Università Dunarea de Jos di Galati – sezione staccata di Enna, carrellata delle ultime news
a cura di Tiziana Tavella per il quotidiano La Sicilia
Enna. Attacco frontale al Miur per i corsi di medicina in romeno avviati ad Enna in estensione didattica: Mirello Crisafulli chiede un milione di euro di risarcimento.”Adesso – ha detto l’ex senatore democratico in conferenza stampa – dobbiamo tutelarci ed estendere questa tutela ai nostri studenti. I corsi di laurea in medicina e professioni sanitarie avviati ad Enna dalla Dunarea de Jos in estensione didattica sono legittimi”. La richiesta di risarcimento, che una volta ottenuto, Crisafulli intende devolvere “per metà a borse di studio e per l’altra all’acquisto di nuovi strumenti per le attività didattiche e di laboratorio”, non è il solo colpo di scena nel braccio di ferro con il ministero. Gli avvocati del fondo Proserpina che da supporto logistico ai corsi di laurea, stanno per presentare un ricorso al Tar “per la rimozione degli atti amministravi e dell’ultimo comunicato stampa del Miur”, per cui, Crisafulli, annuncia anche “querela per diffamazione e calunnia”. Mirello Crisafulli, assieme al collegio di difesa della Proserpina con gli avvocati Anna Valvo, Augusto Sinagra e Giuseppe Arena e per la Dunarea de Jos Giovanna Saccaro ed al direttore amministrativo dell’ateneo romeno Cesar Bichescu, hanno ribadito che i corsi di laurea in medicina sanitaria e professioni sanitarie, dopo l’ultimo ricorso che ha visto il Miur ancora una volta sconfitto, continuano. Il direttore amministrativo della Dunarea de Jos Bichescu ha ribadito la soddisfazione per il primo anno dei corsi di area medica ad Enna definendoli “un successo nonostante gli ostacoli messi in atto, dal sequestro dei locali dell’ospedale dove si svolgevano le lezioni, alle due azioni civili”. Riferendosi all’ultimo no del Miur Bichescu ha detto “Non siamo qui per fare processi, ma per fare formazione. Tradizione e performance è il nostro motto che garantiamo in tutte le nostre sedi. Non vogliamo fare polemiche ma se necessario faremo valere le nostre ragioni. La nostra università ha subito un danno all’immagine e ci riserviamo eventuali azioni”. Eventuali azioni contro il Miur “sono in fase di valutazione, il nostro ateneo ha subito un danno di immagine. Abbiamo rispettato la legge europea e romena e non abbiamo violato quella italiana”. Oltre ai corsi di romeno propedeutici per l’accesso al primo anno accademico si sta lavorando già all’organizzazione dei tirocini in Romania per gli studenti del secondo anno di medicina” gli studenti partiranno per la pratica in Romania sui cadaveri (vietata in Italia ndr) e avranno garantito lo stesso periodo di pratica dei loro colleghi in Romania. “Pronti anche a partire ad ottobre con i corsi abilitanti per gli insegnanti e per l’insegnamento di sostegno”. Anche se dovessero arrivare ostacoli per questi corsi – dice Bichescu – non ci spaventa, come non lo ha fatto sino ad ora”. L’avvocato Augusto Sinagra aggiunge “credo sia importante dare risposte agli studenti. I corsi di laurea sono validi e i titoli rilasciati dalla Dunarea de Jos di Galati. Per la direttiva 36 del 2005 il riconoscimento è automatico sulla base del mutuo principio di affidamento, ed in questa rientrano le lauree in medicina e professioni sanitarie. Il problema del Miur è bloccare i corsi per non arrivare alla laurea che sa di dovere riconoscere. Il titolo di studio è rilasciato direttamente dalla Romania. Per questo non ha bisogno di autorizzazione al rilascio dal ministero italiano. Autorizzazione che per altro non è mai stata specificata nei contenuti dal ministero”.
“Non c’è un precedente alla nostra iniziativa. C’è qualcuno che ha deciso di fare una guerra a noi per non creare precedenti”. Così Mirello Crisafulli, patron del Fondo Proserpina, commenta il nuovo no al riconoscimento dei corsi di laurea in medicina e professioni sanitarie attivati ad Enna in estensione didattica dalla Dunarea de Jos di Galati in Romania. Sulla sua scrivania c’è una sfilza di sentenze della corte di giustizia europea che metterebbero nero su bianco la correttezza e legittimità dei corsi di medicina e professioni sanitarie in lingua romena attivati ad Enna, nonostante il Miur continui ad ostacolarne con fermezza il prosieguo. Cita una sentenza del 2012 in particolare che stabilisce che “l’organizzazione dei corsi di formazione superiore, dietro corrispettivo, è un’attività economica che rientra nel capitolo del trattato di stabilimento, quando è svolta da un cittadino di uno stato membro in un altro stato membro, in maniera stabile e continuativa, a partire da un centro di attività principale o secondario in quest’ultimo stato membro”. È così Crisafulli conclude “Quello che dice il Miur mi interessa fino ad un certo punto. Loro continuano ad essere contrari. Non ci posso fare nulla”. Ma c’è di più, il “Caso Enna” è arrivato al parlamento europeo con la deputata Ramona Manescu con una interrogazione a risposta scritta in cui chiede se ci sono le condizioni per un “ammonizione/avvertimento formale” all’Italia per il “caso Enna”. La risposta così recita “secondo la direttiva 2006/123/EC prevede che le autorizzazioni siano non discriminatorie, proporzionate al pubblico interesse. Le autorizzazioni non dovrebbero duplicare i requisiti o i controlli equivalenti, a quelli già a cui un gestore/operatore è già soggetto in uno stato membro per ciò che concerne le finalità o scopi”. Un assaggio succoso, quindi, di quello che sarà detto in conferenza stampa nella sede della facoltà di medicina ad Enna bassa per il commento dell’ordinanza emessa dal tribunale civile nisseno che ha rigettato il reclamo del Ministero alla precedente ordinanza del giudice Gregorio Balsamo che aveva dato il via libero ai corsi. Con lui il collegio di difesa del fondo Proserpina, con gli avvocati Augusto Sinagra, Anna Lucia Valvo e Giuseppe Arena ed il direttore amministrativo dell’ateneo romeno Cesar Bichescu. Le prime dichiarazioni dei difensori Sinagra e Valvo al nuovo no al riconoscimento dei corsi sono nette “il comunicato diffuso dal Miur appare abusivo e fuorviante. Diffonde notizie prive di fondamento e, forse, di competenza dell’Autorità Garante”. I difensori delle ragioni del fondo Proserpina che da sostegno logistico ai corsi, sulle nuove azioni che il Miur potrebbe intraprendere dicono “il Tribunale nisseno, non potendo esorbitare dai limiti della giurisdizione cautelare, ha rinviato l’esame delle argomentazioni del Miur all’eventuale giudizio ordinario che, potrebbe essere proposto dallo stesso ministero. Il Miur, tuttavia, non inizierà mai un giudizio ordinario, perché mancherebbe la legittimità della causa petendi e del petitum”. In altre parole, per la difesa “il Miur, non ha cosa chiedere al giudice ordinario, ma vorrebbe si pronunciasse al posto del giudice amministrativo sulla legittimità dei titoli di laurea che sa bene di dover poi riconoscere”.