Settimana Santa Enna: Giovedì Santo
Enna-city - 14/02/2013
Nelle chiese parrocchiali si effettua la consueta lavanda dei piedi. Il parroco rievoca con dodici ragazzi l’episodio del Vangelo in cui Gesù lavò i piedi degli Apostoli. Il Giovedì Santo è interamente dedicato ai “Sepolcri”. Questa tradizione molto antica consiste nell’addobbare con sfarzo gli altari delle chiese e collocare in artistici tabernacoli e urne di varie forme l’Eucarestia in estensione, che rappresenta Gesù nel sepolcro. Ogni chiesa, grande o piccola che sia, ha il suo “sepolcro”, che viene visitato dai fedeli, dal primo pomeriggio sino a tarda notte. Veri e propri pellegrinaggi si snodano per le vie che portano alle chiese, poiché è tradizione visitare almeno tre “Sepolcri”. Dal Giovedì Santo sino al sabato mattino le campane restano mute. Nel lontano 1871, però, accadde che alcuni ladri cercarono di forzare il portone del monastero di S. Marco. Le suore fecero in tempo ad accorgersene e a dare l’allarme suonando a stormo le campane, senza badare al fatto che era Giovedì Santo. Nei primi anni del 1900 gli ennesi si recavano anche in piazza S. Francesco per ascoltare la banda musicale che suonava dal palco i “responsori”, musiche funebri composte da maestri ennesi. Nella cappella musicale del duomo si conservano ancora gli spartiti dei maestri Francesco Chiaramonte, Giuseppe Coppola, Vincenzo Ragusa e Antonio Pregadio. Di quest’ultimo, che fu il maggiore esponente di questo tipo di musica, ci restano i responsori del Mercoledì Santo del 1858, del Giovedì Santo del 1859 e del Venerdì Santo, a quattro voci, del 1871 e 1879. Elemento comune a tutte le processioni è la banda musicale che precede ogni confraternita, intonando marce funebri. Le marce sono in tutto diciannove, raccolte in un libretto e numerate progressivamente. L’effetto suggestivo della processione del Venerdì, Santo è strettamente legato alla musica suonata dalla banda. Le composizioni migliori e, al tempo stesso, le più eseguite sono: “A mio Padre”, composta dal Maestro Paolo Di Dio nel 1956. E’ tra le marce base, dal tono pacato e tipicamente ondulatorio. La prima parte è in fa minore e maggiore, la seconda parte in re bemolle maggiore. Per la sua tonalità cadenzata è la più adatta ad essere suonata quando il fercolo dell’Addolorata esce dalla propria chiesa. Dura poco più di cinque minuti. “Una lacrima sulla tomba di mia figlia” del Maestro Velia. E’ indubbiamente la più bella e musicalmente più impegnata. La tonalità è in re minore. Inizia con un assolo di clarini, flauti, quartini ed ottavini che si ripete due volte. Ne esce una musica contenuta, corale e soprattutto commovente, specie nel primo e nel secondo ritornello. La parte finale è un continuo crescendo. In queste note tirate e struggenti c’è tutto il pathos di un’atmosfera colma di dolore e di mestizia, quale quella del Venerdì Santo. Tutta la marcia dura quasi cinque minuti. “Piano Eterno” del Maestro Quadrano, è la marcia più lunga e ha un inizio corale che si ripete per ben tre volte nel corso degli otto minuti e mezzo di durata; la sua tonalità è in si minore. Pur essendo una composizione breve, ripetuta più volte, riesce anch’essa molto apprezzabile e notevole, specie nel veloce passaggio di trombe e filicorni. “A mia Madre” del Maestro Paolo Di Dio, composta nel 1948, tra le marce del Maestro Di Dio questa è la migliore e senz’altro la più sentita. Fu scritta nel giorno della morte della madre per dare sfogo al suo dolore. Nel primo ritornello c’è un motivetto che la madre cantava spesso al marito; la tonalità è in mi bemolle nella prima parte, in la bemolle nella seconda. La durata della marcia è di sei minuti.
Rino Realmuto
Video del Centro Video Mediterraneo di Enna relativi alla Settimana Santa e la Pasqua ennese. Regia di Paolo Andolina