Il tesoro degli Argenti di Morgantina comprende sedici oggetti di argento dorato, il numero sedici si raggiunge con la somma di alcuni oggetti che comprendono più elementi. Sono di produzione e cronologia diversi, acquistati forse, quasi con modalità collezionistiche, in tempi e modi vari. Nove oggetti sembrano destinati al simposio: due grandi coppe (mastoi) con i piedi a forma di maschere teatrali dove si mescolava il vino con l’acqua e aromi vari, la brocchetta (olpe) e l’attingitoio (kyathos) per servirlo e le quattro coppe, di cui tre con il medaglione sul fondo e una con decorazione a reticolo, e la tazza a due anse, per berlo. Quattro degli oggetti hanno certamente una funzione sacra, come testimonierebbe la presenza di dediche votive. Sono: il piatto ombelicato (Phiale mesomphalos), che probabilmente serviva per versare liquidi durante i sacrifici, il piccolo altare (bomiskos) decorato con ghirlande e bucrani, che si usava per bruciare i profumi ed infine le pissidi, di cui una con coperchio decorato con un Amorino (Erote), e l’altra con figura femminile che regge una cornucopia, che servivano a contenere essenze ed unguenti. I due corni bovini, che furono utili al professore Bell per il riconoscimento, potrebbero far parte di un elmo da parata. Infine c’è il pezzo forse più bello e perfetto, il medaglione con la raffigurazione di Scilla, appartenenete forse ad un piatto o ad una coppa. La presenza di Scilla, il mostro marino descritto da Omero nell’Odissea, nel fondo di una coppa per bere, è stata interpretata quasi come un avvertimento minaccioso sui rischi cui si va incontro bevendo tanto vino; la ninfa, terribile nelle sue estremità trasformate in teste di cani feroci e nei serpenti che avvolgono il suo busto che però rimane di una donna bellissima, è rappresentata mentre scaglia un macigno contro il bevitore.
Tutti i pezzi presentano decorazioni vegetali e figurate, raffinate e curate nei dettagli, esse sono ottenute attraverso la lavorazione a sbalzo, la martellatura avveniva dal retro sull’oggetto appoggiato sulla pece; i dettagli venivano realizzati a cesello. La doratura era fatta con la foglia d’oro che si scioglieva col calore sul decoro ricoperto prima di mercurio.
Sono presenti molte iscrizioni in lingua greca, ottenute per puntinatura e incisione, si tratta di dediche votive, di indicazioni sulla proprietà e sul valore ponderale, su almeno tre oggetti sono presenti notazioni del peso, con lettere e segni secondo un sistema ponderale tipico della Sicilia e della stessa Morgantina, un’ulteriore elemento a supporto dell’identificazione del luogo di provenienza del Tesoro.
Franca Ciantia