Schiaffo alla politica e alla burocrazia. Chiusa da cinque anni, in una notte ignoti, armati di ruspa, rimuovono i macigni dalla sede stradale e riaprono la Statale 290. Poi l’Anas interviene e la richiude.
Calascibetta. Cinque anni di attesa, sino ad oggi, e nel bel mezzo il silenzio soprattutto della classe politica. Mille e cinquecento giorni di disagi, diversi tavoli tecnici, infinite proteste dei cittadini, non sono serviti ad abbattere il muro della disarmante burocrazia che impedisce di trovare le giuste soluzioni per la riapertura della statale 290 nel tratto che da Calascibetta raggiunge il bivio Villapriolo. Se le istituzioni non sono riuscite a dare delle risposte, ecco il gesto forte di alcuni ignoti cittadini, i quali, lavorando di notte e utilizzando mezzi meccanici, hanno rimosso dalla sede stradale tutti i massi che la ostruivano a seguito del cedimento del costone roccioso. Alle prime luci dell’alba la strada era ritornata percorribile. Un gesto che, seppur di interesse collettivo, sfocia di fatto in una vera e propria disobbedienza civile. Uno smacco alle istituzioni e alla politica dovuto alla rabbia di quanti ogni giorno affrontano notevoli disagi. Tutto questo è accaduto qualche giorno prima di Natale. Lo scorso 24 dicembre, saputa la notizia, l’Anas ha provveduto nuovamente a chiudere al traffico la strada posizionando delle barriere in plastica, cosiddette new jersey. Il pericolo infatti rimane legato alla messa in sicurezza della parete rocciosa. Un progetto i cui costi dovrebbero superare due milioni di euro. Dei lavori, in contrada Gaspa La Torre, se ne parla da diversi anni ma il progetto ancora langue.
Francesco Librizzi