Aidone, forse perché è piccolo, forse perché è periferico e per molti versi un po’ isolato, o per tutti questi motivi insieme, quello che è certo è che è molto attaccato alle sue tradizioni che difende con le unghie e con i denti. Una di queste è il mantenimento dei “festini” carnevaleschi. Non stiamo parlando delle feste grandiose con carri come se ne facevano ancora negli anni 50, ma di semplici veglioni messi su alla buona in saloni o semplici garage, tra familiari, amici, coetanei; sale che si aprono, come vuole un costume secolare, alle “maschere” cioè a chiunque, in maschera o con la propria “faccia”, abbia voglia di curiosare e fare due salti. Sono ancora vive nella memoria dei più anziani i festini che si tenevano, con l’accompagnamento dell’orchestrina, al Comune, al Circolo dei Nobili, a quello degli Artigiani, e quelli più modesti che si montavano nella “camera” delle case della gente comune, che spostavano i mobili, mettevano un grammofono a tutto volume e si preparavano ad accogliere amici, conoscenti e soprattutto le “maschere”, che potevano circolare fino a mezzanotte, quando le porte si chiudevano per consumare il pasto che ciascuna massaia aveva preparato con tanto amore; da quel momento in poi a ballare erano solo gli invitati, la nottata si concludeva con una lunga e divertente quadriglia. Oggi si continua a ballare, non più nelle case private ma, costituita una comitiva, ci si affitta un locale; le serate non sono più solo nelle classiche “sdirrie”, i giorni canonici del carnevale, ma si comincia a capodanno e si balla tutti i sabato fino al martedì grasso e al Carnevalone.
L’ultimo elemento, ma direi primo per importanza: i ballerini di oggi, come quelli di ieri, si esibiscono instancabili al ritmo vivace dello scotz. Questo ballo figurato, molto antico, in Aidone si mantiene con i passi di sempre, si balla a coppie singole o tutti insieme con un gioco di scambio di coppie, giravolte e salti; lo ballano tutti, vecchi, adulti, ragazzi e bambini, è il preferito dalle maschere, ma la cosa più straordinaria è vedere con quale naturalezza i ragazzi passano dall’ultimo ballo alla moda a questo ritmo che sembrerebbe fuori dal tempo. Ha suscitato la curiosità di studiosi ed estimatori. Tra loro il professore Pino Biondo, che l’ha registrato e ne ha filmate le evoluzioni dei ballerini. Egli è convinto che si tratti di uno dei più antichi balli siciliani che una volta era diffuso in tutta l’isola, oggi ne rimane traccia in pochissimi paesi, oltre che in Aidone anche a Petralia e a Gangi, a quanto è dato di sapere. La musica dello scotz ricorda un po’ la polka, la sua origine è sconosciuta, il nome che in aidonese suona scozz’ , echeggia all’orecchio del popolo un’improbabile origine anglossassone, scozzese o americana. Ma non importa conoscerne l’origine per apprezzarlo e divertirsi come matti a ballarlo.
Franca Ciantia