Il G.I.P. presso il Tribunale di Enna, Dott. Minnella, ha convalidato l’arresto per il giovane pietrino riconoscendo tutti i capi di imputazione presentati dal Pubblico Ministero di Enna, Dott. Lo Gerfo, che coordina le indagini.
In particolare, ai sensi degli articoli 4, 6 e 7 della L.895/67 in materia di armi (porto illegale di armi in luogo pubblico e esplosione di colpi a scopo di incutere pubblico timore), ai sensi dell’art. 20 della L.110/75 per l’omessa custodia dell’ arma, ai sensi dell’art. 697 per la detenzione abusiva dell’arma, ai sensi dell’art. 612 c.p. per le minacce aggravate nei confronti del fratello, ai sensi dell’art. 572 c.p. per i maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie, riconoscendo, infine, la recidiva e alcune circostanze aggravanti comuni.
Gli investigatori hanno rinvenuto, inoltre, nuove fonti di prova a carico di Arnone e, in particolare, sono emerse alcune videoregistrazioni di telecamere presenti in zona che mostrano la scena del delitto durante il suo svolgimento.
Rimarrebbe ancora sconosciuto il luogo in cui l’indagato avrebbe lasciato l’arma dopo l’evento delittuoso, ciò consentendogli, di fatto, di recuperarla in futuro per farne nuovamente uso.
Anche alla luce di questo motivo, oltre alla dimostrata pericolosità sociale, secondo quanto disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari, permangono le esigenze cautelari a carico dell’indagato.
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L’evento delittuoso in questione dimostrerebbe la pericolosità del traffico illecito di armi come fenomeno molto difficile da prevenire, soprattutto in contesti sociali difficili come nel caso del giovane di Pietraperzia.
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