Il 6 gennaio 2013 la superiora a riposo suor Aurelia Spampinato della congregazione servi dei poveri del Santo Padre Giacomo Cusmano, compie 100 anni, mentre il novembre del 2012, ha compiuto 80 anni di vita religiosa assistita con amore cristiana dai familiari consorelle e dai familiari, nell’istituto di Palermo dal 200.La suora più longeva delle “Bocconiste”. Nata a Valguarnera il 6- 1- 1913 da una famiglia della media borghesia, il padre ebanista scultore e piccolo proprietario terriero, cresciuta da una famiglia dalle radici profondamente Cristiane, a 17 anni appena diplomata maestra elementare il padre come era consuetudine allora la promette ad un giovane medico di Catania che l’aveva chiesta in sposa, costui l’aveva sconosciuto tramite la sorella che studiavano insieme nell’istituto magistrale. Entrambi i genitori credettero per il bene della figlia, che era un buon partito, essendo un medico rispetto ad altri pretendenti (essendo la ragazza di bella presenza, vivace e intelligente che si faceva notare) di fare un buon matrimonio. Ma lei da tempo sentiva nel suo cuore ogni giorno crescere la vocazione e il desiderio di consacrarsi alla vita religiosa e grazie all’intervento del sacerdote Giacomo Magno, parroco della loro parrocchia e guida spirituale della sua famiglia, convinse i genitori, che non condividevano in un primo momento, la decisione della loro figlia Carmela di diventare suora, seguendo la figlia più grande Agostina. Entra nel noviziato nel novembre 1931 nella congregazione delle serve dei poveri a Palermo il 5 novembre del 1932 mise i voti, assumendo il nome da religiosa di suor Aurelia, la sua prima sede fu a S. Cataldo nel 1936, dopo venne trasferita a Centuripe. In quel paese la realtà era molto più dura, le suore vivevano in un angusto fabbricato che era l’abitazione del custode del vecchio cimitero di San Nicolò, quattro anni prima avevano fondato l’ospizio con l’aiuto dei notabili del paese e del sacerdote canonico Antonino Mammano. Con tante difficoltà stenti e privazioni le religiose con amor cristiano portavano avanti gli insegnamenti del loro fondatore, assistendo i poveri, gli infermi e le orfanelle che bussavano ogni giorno alle loro porta. Durante la seconda guerra mondiale l’ospizio fu bombardato, e nonostante ciò le suore eroicamente andarono incontro ai bisogni dei poveri. Suor Aurelia Spampinato dirigeva la mensa dei poveri, e con i sacchi bianchi della farina riuscì a fare gli abiti per le orfanelle, che erano lì ospitati. Collaborava attivamente con la superiora suor Stefanina, anziana e cagionevole di salute che spesso sostituiva in alcuni gravosi compiti. Nel 1950 viene nominata Superiora, è i il primo atto che fece con l’aiuto del Comm. Prospero Mammano e di sua moglie, grazie a ingenti beni lasciati da diverse famiglie fra cui si distinse la famiglia Mammano D’amico, all’ospizio San Nicolò e un contributo dato dallo stato come risarcimento a parte delle costruzioni distrutte durante l’ultima guerra, furono possibili i lavori per la ricostruzione e l’appianamento dell’istituto, in quel in momento di grande crisi di lavoro, dette la possibilità a molti muratori padri di famiglia di poter lavorare. Poco dopo l’ospizio S. Nicolò diventò fondazione “Pietrangelo Mammano D’amico”. La Superiora Aurelia Spampinato diventa Direttrice Economa, le suore sono aumentate di numero da 4 – 11, le orfanelle superano il numero di 120, gli anziani ricoverati fra uomini e donne diventarono 90, sarà realizzata un poliambulatorio gratuito per i poveri, le classi dell’asilo da 2 diventano 4. Viene istituita la scuola elementare parificata che accoglie molti bambini non solo quelli presenti in Istituto ma anche dall’esterno. Per le orfanelle di età da adottare cerca lei con cura le famiglie, che possono dare affetto e garantire un avvenire. Per quelle che rimangano nell’istituto cerca di dare loro un avvenire facendoli diplomare, facendoli diventare infermiere grazie all’intervento delle suore dello stesso ordine che prestano la loro opera assistenziale spirituale negli ospedali di Catania e provincia. Le ragazze che si sposano gli fa avere una dote nuziale alcune sposano carabinieri, professionisti e artigiani del luogo, altri impiegati e contadini che lavorano nelle immense proprietà della “Pia Opera,” qualcuna rimane per sempre nell’istituto come impiegata stipendiata, mentre 9 orfanelle seguendo le virtù delle loro maestre diventano suore dello stesso ordine. All’interno dell’istituto realizza due appartementini autonomi, che servono per accogliere le donne maltrattate dai familiari, che possono essere ospitati insieme ai loro figli, tutto questo in collaborazione con le amministrazioni pubbliche religiose e militari. Farà anche realizzare due colonie estive una nella villa gentilizia in contrada Mandarano e l’altra in contrada Tagliaccasse. Nel Marzo 1964 viene trasferita come Superiora in altro istituto, le autorità il clero e la popolazione le si stringono strette attorno, grati e commossi, con la più viva speranza di rivederla madre e maestra dei poveri di Centuripe. Tale speranza verrà esaurita la Superiora ritorna, con la sua intaccabile capacità di aiutare il prossimo sorretta da una fervente fede seguendo le orme del fondatore della congregazione. Gli anziani vengono assistiti continuamente, non mancano le cure mediche e il sostegno psicologico e affettivo. I locali che li ospitano non più angusti ma arieggiati, ampi, puliti, confortevoli, sempre impegnati con attività ludiche, ricreative, fa di tutto perchè la loro esistenza sia serena e attiva che non si spezzi il filo sottile che tiene questi anziani legati con i loro figli, la maggior parte emigrati. Fa realizzare una bella e grande cappella, perchè gli anziani da loro assistiti soli, non vengano sepolti e abbandonati sulla nuda terra fra l’erbaccia, ma abbiano una degna sepoltura cristiana con amore materno e filiale. Nel 2000 lascia per limiti di età la guida dell’istituto, tutti quelli che l’hanno sconosciuta hanno detto che la sua esistenza è un esempio di sublime virtù cristiana, un lungo percorso tortuoso accompagnato dalla grande forza della luce della fede al servizio del prossimo, dei poveri, degli ultimi, degli ammalati. E ora che anche lei è inferma in questo tragitto, come papa Paolo Giovanni II, offre la sua sofferenza e le sue preghiere per il bene e la pace dell’intera umanità.
Nel 1995 in occasione dei festeggiamenti della rivoluzione francese, in collaborazione con la Comunità Europea, l’università della Sorbona di Parigi viene portata la commedia “Fra Rivoluzione e Fede“ di Vittorio Spampinato. “Ciò creo grande imbarazzo in prima momento fra gli organizzatori: politici, uomini di cultura, illustri accademici in gran parte agnostici e anticlericali, dell’università francese, ma dovettero ammettere che l’opera era di grande valore culturale, storica e sociale pure se era impregnata di religiosità ebbe un buon consenso di critica sia da parte degli esperti in materia che di pubblico. Questo spettacolo fu proposto nei vari teatri è anche nelle scuole superiori e universitarie francesi che riscuotendo un grande successo. L’arcivescovo di Parigi complimentandosi con l’autore dell’alto valore religioso di quest’opera gli chiese a quale Santa si era ispirata lui semplicemente rispose a nessun, ma ad una sua zia suor Aurelia, Superiora della congregazione dei servi dei poveri fondata da San. Giacomo Cusmano, che da circa 50 anni con dedizione presta la sua assistenza ai bisognosi presso “la Pia Opera Pietrangelo Mammano D’Amico di Centuripe”.