Le manifestazioni della Settimana Santa ennese si concludono la Domenica di Pasqua con la cosiddetta Paci e successivamente con la Spartenza.
Nel giorno di Resurrezione, nella piazza del Duomo si incontrano i due simulacri del Cristo risorto e della Madonna. Il primo viene portato dai confrati del SS. Salvatore, la seconda dai confrati di S. Giuseppe. La Madonna, che fa parte del gruppo della Sacra Famiglia, viene coperta da un velo nero che cade allorquando si intravede, in fondo alla piazzetta S. Paolo, il Cristo risorto. Poi, al festoso suono delle campane, i due simulacri portati dai confrati, con veloce andatura, si affiancano ed entrano in duomo, dove restano per una settimana, sino alla Domenica in Albis.
La Paci e la Spartenza hanno una spiegazione leggendaria. Nel XV secolo ci furono delle ribellioni feudali che videro protagonisti, contro il re Martino I, il barone Giovanni Scaloro degli Uberti, il conte Andrea Chiaramente e la famiglia Ventimiglia. Essendo stati sconfitti, furono ad essi confiscati i territori di Fundrò, Gatta e Rossomanno, mentre gli abitanti di quelle terre, che oggi sono contrade della provincia ennese, furono costretti a trasferirsi a Castrogiovanni nelle zone di S. Giovannello, S. Matteo e Pisciotto. Un quartiere fu addirittura chiamato Fundrisi dagli esuli in ricordo della loro contrada d’origine. Gli abitanti della vecchia Castrogiovanni, che allora si estendeva dal castello di Lombardia sino alla Balata, mantennero sempre un certo distacco dai nuovi concittadini. Venne posto un confine che non doveva essere superato da nessuno.
Rino Realmuto
Video del Centro Video Mediterraneo di Enna relativi alla Settimana Santa e la Pasqua ennese. Regia di Paolo Andolina