Leonforte. La “Fonte della morte”

Leonforte fonteAlla periferia di Leonforte, nelle vicinanze della Granfonte, si trova la fonte dei malati. Un angolo di verde e roccia che ha l’odore del muschio e del selvatico, un posto incantato che forse per queste caratteristiche porta a pensare che quelle acque siano prodigiose. A queste acque si attribuiscono memorie prodigiose e vaticinanti. Si racconta che la fonte riversò sangue al tempo in cui i Saraceni vivevano nei pressi di quelle contrade. Era la fine del mese di maggio del 1061 quando un esercito di Normanni provenienti da Messina, dopo uno scacco subito nella città di Centuripe, procedeva verso Castrogiovanni risalendo la Valle del Dittaino. Raggiunta la zona dei mulini ad acqua, Roberto il Guiscardo decise di porre il campo sulle rive del fiume, in vista del castello di Tavi, di fronte all’antica città di Enna che si ergeva su un altopiano fortificato retto da Ibn al Awass. Lo scontro fra i due eserciti fu cruentissimo e i Normanni furono i vincitori anche se dovettero rinunciare a espugnare la città. In questa occasione i contadini di Tavi videro scorrere sangue dalla fonte della morte. E’ verosimile che le acque attraversando un territorio ricco di argilla rossa detta “taju” si colorassero a quel modo. Storia e storie che ancora una volta si mescolano e diventano memoria.

Mastru ‘Ntuoni cantore

A Leonforte viveva mastru ‘Ntuoni , cantautore imponente e austero. Cieco da entrambi gli occhi fin dalla nascita andava per il paese improvvisando nenie per i bimbi morti e suscitando accenti di autentica commozione. Fra i suoi canti si ricorda: “ O Cola ca tu duormi ni sta terra ti manna sta arrifriscu to mugghieri e pp’amuri tò mi vivu sti ova” Era una preghiera questa per le anime del purgatorio che in tal modo scontavano la loro permanenza in più breve tempo.

LA SCUDERIA

Testimonianza della grande passione che il Principe Nicoló nutrí per i cavalli è la Scuderia, l’altro superbo edificio che si affaccia alla piazza Soprana e che fu fatto costruire nel 1628 da maestranze romane e palermitane. Nel maggio del 1714 Vittorio Amedeo di Savoia,re di Sicilia, ospite a Leonforte, dopo una visita alla Scuderia la definì “magnifica” e degna di essere paragonata alle sue scuderie di Torino. Nella scuderia vi erano 202 cavalli di razza spagnola e germanica. All’esterno presenta un grande portale bugnato, al di sopra del quale è racchiuso, all’interno di una conchiglia, il busto raffigurante l’effige del Principe fondatore, l’unica pervenutaci.

Filippo Liardo, pittore garibaldino

Nato a Leonforte nel 1836 abbandona ben presto il piccolo borgo natìo e nel 1857 lo troviamo a Napoli e nel 1865 a Parigi ove diviene disegnatore de “ Le monde illustrè”. Frequentò i Macchiaioli e conobbe il Boldini e il De Nittis. Tra le sue opere più importanti ricordiamo “ Sepoltura garibaldina” e “ Nevicata a Rocca di Papa”. Liardo fu un uomo singolare che ritrasse le vicende garibaldine su cartoncini improvvisati. Fu ramingo e agognò la bellezza , ottenne numerosi insuccessi e patì la povertà. Morì in disgrazia a Asnières nel 1917.

La Granfonte (1652)

Maestosa fontana monumentale di stile barocco, attribuita all’architetto palermitano M.Smeriglio, è costituita da ventidue arcate a tutto sesto e da ventiquattro cannelle in bronzo, dalle quali fuoriesce ininterrottamente limpidissima acqua che si versa nella vasca sottostante. La sua costruzione fu voluta dal principe-fondatore Nicolò Placido Branciforti, per dare una prestigiosa cornice alle sorgenti che avevano reso possibile la fondazione di Leonforte. Il monumento doveva assolvere a un doppio ruolo: quello funzionale di abbeveratoio pubblico e quello monumentale celebrante la preziosità e l’abbondanza dell’acqua, la grandezza del principe e del suo paese. Ancora dopo secoli di storia, l’acqua non cessa di scorrere dalla Granfonte, tranne il Venerdì Santo in segno di lutto verso il “Mulimento” ossia il Cristo deposto e nudo che viene portato dai confratelli del S.S.Sacramento per tutto il paese, seguiti dall’Addolorata che sulle spalle dei confratelli di blu vestiti si dilania il cuore trafitto da sette pugnali, per il figlio morto.

Giovanni Mazzola storico paesano

Nasce a Leonforte l’11 ottobre del 1867 e muore a New york il 4 settembre del 1925. La sua opera è del 1924 e in essa lo storico analizza e narra le vicende di un paese: Leonforte con meticolosità e perizia. “ Notizie storiche sulla vetusta Tavaca e sulla moderna Leonforte” ha rappresentato per molti il faro della memoria di una civiltà in itinere.

La Chiesa Madre (1611)

La chiesa, edificio di notevoli dimensioni dall’eloquente facciata barocca, intitolata a San Giovanni Battista, fu costruita sul sito di una preesistente chiesetta dalla quale prende il nome, per volere della principessa Caterina Branciforti. I lavori, iniziati nel secondo decennio del ‘600, si protrassero fino al 1740. Presenta una facciata riccamente decorata e simmetrica nell’architettura. L’interno, a croce latina, con tre navate delimitate da colonne in marmo locale scuro dagli eleganti capitelli corinzi, è decorato con stucchi bianchi e dorati, realizzati da Pietro e Paolo D’Urso d’Acicatena. Nella navata centrale è collocato l’organo di Donato Del Piano; la navata di sinistra accoglie la “vara” della Madonna del Carmelo, Patrona di Leonforte, mentre nella navata di destra è presente un altare barocco del S.S.Sacramento con un tabernacolo impreziosito da lapislazzuli e fregi in oro. La chiesa è ricca di affreschi e tele. Nella sacrestia si conserva “La cacciata dal tempio”, pregevole opera pittorica di artista ignoto. Nell’oratorio la scultura lignea del Cristo Risorto attribuita al Quattrocchi.

Nunzio Vaccalluzzo, la coscienza del cittadino

Nasce a Leonforte il primo gennaio del 1871 e muore a Catania il 26 marzo del 1937. Intellettuale e rettore della biblioteca Bellini di Catania si formò nella scuola storica di fine Ottocento. L’adesione e la collaborazione al “ Manifesto” crociano gli costarono preclusioni e ostracismi che sopportò con dignità indefessa. Giorgio Boatti in un saggio sui professori che fecero il gran rifiuto elenca la nobile dozzina. Dodici su 1225. Il Vaccalluzzo lasciò la cattedra nel 1935 senza trovare formule di comodo ma assumendosi la piena responsabilità morale della sua irrevocabile decisione.

Palazzo Branciforti (1611)

Magnifica costruzione quadrangolare, a tre elevazioni e con un vastissimo cortile interno, in perfetto stile seicentesco. la facciata principale presenta un manieristico portale a bugne e decorazioni a bassorilievo; sotto il balcone centrale sono scolpite armi e trofei di guerra , opera dello scultore romano Fabio Salviati. Il prospetto sud presenta alti bastioni di fortificazione, si affaccia sul vecchio borgo e sulla panoramica Villetta Comunale (1878) e guarda l’emblematica Granfonte. Fu la dimora della famiglia Branciforti sino al 1852, quando l’ottavo e ultimo principe di Leonforte, vendette lo stato di Leonforte con tutto ciò che lo componeva a G.C. Li Destri, Conte Bonsignore.

Paolo Ettore Santangelo, l’anticonformista

Nasce a Leonforte il 12 gennaio del 1895. Si forma presso istituti umanistici ed ivi insegna per molti anni. Nel 1937il suo libro Gesù viene messo all’indice dal S. Ufficio e allontanato dall’insegnamento. La sua è una produzione vastissima. Agli editori del suo romanzo Attila scrisse che solo la vita vera gli ara di ispirazione, la pedanteria universitaria lo disgustava e lo annichiliva. Morì nel 1977 e ora riposa nel cimitero della natia Leonforte.

 

Gabriella Grasso