Il protocastello di Malpasso a Calascibetta
Calascibetta - 22/11/2015
La grande varietà geolitologica presente nel nostro territorio, ha spinto l’uomo a ricercare quel Know How necessario a poter ricavare degli ambienti, in una prima fase composti da singoli ambienti globulari e poi via via più complessi, che rispondessero alle sue necessità rituali, in antico, e abitative in fasi più recenti.
In molti dei grandi complessi rocciosi si aprono una serie di escavazioni di epoca preistorica, paleocristiana e medievale, realizzati con tecnica “a levare”, che testimoniano una lunga continuità insediativa.
La datazione di queste cavità risulta alquanto problematica, dal momento che l’utilizzo fino ai giorni nostri rende quasi impossibile qualsiasi verifica archeologica, lasciando aperta l’ipotesi di una cronologia articolata e “lunga” in accordo con la frequente rioccupazione di molti di questi siti. Durante il paleolitico il tipo insediativo è rappresentato dai ripari sotto roccia a cui farà seguito una diversa organizzazione dello spazio sociale, e delle aree tombali e cultuali, durante la rivoluzione neolitica che portò alla stanzialità delle popolazioni. Riferibili a quest’ultimo periodo sono i primi esempi di tombe scavate nella nuda roccia, composte da singole camere o, durante l’età del rame, da più camere.
La loro prevalente forma globulare associata a deposizione in posizione fetale fa propendere la maggioranza degli studiosi per una assimilazione della tomba con l’utero materno, e quindi un ritorno nel grembo della Madre Terra che ci ha generato.
Ovviamente di fronte la continua minaccia delle incursioni, la grotta scavata nei calcari, nelle calcareniti o nelle quarzareniti flyschiodi, offre un luogo naturalmente nascosto e poco esposto al rischio del fuoco. Non è un caso se lo stesso fenomeno è documentabile nella Spagna visigota, durante gli anni della conquista musulmana, con tipologia a carattere castrale, o nella provincia bizantina della Cappadocia ad altissima concentrazione di insediamenti rupestri ed ipogeici.
A questo periodo risalgono i primi esempi di “protocastello” rupestre identificabili con le cosiddette “Petre”. La “Pietra” è un grande roccione, di per se, in cui si aprono una serie di ambienti ipogeici artificiali disposti su uno o più livelli altimetrici collegati tra loro e comunque raggiungibili attraverso stretti sentieri o scalette intagliate nella roccia e facilmente isolabili e difendibili. Gli ipogei costituiscono un complesso insediativo con stanze, magazzini, silos, cisterne, stalle forniti di mangiatoie e anelli di corda intagliati nella roccia per legare il bestiame.
Esempio caratteristico di questa tipologia, è il Protocastello di contrada Malpasso nel comune di Calascibetta, a cui potremmo aggiungere il castello di Sperlinga e quello di Gagliano.
In contrada Malpasso, in un contesto in cui la presenza di cavità antropiche è la caratteristica più evidente del paesaggio, chiamata così per la difficoltà di superare la valle, caratterizzata da una strettoia che consentiva facili agguati, si giunge a quello che rappresenta uno dei primi esempi di protocastello bizantino definibile come “Petra”.
La struttura è organizzata su più livelli e sfrutta probabilmente quelle cavità che furono realizzate con funzione tombale. Al piano terra, in posizione più elevata rispetto al piano di calpestio, si aprono i primi ambienti, il cui uso “moderno” è di magazzini o stalle, ma in cui si distinguono le vasche di un antico palmento, delle cavità ad arco, delle panche ricavate nelle pareti, e degli anelli di corda. Attraverso una stretta scaletta intagliata nella roccia si raggiunge il primo livello, caratterizzato da più ambienti collegati tra loro e su più livelli.
Si distinguono numerosi buchi per alloggiamento di pali in legno che costituivano, probabilmente, la base del letto, “Jazzu”. Anche in questi ambienti numerosi sono le nicchie, i tagli, o piccoli vani di dimensioni variabili, il cui uso non è identificabile, sono presenti anelli di corda alle pareti ma anche nel tetto per potervi appendere le lucerne e le culle (nache). Inoltre segnaliamo la presenza di una malta idraulica apposta in alcune pareti, e un canale comunicante con il piano inferiore che dalla sezione residua sembrerebbe potersi interpretare come canna fumaria. Alcuni ambienti presentano delle parti edificate in muratura.
I livelli superiori, senza attrezzatura di sicurezza, risultano inaccessibili.
Al sito si accede percorrendo la regia trazzera che parte dall’altro importante sito rupestre Xibetano di Realmese e va in direzione di Gangi. Ricordiamo a chiunque abbia voglia di visitare il protocastello che esso si trova in proprietà privata e bisogna chiedere l’autorizzazione all’accesso.
Valentina Di Natale