Si trovano nel territorio che va da Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Randazzo, Bronte sino ad Adrano, buona parte del versante centro-orientale della Sicilia. Sono in tutto una quarantina di piramidi coniche, con gli spigoli arrotondati, a gradoni. A base rettangolare o quadrata, con altari sulla sommità, e ad ovest, in alcune ancora ben visibile, una rampa d’accesso. Tutte sono strette tra recinti di muretti. Sembra che appartenessero tutte ad una stessa civiltà e la stessa epoca.
A fare questa scoperta è Antoine Gigal, una studiosa francese, che vive e lavora al Cairo come archeologa, insieme alla sua équipe. Dopo un soggiorno a Catania, con l’aiuto delle poche informazioni disponibili, Gigal e alcuni suoi colleghi iniziano a studiare sulla cartina un percorso attorno all’Etna, scoprendo cosi le piramidi.
Secondo l’egittologa l’antico popolo, artefice di queste costruzioni, abbia eletto, il centro della Sicilia, come luogo privilegiato per la diffusione di un culto molto importante dedicato al sole e altre divinità.
Però fino ad oggi lo studio delle piramidi non è stato approfondito per mancanza di fondi, poca disponibilità, non si hanno ancora dati ufficiali. L’unica piramide attualmente documentata è quella di “Pietraperzia”, in provincia di Enna. Si tratta una costruzione imponente con i lati orientati quasi perfettamente con i quattro punti cardinali, quattro rampe di scalini e altari sacrificali, ricorda quelle del Mesoamerica afferma l’archeologa francese. Ma servirebbe uno studio più approfondito e una maggiore tutela dell’intera area geografica.
Ambra per quotidianpost.it