Il Mercoledì Santo è l’ultimo giorno in cui le confraternite si recano in duomo per l’ora di adorazione. La prima a muoversi è quella del Collegio di Valverde che dalla chiesa percorre via Valverde, piazza S. Giorgio, piazza S. Agostino, via Candrilli e via Roma. Nel Collegio di Valverde, fondato negli ultimi anni del 1700 e ricostituito nel 1935, rivive l’antica società segreta dei Cavalieri della Torre. Più tardi, abbandonati gli scopi patriottici, il Collegio si dedicò solamente a scopi religiosi. La tradizione vuole che proprio nella zona di Valverde, S. Pancrazio predicasse ai “fullones”, che lungo le rive del torrente Torcicoda coltivavano la canapa e il lino. Si suppone che qui sia sorta la prima comunità cristiana ennese. Infatti, la Madonna di Valverde fu la prima patrona della città ed è per questo che sull’insegna del rettore compare lo stemma turrito. Le mantellette dei confrati sono di colore verde intenso a ricordo dei rigogliosi campi attigui alla chiesa, mentre il cingolo è intrecciato con filo bianco e verde.
Alle ore 10,30 dalla chiesa di S. Maria del Popolo, percorrendo la via Vittorio Emanuele e la via Roma, la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù si reca in duomo per la consueta adorazione. Fondata nel 1839 dai fratelli Termini, riuniva la categoria dei minatori e degli zolfatai. Ebbe sede ìnizialmente presso la chiesa di S. Paolino, l’attuale chiesa dei Cappuccini che si trova al cimitero. In seguito, i confrati decisero di trasferirsi dapprima nella chiesa di S. Chiara e più tardi, nel 1957, trasformata quest’ultima in Sacrario dei Caduti in guerra, nella chiesa di S. Maria del Popolo, dove tuttora ha sede la confraternita. Il vestiario comprende una bellissima mantelletta in pregiato tessuto rosso damascato, con a sinistra un cuore dipinto; il cingolo è composto da due nappe intrecciate con filo bianco e rosso. Originariamente il camice dei confrati del Sacro Cuore di Gesù aveva la coda come quelli dell’Addolorata e dell’Immacolata.
A mezzogiorno in punto dalla chiesetta dell’Addolorata muove la sfilata dell’omonima confraternita che è la più spettacolare processione dei primi quattro giorni della Settimana Santa. I confrati incappucciati, di ogni età, dai più piccoli ai più grandi, con le code dei camici che strisciano per terra, percorrono quel tratto di strada compreso tra via Ree Pentite e la Chiesa Madre. La processione, preceduta da una schiera di bambini vestiti da angioletti o da monachine, si snoda compatta formando uno spettacolo suggestivo per la gente che si sofferma ai lati di via Roma. Ogni confrate rispetta rigorosamente il vestiario, dallo scapolare ai pantaloni, alle calze, dalle scarpe ai guanti neri, al camice bianco caudato, alla mantelletta di colore viola, alla corona del rosario di sette poste che pende dal lato sinistro, al cingolo a nappe intrecciato con filo bianco e nero che pende dal lato destro. A sinistra della mantelletta c’è uno stemma ovale raffigurante un cuore trafitto da una spada e circondato di spine. Invece, i confrati che portano il fercolo dell’Addolorata, il Venerdì Santo, non indossano la mantelletta, ma una fascia viola con due risvolte a frange pendenti dal lato esterno e, dal lato interno, la corona di rosario, mentre sul nero scapolare c’è al centro lo stemma col cuore dipinto, questa volta trafìtto da sette spade. La Confraternita di Maria SS. Addolorata fu fondata il 28 luglio 1875 dal canonico don Gaetano Cristadoro, inteso più familiarmente Patri Cartuni. Il primo statuto fu approvato dal vescovo di Piazza Armerina, Saverio Gerbino, nel corso di una sua visita pastorale ad Enna. Successivamente la confraternita fu aggregata al Terzo Ordine dei Pii Servi di Maria, che ha sede a Roma, con diploma del Generale Fra’ Pier Francesco Maria Testa, il 14 ottobre 1882. Facevano parte di questa Confraternita gli artisti, ovvero i mastri artigiani, i muratori ed, eccezionalmente, i bottegai del Mercato S. Antonio, che secondo una dichiarazione scritta del 1847 portavano il fercolo di Maria SS. Addolorata prima che fosse costituita la confraternita. La sede era presso la cappella della Pietà, che anticamente era annessa alle prigioni dove venivano incarcerati i condannati a morte prima di essere giustiziati. In questa cappella c’era il quadro della Madonna Addolorata che, recentemente restaurato, fa mostra sulla facciata del campanile. Col passare del tempo, le prigioni cambiarono destinazione e i vasti locali del tetto a volta furono adibiti a magazzini di derrate alimentari che qui venivano concentrate, dopo la sosta daziale obbligata di Portosalvo. Uno dei bottegai del mercato, che aveva accumulato ricchezze, diede inizio ai lavori della nuova chiesa che risale alla fine del XVII secolo. Alla sua morte lasciò ogni avere a don Giuseppe Ribis che portò a termine la costruzione. Questi era chiamato Mezza Missa perché destinava metà delle offerte che riceveva per la celebrazione di messe alla nuova chiesa in costruzione. Alla morte del Ribis ogni bene fu affidato a dei fidecommissi, che verso il ‘700 delegarono un sacerdote che, oltre alle cure spirituali, si occupava anche della amministrazione. Don Matteo Planis continuò l’opera dei suoi precedessori e nel 1744 fece costruire il campanile dalla cupola in stile arabo e in ceramica policroma. Sul finire del XVIII secolo, un non meglio identificato artista ennese, Luigi Felice, eseguì il simulacro della Vergine Addolorata. Il lavoro è in cartapesta e ciò nonostante ancora oggi è ottimamente conservato. Lo scopo di questa confraternita è quello di tenere desto e incrementare il culto dell’Addolorata, avvicinare gli iscritti all’Eucarestia e celebrare messe in suffragio dei confrati defunti. II rettore, con tutta l’amministrazione, viene eletto ogni tre anni. Il privilegio di portare il fercolo viene conferito dalla amministrazione secondo l’ordine di anzianità di “professione” dei confrati e trasmesso di padre in figlio. A causa del notevole numero di confrati, un uomo con una casacca gialla con due strisce verticali di colore viola, ordina le file della processione. Questi è il cosidetto ‘massaru’ meglio conosciuto con il nome di ‘cacciacani’ perché anticamente aveva il compito di allontanare dalla processione gli animali randagi che circolavano numerosi per le strade.
Alle 12 30 anche l’ultima confraternita raggiunge il Duomo è la Compagnia di Maria SS. Immacolata che ha sede presso la chiesa di S Francesco. Fondata nel 1754 e approvata nel 1785, riuniva due confraternite che sino a quel periodo avevano svolto una solerte attività. Esse erano: la confraternità “delli ordigeri” fondata nel 1400 e il Collegio di S. Orsola sorto nel 1613; tutte e due avevano sede presso l’antica chiesa di S.Orsola dove oggi sorge l’albergo Belvedere. I confrati dell’Immacolata hanno, come quelli dell’Addolorata, i camici caudati, per cui la bianca coda viene trascinata a terra durante la processione. La mantelletta e di color bianco latte con dei bordi celesti; celeste è anche lo scapolare e una fascia con due risvolte a frange pendenti dal lato sinistro, mentre a destra c’è una corona di rosario.
Un tempo completavano le ore di adorazione del Mercoledì Santo la parrocchia di S. Leone, i reverendi Padri Cappuccini, i Conventuali e il Real Corpo Militare. Durante il periodo borbonico quest’ultimo vi partecipava a cavallo. Nel 1713 le truppe, dopo aver giurato fedeltà a Sua Maestà Vittorio Amedeo, si recarono in chiesa. Nel 1812 parteciparono le rappresentanze dei reggimenti Val di Noto, Val Demone, Val di Mazzara, la Legione Italica e il Trentunesimo Britannico. Le truppe erano accompagnate dalle bandiere abbrunate dei vari corpi e dai tamburi, circondati da fasce nere. Precedeva gli squadroni il generale Duca della Floresfa con lo Stato Maggiore. Gli ufficiali portavano una fascia nera al braccio sinistro e i soldati marciavano con i fucili rovesciati.
Alle ore 13 viene celebrata la Messa solenne di reposizione dell’eucarisitia. E mentre in duomo si svolge la messa, i confrati del Sacro Cuore di Gesù e dell’Addolorata si recano tradizionalmente presso le osterie vicine per la cosiddetta taverna dove consumano pasti tutt’altro che frugali. Terminata la messa cantata, il SS. Sacramento viene posto nell’ostensorio d’oro per la benedizione. Quest’opera di alta oreficeria fu cesellata dal palermitano Salvatore Mercurio nel 1735. E’ alto 84 centimetri e il diametro massimo (alla raggiera) è di 39 centimetri. E’ di stile barocco. La raggiera, che porta in rilievo gemme e smalti posti all’interno come una nube, è sorretta da un angelo con le ali spiegate. Le gemme e gli smalti si ripetono sul fusto in tre sezioni che simboleggiano la Fede, la Speranza e la Carità. Sul piedistallo ci sono delle miniature in smalto che ripetono i motivi eucaristici: il grano e l’uva. I colori degli smalti e delle gemme sono disposti armoniosamente così da far risalire le tonalità chiare su fondi scuri e viceversa.
La benedizione avviene sotto il portale di S. Martino, poi l’ostensorio viene portato in processione percorrendo la piazza Mazzini, la via Orfanotrofio, la via Bagni e la via Roma, rientrando in duomo dalla porta centrale. A questa processione partecipano le confraternite della giornata con le visiere alzate e i vessilli inalberati. Con questa cerimonia termina la prima parte della Settimana Santa alla quale hanno partecipato in forma ufficiale tutte le confraternite.
Altre istituzioni religiose esistevano ad Enna, poi sciolte con le famose leggi del 1860 e degli anni seguenti, e mai più ricostituite. Esse erano: il Collegio di Maria Maddalena, fondato nel 1630 con lo scopo di alloggiare i pellegrini, per cui esisteva una attrezzata locanda dietro la chiesa sita in via Grimaldi; la Congregazione della Misericordia, istituita il 15 novembre 1610 ed avente sede presso la chiesa di S. Antonio “de la Plaza”, il cui scopo era quello di trasportare dal proprio domicilio gli ammalati poveri ai luoghi di cura; la Confraternita di S. Eligio, costituita nel 1670, che aveva sede presso la chiesa del Santo, in via Vittorio Emanuele e aveva Io scopo di diffondere il culto di S. Eligio e che riuniva i mulari e i cavaddari che nelle processioni partecipavano a cavallo; il Collegio di S. Sebastiano, fondato il 4 giugno 1630 da don Giacomo Colajanni, che volle istituire, con atto presso il notaio Leonardo Longis, una dote di maritaggio per le donne povere, ricavandola dal fìtto delle sue terre. Dei Collegi di S. Onofrio, S. Agata, S. Teresa, S. Nicolo e S. Antonio del Cretario o Critazzu si sconoscono la data di fondazione, gli scopi e l’anno in cui furono sciolti. Altre quattro istituzioni religiose: l’Opera Turno della Sera del 1626, l’Opera degli Agonizzanti del 1703, l’Opera 40 Ore, fondata da don Arrigo Grimaldi nel 1690, e la Congregazione di Carità, svolsero un’attività prevalentemente religiosa, promuovendo l’officiatura di sante messe.
Rino Realmuto
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La sacra rappresentazione che viene fatta la sera del Mercoledì Santo nasce nel 1981 per opera del frate Salvatore D’Antona, parroco della parrocchia del “SS. Crocifisso” di Pergusa, coinvolgendo fin dall’inizio l’attuale rettore della confraternita del “SS Crocifisso”, che hanno deciso di prendere spunto da una rappresentazione simile alla stessa che si svolgeva a Cianciana (AG). Fra Salvatore s’impegnò a tal punto da riuscire a coinvolgere tutti gli abitanti del villaggio di Pergusa i quali si improvvisarono attori. Da quel giorno la rappresentazione è andata in scena fino ai giorni odierni migliorandola con varie modifiche sia di personaggi che di scenografie. Alcuni dei personaggi, che recitarono alla prima rappresentazione, continuano a dare il loro contributo ancora oggi per la buona riuscita della sacra rappresentazione. Invece, gli attori che da fanciulli cominciarono facendo comparse di modesto rilievo, oggi recitano il ruolo di personaggi di rilevo e svolgono anche mansioni organizzative.
Nei primi anni la manifestazione si svolgeva in tutto il territorio pergusino, dal Villaggio del Fanciullo al villaggio Gescal fino a giungere nella parte più alta di Pergusa, dove era stato improvvisato un Calvario.
Successivamente per motivi vari la rappresentazione si è concentrata nella piazza antistante la Chiesa, concludendosi al Calvario, che il comune di Enna ha edificato dietro la tribuna dell’autodromo, grazie ad una donazione del terreno. Per i pergusini (volgarmente detti: i lacari) la sacra rappresentazione è vissuta in prima persona con sentita fede, poiché vengono rivissuti i momenti più importanti della passione e morte di Gesù che trasmette altresì agli spettatori, in particolare durante la crocifissione, momenti suggestivi e commoventi. Per tal motivo fin dall’inizio tale rappresentazione rappresenta uno dei momenti principali nel cammino di preparazione alla Santa Pasqua.
Video del Centro Video Mediterraneo di Enna relativi alla Settimana Santa e la Pasqua ennese. Regia di Paolo Andolina
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