I resti che oggi è possibile osservare nell’area archeologica, poco distante (5 km. circa) dal centro abitato di Aidone, appartengono alla città “classica”, quella costruita, sull’altopiano di Serra Orlando, dopo la distruzione – ad opera di Ducezio nel 450 a.C. – dell’abitato arcaico sulla Cittadella. E’ quest’ultima un altura poco distante da Serra Orlando, dalla posizione naturalmente ben difesa e prominente sulle vallate limitrofe percorse dal Gornalunga. Qui un nucleo umano si era già insediato nel corso dell’antica età del Bronzo (metà II millennio a.C.) e fu qui che si stabilì il gruppo di Morgeti, arrivati in Sicilia dalla penisola, nel corso del Bronzo tardo (fine II millennio a.C.), a cui si deve il nome della città.
L’Agorà – La maestosa la piazza cittadina, si svolge su due livelli: quello superiore è delimitato su tre lati da imponenti porticati, le stoai, oggi purtroppo privi dei colonnati che li costituivano, i quali delimitano un’area centrale in cui venne costruito, in epoca romana (II a.C.), un macellum con tholos centrale, che tuttora rappresenta uno dei più antichi esempi di mercato coperto romano.
Si accedeva al livello inferiore della pubblica piazza mediante una gradinata trapezoidale dalle notevoli dimensioni, L’ ekklesiastèrion, forse sede delle riunioni cittadine come suggerisce la presenza di una piattaforma per l’oratore, il bema.
Dell’agorà inferiore fa parte il teatro, un edificio a pianta trapezoidale, con orchestra semicircolare delimitata dall’edificio scenico; la cavea poteva contenere circa 5.000 spettatori.
Il Santuario delle divinità ctonie. Ad est rispetto al teatro, dietro l’edificio scenico, si trova uno dei principali complessi sacri della città, un piccolo santuario dedicato alle divinità ctonie, del suolo e della terra: si tratta di un doppio cortile delimitato da stanze destinate ai sacerdoti.
I granai e le fornaci. Si conservano in buono stato il Granaio Est, che delimita il lato orientale dell’agorà inferiore, una struttura a pianta rettangolare allungata, imponente ed unica nel panorama dell’architettura greca, e a sud di questo la Grande Fornace, dotata di forni con volta a botte, destinata alla produzione di terracotte per l’edilizia, mattoni, canalette, rocchi di colonne.
I quartieri residenziali sono situati sulle colline che circondano, ad est e ad ovest, la monumentale piazza: vi si possomo ammirare grandi case private a peristilio, alcune delle quali con pavimenti decorate in mosaico e cocciopesto.
Storia
Il rifiuto, da parte dei Morgeti di aderire alla causa di Ducezio, ed al vano tentativo di costui di organizzare un’alleanza delle genti sicule contro la crescente egemonia dei Greci, determinò, nel 459 a.C., l’assalto e la distruzione del centro ad opera del condottiero siculo ed il conseguente trasferimento dell’abitato dalla rocca della Cittadella all’altopiano di Serra Orlando, che ospita ancora oggi i monumentali resti della città.
La prestigiosa posizione di Morgantina, al centro dell’isola, naturalmente protetta da tutti i lati da ripidi e scoscesi pendii ed inoltre, elemento non trascurabile, la sua vicinanza all’antico fiume Albos, oggi Gornalunga (le cui acque -un tempo abbondanti- rendevano fertili e produttive le vallate circostanti coltivate a grano) aveva in verità da tempo attirato le attenzioni di Siracusa che, nonostante la caduta dei regimi tirannici dell’isola, riuscì ad ottenere la tacita supremazia sulla città, sebbene questa rimanesse di fatto libera, come conferma l’istituzione di una zecca cittadina autonoma.
Nel 424 a.C. Morgantina fu nuovamente protagonista di un evento storico importante, il “congresso” di Gela, in cui venne ceduta da Siracusa a Camarina, in cambio dell’adesione di quest’ultima alla causa siracusana, ossia alla costituzione di un’alleanza di tutte le città rodio-corinzie dell’isola contro le città calcidesi guidate da Leontinoi, le quali a loro volta avevano invocato l’aiuto di Atene per limitare le pretenziose smanie di dominio di Siracusa. La spedizione ateniese in Sicilia si concluse con un clamoroso insuccesso e la definitiva vittoria di Siracusa e dei suoi alleati nel 415 a.C.. Tuttavia il prestigio siracusano ebbe qualche momento di incertezza: approfittando dei conflitti tra le genti greche dell’isola, i Cartaginesi avrebbero intrapreso la conquista di importanti avamposti nella Sicilia greca. È probabile che, di queste vicende, avessero tentato di approfittare tutti quei centri che mal tolleravano l’egemonia siracusana: anche Morgantina avrebbe accolto soldati punici, ma questo tentativo di liberazione dal predominio di Siracusa non andò a buon porto.
Ancora alleata di Siracusa all’epoca di Gerone II (276-215 a.C.), durante la seconda guerra punica si sarebbe ribellata a Roma alleandosi con i Cartaginesi; pagò caro il prezzo di questa scelta -per cui Tito Livio la annovera tra le città “ignobili” dell’isola- nel 211 a.C., quando venne punita e costretta a sottomettersi al dominio romano. Ceduta insieme al suo territorio a soldati spagnoli guidati da Merico, intraprese un lento declino che la portò alla decadenza totale. E’ questa la situazione che descrive Strabone all’inizio della età imperiale, parlandone come di una città che “una volta esisteva, ma ora non esiste”.
a cura di Agata Trovato
I “SITI”: Cittadella, Sella Orlando, San Francesco, Contrada Agnesi
La zona di San Francesco , è un ampio terrazzamento, che, oltre alle tracce delle capanne castellucciane, conserva i ruderi di un’ampia zona sacra, all’interno della quale negli anni settanta dei tombaroli rinvennero gli Acroliti delle dee Persefone e Demetra , vendute sul mercato illegale, acquistate da un collezionista americano e restituite il 13 dicembre del 2010 al Museo archeologico di Aidpone ; il sito è alle spalle della collina est di Serra Orlando; anche questo non rientra negli itinerari ufficiali; si raggiunge continuando a percorrere la strada che costeggia l’agorà per un centinaio di metri, si svolta, a destra, all’altezza del rudere della chiesa di San Francesco, che dà il nome alla contrada.
In contrada Agnese (nella foto) è stato rinvenuto un importante edificio termale di epoca ellenistica Ancora, sparsi nelle campagne tutt’intorno, sono dislocati i santuari, dedicati al culto di Demetra e Kore (Santuario nord, Santuario di contrada Drago, entrambi ricoperti dopo lo scavo per difenderli dai tombaroli, le necropoli, ma è possibile imbattersi anche nelle tracce delle antiche mura.
VISITA GUIDATA
La visita guidata si limita al sito di Serra Orlando, dove è sita la città ellenistica, fondata dallo stesso Ducezio, che aveva assediato e distrutto la città arcaica della Cittadella (459 a.C.), e che raggiunse l’attuale assetto nel corso del IV secolo, sotto l’egemonia di Siracusa.
L’agorà. La Plateia, che conserva ancora l’antico lastricato immette nell’agorà, la piazza, cuore pulsante delle poleis greche, dove si svolgeva la vita civile , politica ed economica. Siamo nello stoà nord identificato con il gimnasium, spazio, probabilmente, destinato alle attività sportive.
Procedendo incontriamo la Fontana Monumentale, a doppia vasca dedicata alle ninfe, quindi lo Stoà est, il grande portico colonnato e, in fondo, il Pritaneion, la sede del Magistrato, destinato ad accogliere gli ospiti di riguardo in visita alla città.
Quasi al centro dell’agorà c’è l’unico edificio romano, il Macellum , un mercato coperto, e subito dopo l’Ekklesiasterion , l’ampia gradinata trapezoidale che ospitava l’assemblea cittadina e ospita oggi le manifestazioni teatrali.
Accanto si apre il Santuario dedicato alle divinità ctonie (Ermes, la Terra e tutti gli dei Ctoni ), caratterizzato dalla presenza di due cortili contigui, con ambienti disposti tutt’intorno; il cortile meridionale, caratterizzato da diversi altari e sacelli, si identifica come lo spazio riservato ai riti sacri; di fronte all’ingresso ovest c’è il Teatro , sulla cui gradinata si legge la dedicatio, di tale Archelao figlio di Eucleide, a Dioniso.
Procedendo verso sud-est incontriamo il Granaio est , al suo interno ci sono delle piccole fornaci per ceramica e una, più grande, con prefurnio e appoggio per i vasi quasi intatto. Lungo lo stesso lato, in fondo, a ridosso delle antiche mura, troviamo la Fornace grande, un vero e proprio monumento, con due prefurni e, al centro, la camera di combustione e la grande camera di cottura.
Tornando indietro e costeggiando i granai possiamo ammirare una fornace più piccola ma meglio leggibile nei suoi tratti caratteristici. Giungiamo dunque al Pritaneion, la prima delle case, forse un edificio pubblico; in questo edificio è leggibile la tipica architettura della casa ellenistica, con il cortile porticato e le stanze disposte tutte intorno; lo costeggiamo salendo verso il Quartiere est .
In cima c’è la Casa del saluto o del Capitello dorico, caratterizzata dall’ampio cortile con peristilio, dagli eleganti pavimenti in cocciopesto, tra cui quello mosaicato con la scritta “euekei”, le colonne fittili, che qui possono ammirarsi nella loro struttura, e le cisterne per la raccolta delle acque piovane.
Andando ancora a destra troviamo la Casa di Ganimede , così chiamata per la presenza del mosaico, rappresentante il ratto di Ganimede. La suddivisione in due parti dell’ampio cortile rettangolare, circondato da peristilio, testimonia l’utilizzo che ne fecero i mercenari ispani e il ridimensionamento della città in epoca romana; di fronte il panorama maestoso dell’agorà del Teatro e l’Ekklesiasterion. Ridiscesi nell’agorà si costeggi l’intatto canalone di deflusso delle acque piovane in direzione del Teatro e quindi si imbocchi la strada che costeggia a sud il teatro stesso per ritornare alla biglietteria. Lungo il percorso si incontreranno ancora Granai, santuari e infine la Casa del Magistrato (o dell’Ufficiale).
Giunti alla biglietteria si può imboccare la strada che sale verso sinistra e in breve si raggiunge l’Edificio Termale di contrada Agnese; di epoca ellenistica, è quasi un unicum in Sicilia come stato di conservazione; la sala principale circolare ha la copertura a cupola ottenuta con un ingegnoso sistema di tubuli fittili ad incastro e rivestita poi con un prezioso intonaco azzurro a mo’ di volta celeste, anche le pareti sono affrescate, un pezzo di affresco superstite è conservato al Museo; a volta sono anche i due ambienti rettangolari configurabili come piscine; molto leggibile anche il sistema idrico e quello di riscaldamento. Recentemente l’edificio è stato coperto con un tetto che ricalca la planimetria del complesso termale.
La visita può essere completata con la casa di Eupolemo (una volta ripresa la strada per il parcheggio, a pochi metri dall’uscita della biglietteria, lungo la strada sulla sinistra si incontra la casa, individuata da un tabellone didascalico), la modesta abitazione dove furono trovati sepolti gli Argenti.
a cura di Franca Ciantia
VISUALIZZA I VIDEO:
Morgantina in dialetto Gallo-Italico
Morgantina versione in italiano