I cattolici di Todi tornano alla politica

Anche se l’incontro programmato a Roma dai movimenti cattolici, il Todi 3, noto per i convegni ed i dibattiti, che hanno avuto luogo a Todi, non si è più svolto; non c’è stato il naufragio della coltivata “nuova Concordia“ dell’associazionismo laicale, all’avvicinarsi dello scoglio elettorale.

Si è voluta avanzare, negli incontri di Todi 1 e Todi 2, di Camaldoli, di Reggio Calabria, nei convegni dei Forum delle Associazioni del mondo del lavoro di ispirazione cristiana, una proposta politica dai contenuti condivisibili per un impegno civico maggiore dei cattolici, impegno legato ad una comune responsabilità, da svolgere nel Paese per l’uscita dalla profonda crisi economica, sociale, etica che attraversa la società italiana.

L’anticipata fine della legislatura e le scadenze elettorali hanno solo smorzato, al momento, ogni speranza ed i velleitarismi propositivi ed hanno rinviato un processo difficile, ma ricco di interesse, che mostra una rinata, ritrovata responsabilità a servizio del paese con una più diffusa presenza del laicato cattolico, tentato all’astensionismo o alla dispersione.

Abbiamo seguito nel corso degli ultimi anni, nei movimenti e nelle consulte delle Associazioni laicali il loro travaglio ed il disagio di una presenza critica nei riguardi della politica nazionale e dei partiti, che pure avevano accettato di dare vita al Governo dei tecnici, con l’apporto non indifferente di Casini, mentre avanzava un diffuso indifferentismo alla politica, fino alla predicazione dell’antipolitica ed il dilagante astensionismo nelle elezioni regionali e locali.

Alla vigilia ora di una competizione importante, anche se con regole prive di notevoli segnali di rinnovamento, non ci resta che consolarci e rinviare ad altri tempi le attese riforme, mentre
dobbiamo rimboccarci le maniche, partecipando alla scadenza, forzatamente provocata, e mettere in onda pensieri, proposte dettate dai bisogno di una società, che vive momenti di smarrimento.

Il recupero politico, dopo il Governo dei tecnici, non avviene così su scelte maturate, più espressione della società civile e delle elaborazioni dei movimenti, dell’associazionismo, del volontariato, sulle tesi programmatiche condotte dalla Settimana sociale dei cattolici, agli incontri di Todi 1 e Todi 2, dai convegni dei forum o dai gruppi di Camaldoli, dal terzo settore, dal volontariato, dal mondo sindacale e imprenditoriale, dai Laboratori delle Consulte regionali delle Aggregazioni laicali, attenti alle preoccupazioni espresse dalla CEI e dal suo presidente il cardinale Bagnasco.

La forzata, interruzione della legislatura, senza assolvere, da parte del Parlamento, all’obiettivo della riforma elettorale e all’avvio di alcune iniziative per il risanamento e la crescita dell’economia, in programma da parte dei Governo tecnico, e sollecitate dal presidente della Repubblica Napolitano, hanno ridotto molte delle aspettative di una partecipazione, legata al riformismo cattolico ed al rilancio di un impegno europeista.

Ed è come se fosse venuta meno la proposta alimentata dal dibattito interno dei partiti (Convegno UDC di Chianciano, tentativi di consenso da cercare con le primarie per una pre selezione della classe dirigente, da parte di iscritti o simpatizzanti del Pd, quote rosa in alcune regioni, recupero del voto di preferenza a livello locale, assieme alle rivolte un pò qualunquistiche contro la politica e le caste, alimentate dai costi della politica, ecc.).

La selezione delle rappresentanze parlamentari, con l’anticipato blocco dell’attività parlamentare, è rimasta verticalmente affidata, ancora una volata, alla struttura oligarchica dei partiti, che hanno resistito alla rottamazione degli organi centrali ed alla loro spersonalizzazione, come nel tentativo proposto dall’UDC.

Una parvenza di diversa partecipazione è stata anche quella debole delle primarie del Pd, pur caratterizzata da una notevole mobilitazione e di una apertura ad un ricco dibattito interno, mentre ora siamo già alle liste con presenze catapultate dal centro, con scelte e simboli, talvolta senza
storie e programmi elaborati, se non dalle società di pubblicità e dai sondaggisti.

Una novità, positiva del dopo Governo dei tecnici, sta comunque nel trasferimento della cultura del dialogo e delle larghe intese, che Monti tenta di recuperare, con il nobile gesto di concorrere alla competizione anche se da una posizione, defilata e dialogativa, tutta proiettata all’Europa, da dove giungono apprezzamenti e riconoscimenti di meriti conquistati dal suo governo per il risanamento dei conti italiani e per l’apporto dato al consolidamento dell’eurozona.

Monti non ha ascoltato le lusinghe di restare in riserva, ma con Riccardi, Olivero, Catania, Casini e l’UDC, Fini e Italia Futura, Montezemolo e con l’apporto responsabile di movimenti (Cisl, Acli, Confcoperative, Coldiretti, ed altri) ha intrapreso la fatica di appellarsi, con una sua agenda-programma, alla società civile, di chiamare dai mondi intellettuali, professionali, associativi, sindacali, culturali della società civile, nel condizionato immobilismo partecipativo dettato dalle vecchie regole elettorali, quanti attorno alla sua agenda mostrassero voglia di rinnovare la politica e le istituzioni,

Un nobile e moderno tentativo di restituire alla politica delle facce quella dei programmi, dei progetti, del dialogo ragionato e convincente, per ridare fiducia alle istituzioni, sconfiggere l’antipolitica populista dei grillini, ei rivoluzionari civili, del movimentiamo improvvisato e di convenienza elettorale.

Il bipolarismo di destra e sinistra, tuttavia, non risparmia Monti dalle antiquate abitudini della propaganda esclusivista, a colpi di interventi mediatici, tra quelli intimidatori a quelli che ribaltano la verità, nelle trasmissioni organizzate al travisamento della verità.

La cultura di arraffare il consenso resta prevalente in chi non ha mosso un dito per ritoccare le legge
elettorale ed ha affossato la legislatura anzi tempo, nel tentativo di consolidare un rapporto di forze partitiche antagoniste, oligarchiche e centralistiche, bloccando e ritardando le proposte di crescita per l’occupazione e la ripresa dell’economia.

E poichè ogni fase storica delle democrazie, anche se i processi mostrano difficoltà e tensioni,
legate ai reggitori, ai governanti, alle burocrazie, agli imprenditori, ai lavoratori, non procede in maniera rivoluzionaria ma cogliendo i segni dei tempi, o i bisogni della gente, le disparità e le ineguaglianze da colmare, i servizi da rendere da parte dello Stato e le occasioni da creare, per mobilitare uomini e risorse al fine di realizzare il progresso civile e condizioni di solidarietà
per comunità sempre più umane, non ci resta che partire dagli obiettivi costituzionali e dalla Agenda che ci offre, come ipotetico binario da percorrere, il professore Monti, pensando di integrarlo, estenderlo, renderlo compatibile con la realtà europea ed usufruire dell’esperienza raccolta.

Le nuove vie del Centro politico dei moderati e dei riformisti, della cultura che ha informato per mezzo secolo la vita politica del paese, con la presenza in ruoli determinanti di operatori politici laici e cattolici, che hanno conservato e difeso una memoria identitaria della democrazia italiana, sono oggi riaperte dalla presenza di Monti e da quanti ne apprezzano le potenzialità.

E sono offerte nuove occasioni di partecipazione, all’insegna del rigore etico e del servizio politico ai cittadini interessati al dialogo interpartitico, favorito dalla presenza di cattolici nei diversi contenitori partitici o nelle liste presenti.

La ricerca di aprire le liste e ricercare da parte dei diversi partiti di sinistra, di centro, di destra, come in larga parte avvenuto, personalità del mondo cattolico non è infatti solo un riconoscimento di referenzialità e di allettamento per la raccolta di voti in una più larga pluralità di fedi o posizioni dottrinarie, in un laicato politicamente maturo e stimato, anche quando difende valori poco negoziabili o non negoziabili, legati alla vita, alla famiglia, alla persona umana in tutte le sue relazioni.

C’è inoltre, a conferma di una convergenza sperimentata, come recentemente in Sicilia, un attestato
alle posizioni dei cattolici centristi dell’UDC, che oggi, assieme a Monti, a FLI e ad espressioni mature della società civile, vogliono svelenire il dibattito politico del futuro Parlamento e mediare nelle istituzioni, per una fase nuova della dialettica, della progettualità legislativa, del risanamento dei conti dello Stato, degli interessi del Paese in armonia con le istituzioni europee.

Ed è come ai tempi della Costituente, quando si volle realizzare il massimo di unità a servizio della centralità della persona umana, della famiglia e dei bisogni dei cittadini, in tutto il territorio del Paese, con condivise posizioni sul piano del lavoro, sicurezza, equità sociale,uguaglianza delle opportunità e meritocrazia, della formazione, cultura, ambiente servizi scolastici e sanitari,decentramento delle sedi del governo locale, infrastrutture per lo sviluppo sostenibile, diffuso e paritario, per la sussidiarietà nello sviluppo sociale.

La competizione elettorale sia, pertanto, l’occasione offerta ai cittadini, presenti nelle liste o da semplici elettori, di completare le agende del futuro Parlamento, rispettando le aspirazioni del popolo e della sua cultura solidaristica, della sua fede, della sete di giustizia e di uguaglianza, di una democrazia veramente partecipata, che non accetta il perdurare delle odierne disparità tra Nord e Sud e l’accrescimento delle disuguaglianze sociali tra i cittadini di uno stesso paese.

Ferdinando Russo
onnandorusso@alice.it

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