Enna. “Ho deciso oggi di restituire la tessera del Pd, del quale sono stato uno dei fondatori. La palesemente illegittima ed indecente decisione della commissione nazionale di garanzia, che ha escluso Crisafulli dalle liste elettorali, mi ha convinto che questo non è più il partito democratico che credevo di conoscere: non lo riconosco nei modi ultimativi, nella procedura priva di ascolto, nel mancato rispetto delle sue stesse regole, nella inappellabilità di un provvedimento assunto all’ultimo momento e senza alcuna consultazione del partito siciliano, nell’atteggiamento di tipo fortemente razzistico che lo sottende”. A annunciare il suo addio al partito di Bersani è Cataldo Salerno, presidente dell’Università Kore di Enna ed ex presidente Pd della Provincia ennese. Salerno, in particolare, ritiene “gravissimo che il segretario Giuseppe Lupo e i segretari provinciali di tutta la Sicilia che con lui avevano sottoscritto nei giorni scorsi un documento unanime, con il quale chiedevano al Pd nazionale di rispettare le decisioni degli organi regionali del partito e i risultati delle primarie, siano stati trattati non come dirigenti politici rappresentanti della più grande regione italiana, ma al pari di agenti di zona o persino di piazzisti di una Spa che ha la sede centrale altrove. Le motivazioni addotte da Berlinguer – dice ancora – appaiono, poi, prive di qualsiasi senso del ridicolo: in pratica, un giornale, un’attrice e un cantante avrebbero determinato l’inquisizione e la sentenza, e persino ‘i motivi di opportunità sarebbero soltanto ‘uno’, e neppure quello spiegato”.
Nel futuro di Salerno c’è “la costruzione o la partecipazione ad un movimento che guardi all’Italia e all’Europa a partire da un radicamento locale, e che possa dialogare alla pari con i partiti nazionali sulla base di programmi e non di faide”.
“‘D’altra parte, la formazione delle liste siciliane per le elezioni di febbraio – conclude l’ex democratico – sta dimostrando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che i partiti romani non tengono in alcuna considerazione il punto di vista delle loro stesse sedi decentrate e dei loro stessi dirigenti periferici, ma subiscono invece volentieri le pressioni dei non iscritti e le decisioni di forze locali autarchiche”.
Adnkronos