Calascibetta. La “Vara” di San Pietro e l’immane sforzo dei cento portatori: 800 chili sulle spalle
Calascibetta - 09/08/2017
Calascibetta. Da un lato la bellezza di una “vara” del 1700, restaurata da poco per onorare al meglio il patrono della cittadina xibetana, San Pietro, e inaugurata dal vescovo della diocesi di Piazza Armerina, Rosario Gisana, dall’altro l’immane sforzo compiuto da circa cento devoti per portarla a spalla. Una festa ben riuscita nel suo insieme, ma lunedì sera, giornata conclusiva della ricorrenza, gli occhi di migliaia di fedeli erano rivolti sia alla statua del santo sia alla “vara”, quest’ultima pesante oltre ottocento chili. “L’ultima volta che la “vara” era stata portata a spalla dai devoti, tra le strette e caratteristiche vie del paese, fu circa un secolo fa”, hanno spiegato alcuni anziani del luogo. Allora, però, i confrati erano quasi tutti agricoltori, braccia e spalle abituate a lavorare i campi, a sudare, a resistere in qualche modo alla fatica. L’altro ieri invece i portatori di San Pietro erano per la maggior parte giovani. Un volto, il loro, segnato dalla sofferenza, dal peso della “vara”. Ci sono volute due ore e mezza per attraversare le principali strade di Calascibetta. Un percorso, durante il quale i portatori della “vara” hanno trovato ristoro grazie ai volontari della Protezione Civile, i quali, più volte, hanno distribuito acqua fresca. E nonostante la sofferenza fosse alleviata dal beveraggio, alcuni “portatori”, a metà percorso, sfiniti dalla stanchezza, si sono defilati. Così, per chi è rimasto, la fatica è stata maggiore. Al grido: “Evviva San Pietro, nostro patrono”, il feretro ha fatto rientro nella Regia Cappella Palatina intorno alle 23, un’ora dopo rispetto gli anni passati. Naturalmente qualche polemica c’è stata. Non fosse altro perché i “portatori” non erano sicuramente predisposti a questo sforzo, oltretutto aggravato dal clima torrido. Lunedì sera il colpo d’occhio mostrato dalla “vara” rimessa a nuovo è stato eccezionale, ma occorre non sottovalutare la fatica accumulata dai “portatori”. “Il prossimo anno occorrerà soprattutto una migliore organizzazione e una squadra di portatori predisposta al sacrificio, altrimenti è meglio ritornare al vecchio sistema, ovvero portare a spalla solamente il fercolo del santo”. Questo il commento di chi ha dovuto sudare sette camice per portare a spalla la pesante vara e il fercolo di San Pietro.
Francesco Librizzi