Domani, sabato 5 gennaio, dalle ore 10.30 in poi, per l’intera mattinata, starà in viale Strasburgo a Palermo, nei pressi dell’abitazione del Procuratore Pietro Grasso, il posterbus che si allega.
Il posterbus chiede a Grasso un impegno nei confronti di Bersani per impedire la ricandidatura nel PD di collusi con la mafia come il senatore Mirello Crisafulli o di soggetti adusi a lisciare il pelo agli amici di Cosa Nostra come l’On. Capodicasa. Arnone alle ore 11.00, con affianco il poster bus incontrerà i giornalisti interessati.
Ma già oggi pomeriggio Arnone parteciperà con un documento che distribuirà a tutti gli interessati alla riunione della direzione del Partito Democratico siciliano che si tiene a Palermo alle ore 15.00 presso il NH Hoteles (ex Jolly Hotel).
Nel documento viene illustrato il programma che Giuseppe Arnone realizzerà nelle prossime settimane, sempre con l’ausilio dei poster bus, coinvolgendo direttamente e personalmente, oltre a Pietro Grasso, Umberto Ambrosoli, Rosaria Capacchione e Walter Veltroni.
L’articolazione del programma e il ragionamento politico di Arnone può essere agevolmente letto nel documento che pure si allega e che appunto sarà distribuito quest’oggi alla riunione del PD.
In estrema sintesi Arnone fa osservare nel documento che i disastri elettorali siciliani che hanno visto il Partito Democratico dimezzare i suoi consensi in solo quattro anni e ad esempio in Provincia di Agrigento passare da 43mila voti delle regionali del 2008 ai 19mila di oggi, divenendo il quarto partito dopo grillini, PDL, e UDC, già da soli imporrebbero il pensionamento di gente come Lupo e Capodicasa. Ed Arnone dopo aver ricordato che la sua legittimazione popolare deriva dal fatto che nel 2008, alle elezioni provinciali, Arnone da solo ha preso proprio 19mila voti, gli stessi che prende adesso l’intero PD, spiega che intende portare nel cuore della campagna elettorale della Lombardia, ove saranno candidati i simboli dell’antimafia Pietro Grasso e Umberto Ambrosoli, le candidature di Crisafulli e Capodicasa.
Arnone esprime questo concetto: “Puzza di razzismo riservare ai lombardi la candidatura di Pietro Grasso e ai siciliani quella di Mirello Crisafulli. Ebbene invece che a Milano, ove hanno conosciuto il sistema tangentizio che ruotava attorno a Filippo Penati, abbiano ben chiaro quale sia la storia, il modo di procedere, il modo di colludere, i rapporti con la peggiore imprenditoria e il linguaggio e i messaggi tangentizi di un uomo come Mirello Crisafulli che rappresenta per noi siciliani un esempio più deteriore di quello di Salvo Lima. Lima non fu mai registrato mentre parlava di appalti e spartizioni varie con un capo mafia, né fu mai registrato mentre dava assensi e benedizioni ad accordi tra gruppi imprenditoriali, né fu mai registrato mentre chiedeva che imprenditori “battessero colpi” ovvero versassero tangenti per ottenere appalti. Vedremo cosa diranno di cotanto uomo Rosaria Capacchione, Pietro Grasso, Umberto Ambrosoli. E cosa dirà di lui e di Capodicasa – ovvero dell’ex ministro che commemorava il sindaco rimosso per mafia, congiunto strettissimo di mafiosi in galera, definendo gli uomini dell’antimafia “corvi, sciacalli e iene” – il Partito Democratico lombardo.”
Arnone nel documento ricorda che per tentare di tacitarlo da anni gli viene negata la tessera del partito, con trucchi ed indecenze varie, tessera che gli viene negata da quando ha utilizzato la sua posizione per costringere Crisafulli a ritirare la candidatura da sindaco di Enna malgrado le primarie stravinte.
Ad ulteriore riscontro dei concetti qui espressi si allegano sia il documento che verrà distribuito oggi alla riunione del PD, sia le immagini dei posterbus che saranno domani innanzi casa di Grasso e successivamente di Capacchione, Ambrosoli, Veltroni.
Avv. Giuseppe Arnone
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Perché Bersani, sollecitato da Pietro Grasso e da Rosaria Capacchione dovrà ripetere la scena già vista nell’aprile 2010 all’epoca delle comunali di Enna e “invitare” Crisafulli e Capodicasa al passo indietro.
Gentilissimi dirigenti regionali del Partito Democratico riuniti oggi, 4 gennaio, a Palermo, io dovrei essere riunito insieme a voi. Per pacifica volontà popolare, per elementari regole democratiche e per una storia personale assolutamente coerente. A proposito, come vedremo, oggi l’intero Partito Democratico conta in Provincia di Agrigento circa 19mila voti. Esattamente quanti ne ho presi io, da solo, senza liste alle elezioni del presidente della Provincia nel 2008. Una bella serie di imbrogli posti in essere da alcuni di voi ed avvallati dal segretario regionale lo impediscono. Come comportamenti indecenti imposti da Capodicasa e Crisafulli ed avvallati in alto loco hanno portato a stracciare la mia accettazione della candidatura alle regionali già autenticata, e ad impedire la mia pacifica elezione.
Ma purtroppo in questo Partito si fanno più violazioni, più imbrogli, che politica. A proposito Peppino Lupo, tra breve apriremo anche la partita dei bilanci regionali. Nel nostro Partito dovrebbe quasi mettersi un cartello “qui non si fa politica”, si fanno clientele, disastri elettorali, corsi di formazione, dispersione di denaro pubblico, bilanci truccati, ma non si fa politica.
Adesso, prima di illustrarvi quello che è il mio programma politico, da condurre in prevalenza a Milano e in Lombardia e a Napoli, vi fornisco alcuni dati politici importanti, essenziali, che certamente mancheranno nella relazione di Lupo.
Noi, Partito Democratico, alle elezioni siciliane abbiamo subito la più clamorosa sconfitta della nostra storia, della storia del centro sinistra. Abbiamo semplicemente dimezzato i voti del precedenti regionali. Nel 2008 avevamo oltre cinquecentomila voti, adesso duecentocinquantamila. In altri tempi Lupo sarebbe stato cacciato via a calci.
Crocetta è al governo della Regione. Ma questo è avvenuto contro la gran parte del Partito grazie alla intelligenza e al coraggio politico di pochi. Innanzi tutto di chi meriterebbe un monumento, come Antonello Cracolici, ed è invece vittima di una vera e propria indecente attività persecutoria. Lupo, noi abbiamo Crocetta presidente semplicemente perché alcuni di noi, quelli che io stimo di più, quelli che hanno intelligenza politica e coraggio civile, hanno spaccato l’alleanza di centro destra.
Ma l’intelligenza, il coraggio, e la lucidità di Crocetta, Lumia, Cracolici, Panarello, e pochi altri, non sarebbe stata sufficiente se in loro soccorso non fosse venuta anche la dabbenaggine di un pezzo di centro destra che grazie al cielo ha ritardato di tre mesi quello che sta avvenendo oggi: l’abbraccio tra Gianfranco Micciché e Silvio Berlusconi.
Ma chi tra di noi ha lavorato per spaccare il centro destra merita comunque un monumento e non la guerra selvaggia che stiamo vedendo all’ARS: il centro destra è stato frammentato innanzi tutto sui contenuti, sugli interessi e sui programmi. La vera storia del governo Lombardo deve essere ancora scritta, ed è una storia nella quale occorrerà dare atto di battaglie vere che hanno portato Lombardo dalla parte giusta come quella sui termovalorizzatori, su i rifiuti, sulla sanità, sulla formazione. Con tante contraddizioni per carità ma anche con nitidezza di progetti e contenuti, affidati a gente nostra e di primo ordine, quali Giosuè Marino, Mario Centurrino, Piercarmelo Russo.
E quando si scriverà la storia occorrerà anche evidenziare che l’azione di Lombardo e di Cracolici, e di Marino, e di Centurrino, ecc. ecc. ha pure mosso i potenti interessi illegali e torbidi che stanno dietro all’azione di un pezzo di magistratura deviata. Qualcuno, se vuole, vada a leggersi quello che la magistratura ha già accertato sul ruolo di Ignazio Fonzo, alter ego del Procuratore Gennaro, in ordine alle fughe di notizie vere e false per colpire l’accordo Lombardo – Pd. Nei giorni in cui La Repubblica e il Corriere della Sera preannunziavano l’arresto di Lombardo, Fonzo effettuava decine e decine di conversazioni con quei giornalisti: preciso, le conversazioni erano nelle ore precedenti gli articoli.
Ma voi, cari dirigenti del PD, non fate politica e quindi fino ad ora di queste cose non vi siete occupati.
Già, voi non fate politica. Tra breve vi illustrerò le ragioni di indecenza, di immoralità, che costringeranno Bersani, inseguito da Pietro Grasso, da Rosaria Capacchione, e dal Partito della Lombardia e dell’Emilia ad invitare Capodicasa ad andare in pensione, a godersi, lui che ha fatto sempre e solo politica, una pensione da sogno.
Ma immediatamente vi spiego le elementari ragioni attinenti la responsabilità politica che ormai è sparita, quale concetto, quale valore, dai vostri orizzonti che avrebbero dovuto impedire, solo in relazione ai risultati elettorali, la settima candidatura parlamentare di Capodicasa.
Andiamo alle comunali di Agrigento di questo anno 2012. Capodicasa ha concluso un alleanza con Di Mauro, l’MPA, il FLI, e centristi vari, a sostegno della sua candidata, l’attuale assessore regionale Mariella Lo Bello. L’alleanza Capodicasa – Di Mauro ha avuto oltre il 35% dei voti. La candidata sindaco venti punti meno, solo il 15%. Il Pd di Capodicasa il 7% e due consiglieri su trenta. Conoscete disastri politico – elettorali più gravi? Ai tempi di La Torre sarebbero andati tutti a casa. Qui invece è l’opposto. Per inciso, ad Agrigento bisognava stricarsi con Di Mauro e non fare le primarie perché le primarie potevano dare risultati molto poco graditi a Capodicasa.
Andiamo alle regionali di Agrigento. i numeri sono i seguenti, peggiori di quelli dell’intera Sicilia: nel 2008 43mila voti, nel 2012 19mila, molti meno della metà! Il PD, nell’intera Provincia di Agrigento è divenuto il quarto partito, il quarto. Il primo sono i grillini, il secondo il PDL, il terzo l’UDC, il quarto il PD. Capodicasa, basta minchiate: nel 2008 vi era la lista Finocchiaro oltre a quella del PD, e la lista Finocchiaro era composta anche da iscritti al PD, da uomini del PD. Adesso la lista Crocetta era composta solo e soltanto da amministratori comunali provenienti direttamente dal centro destra.
Questo è un limpido ragionamento politico, fortissimo perché fondato sui numeri. Poiché questi ragionamenti in questo Partito non devono avere spazio, mi è stata negata pure la tessera. Con un provvedimento illegale che costituisce reato di diffamazione: per negarmi la tessera hanno scritto il falso e sono stati querelati. Hanno scritto che lo statuto vietava di rilasciarmi la tessera perché ero stato rinviato a giudizio per tentata estorsione. Balla spaziale per la quale adesso dovrò essere risarcito, per la diffamazione e per la mancata candidatura alle regionali. Già, perché per impedirmi la candidatura mi è stata negata la tessera a fine agosto adducendo la mia incompatibilità.
Ma andiamo alla sostanza. Cosa farò io adesso? È molto semplice. Se Bersani ritiene che Capodicasa e Crisafulli sono figure degne da essere mandate in Parlamento è utile far sapere a tutta Italia quali sono le storie e i valori di questi signori.
Già domani, sabato 5, porterò il posterbus che vedete raffigurato qui sotto innanzi l’abitazione di Pietro Grasso qui a Palermo in viale Strasburgo. Solo per l’intera mattinata. Grasso deve sapere che la lotta alla mafia va fatta, come ci ha insegnato Paolo Borsellino, innanzi tutto con la matita nella cabina elettorale. E poiché abbiamo la lista bloccata i collusi con la mafia non vanno candidati. E Crisafulli è un colluso. È un colluso, utilizza metodi mafiosi, è un bugiardo. Tutti voi avete assistito all’aggressione fisica ed intimidatoria da me subita nel corso della riunione della direzione del Partito del 21 settembre 2011. Prima mi ha aggredito Crisafulli, rifilando perfino un calcione, per sbaglio, ad Angela Bottari, e poi fuori Mario Alloro. Migliavacca aveva il prosciutto sugli occhi e non ha visto nulla. Lupo aveva la mortadella invece, e pure lui non ha visto nulla. Quando ho messo i manifesti a Enna sul caso Crisafulli – Bevilacqua, con metodi mafiosi avanti andava l’attacchino comunale con i miei manifesti e dietro l’attacchino di Crisafulli a coprirli. In tempo reale. Poi sui giornali, vi suggerisco Grandangolo, potete leggere la pinocchiata del secolo: Crisafulli che non solo da del colluso a me, ma scrive che Bevilacqua, quando si è incontrato con lui, non era ancora stato colpito da provvedimenti e sentenze giudiziarie. Aveva soltanto una condanna a dieci anni e un pesantissimo mandato d’arresto.
Caro Lupo, se poi sugli occhi vuoi mettere non fette di prosciutto, ma prosciutti interi, allora puoi pensare che con una simile cultura e con simili sistemi il popolo di Enna ha tributato i seimila e passa voti a Crisafulli. Io ho una bella esperienza nella capitale degli imbrogli della mia Provincia. Alle prime primarie, a Cattolica Eraclea, io presi due voti e Capodicasa 998. Avevano votato il doppio degli elettori del PD alle regionali. Non so se “votato” è il verbo più corretto. Alle elezioni successive mi recai personalmente come rappresentante di lista. La differenza tra me e Capodicasa scese da mille voti a soli centocinquanta…
Si, lo ripeto, Crisafulli è un colluso, o quantomeno certamente lo è stato sino a pochissimo tempo addietro quando si incontrava con il capo mafia Bevilacqua per dare benedizioni ad accordi tra imprenditori, accordi graditi al capo mafia, e dava addirittura al capo mafia indicazioni su “colpi forti”, ovvero tangenti, da pagarsi da imprese se volevano quel determinato appalto. Un colluso che forniva dalle sue labbra garanzie al capo mafia in ordine al comportamento di imprenditori chiacchierati, assai chiacchierati, come i fratelli Gulino.
Leggerete adesso, qui di seguito, i testi dei posterbus ove è anche illustrato il noto rapporto tra Capodicasa, il clan dei Gueli di Campobello di Licata, e la considerazione che di Capodicasa e del suo ruolo rispetto alla mafia e ai collusi, hanno sia all’interno di Cosa Nostra, sia all’interno degli apparati investigativi.
Qui di seguito invece è utile che vi spieghi il mio programma:
a) Iniziamo sabato 5 con Pietro Grasso e il posterbus che vedete qui si seguito avanti casa sua a Palermo.
b) Lo stesso posterbus lo porterò avanti la sede del Partito Democratico di Milano, in Lombardia, e penso di rendere più effervescente l’iniziativa comunicando che dormirò dentro il posterbus sino a quando il segretario regionale della Lombardia e il candidato alle regionali Ambrosoli non mi incontreranno per darmi la loro pubblica solidarietà nella mia battaglia per togliere i collusi dalla lista del Partito Democratico. Capirete che in Lombardia ci sono le regionali, in Lombardia è scoppiato lo scandalo di Penati, delle tangenti e di Sesto San Giovanni, e portare in Lombardia le meravigliose storie di Capodicasa e Crisafulli significa fare l’en plein.
B1) riflettete bene: è ingiusto riservare agli elettori Lombardi Pietro Grasso e agli elettori siciliani Crisafulli e Capodicasa. Puzza di Razzismo. È una scelta razzista. E allora ribaldiamola. Se per Bersani vanno bene Capodicasa e Crisafulli rieletti in Parlamento in Sicilia, devono andare bene anche in Lombardia, l’Italia dev’essere una ed una soltanto. E Ambrosoli, figlio di un eroe, deve sapere che Bersani candita Crisafulli. Io penso che Crisafulli sia peggio di Salvo Lima, per la semplice ragione che nessuno ha mai registrato colloqui di Salvo Lima con i mafiosi, che nessuno ha mai sentito Salvo Lima parlare con il capo mafia di benedizioni da dare alle imprese, o di colpi forti che le imprese devono pagare o battere per ottenere appalti. Questo è Crisafulli. Eguali per Lima non ne abbiamo.
B2) vedete, cari dirigenti del PD, io sono un uomo gioioso che tra l’80 e il ’92 ha pianto poche volte. Avanti a Pio La Torre e a Rosario Di Salvo uccisi, avanti al volto di Pio bucato da un proiettile. Al funerale di Giovanni Falcone. Innanzi alle immagine della bomba di via D’Amelio: in quell’occasione ruppi anche il televisore, con Paolo Borsellino avevo un rapporto personale. Adesso i pentiti raccontano di riunioni, la prima esattamente vent’anni addietro, di super killer dedicata interamente alla mia persona. Un altro racconta di avere proposto lui, pochi anni addietro, al capo mafia provinciale e super killer Giuseppe Falsone di “tapparmi la bocca” perché parlavo assai.
Ed avendo questa storia, e avendo tra l’altro subito pubbliche minacce di morte dal padre, sindaco rimosso per mafia, il cui figlio e il cui genero sono in galera con condanne irrevocabili, e sono indicati dai pentiti come “componenti del gruppo di fuoco” del capo mafia della Provincia, non ho timori ad espormi contro gente che fa paura come Mirello Crisafulli o come lo stesso Capodicasa e i comportamenti suoi e dei suoi amici.
c) Andiamo avanti con il programma. Andrò ovviamente anche a Napoli, sempre con il poster bus, permarrò avanti la sede del Mattino di Napoli per incontrare la giornalista Rosaria Capacchione che leggo oggi sui giornali vuol condurre in Parlamento “una battaglia per liberare il sud dai poteri criminali”. E una donna che ha questo programma politico deve certamente conoscere chi sono Crisafulli e Capodicasa.
Credo che tutti questi eventi avranno un amplissimo eco del sistema mediatico nazionale, da un lato perché agli organi di stampa non sembrerà vero di mettere in rilievo tutto questo popò di roba, dall’altro perché anche gli amici di Ingroia si butteranno a pesce su Crisafulli, Capodicasa e la mia battaglia.
Io penso proprio che non arriveremo a ciò perché basta enunciare il programma che la battaglia si vince senza neanche combatterla. Bersani è persona saggia ed intelligenze e Renzi gli fornirà anche qualche buon consiglio. Noi del Partito Democratico dobbiamo governare il Paese e realizzare il rinnovamento.
Avv. Giuseppe Arnone
comunicato stampa: riceviamo e pubblichiamo