, segnato da decenni di insabbiamento delle indagini, depistaggi, manipolazioni, soppressioni di prove e documenti, pressioni e minacce. L’indagine del pm Calia è riuscita a delineare, dopo oltre trent’anni dai fatti, il contesto all’interno del quale maturò il delitto. Non è stato possibile, dato il tempo trascorso, individuare né gli esecutori materiali né i mandanti, nonostante i sospetti.
«Le immagini del nostro passato più buio sono una luce accesa sulla memoria e uno scudo che ci difende da ogni pericoloso tentativo di revisionismo o negazionismo storico. Non bisogna mai smettere di divulgare e difendere i pezzi di verità che abbiamo, o meglio le ‘schegge di verità’ come le definirebbe Sciascia, per farne dei pilastri indistruttibili sui quali edificare le pagine della nostra storia e da lì continuare a indagare» dichiara Sabrina Pisu, curatrice della mostra e autrice con il magistrato Vicenzo Calia del libro Il Caso Mattei (edizioni Chiarelettere) in cui per la prima volta vengono rivelate le prove dell’omicidio del presidente dell’Eni.
L’obiettivo della mostra è di ricordare la figura di Enrico Mattei, una delle personalità più eccezionali degli anni del dopoguerra. Un’eredità e un esempio che rappresentano ancora un faro per l’Italia.