I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale unitamente a quelli della Stazione di Pietraperzia, al termine della principale fase delle indagini avviate sul grave danneggiamento prodotto nella notte tra il 10 e l’ 11.02.2012 ai danni della struttura e degli uffici presenti all’interno dei locali di via Nicoletti di Pietraperzia, dove da circa sei mesi era iniziata l’attività di un Call Center, hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Enna tre persone di cui uno quale presunto autore materiale del grave danneggiamento ed altri due quali presunti favoreggiatori o persone che hanno comunque ostacolato le indagini, anche con dichiarazioni mendaci o reticenti alla stessa A.G.
Le indagini sul grave episodio di danneggiamento, a seguito del quale è stato registrato il corale ed unanime sdegno dell’intera comunità pietrina e di tutte le Istituzioni ed Autorità Civili e Religiose che la rappresentano (S.E. IL Vescovo di Piazza Armerina, Sindaco di Pietraperzia Assessori, ed anche di esponenti politici provinciali e nazionali), con l’immediata condanna morale dei responsabili che hanno tentato di far svanire un’opportunità di impiego per molti giovani del paese mediante la completa distruzione di tutte le apparecchiature informatiche presenti all’interno del call center, dopo pochi giorni dal fatto hanno imboccato una pista ben precisa stante il fatto che dall’esame della centralina dell’allarme era emerso che qualcuno che era in possesso della chiave d’ingresso e della perfetta conoscenza del codice di disattivazione dell’allarme stesso, era entrato la stessa notte dei fatti, verso le ore 01,30 all’interno dei locali.
L’ effrazione prodotta ad alcune pareti in cartongesso ed a due serrande posteriori, trovate completamente divelte, si è rilevata essere stata, di fatto, un tentativo, tanto ingegnoso quanto inutile, di cercare di depistare le indagini e di far credere che il fatto fosse stato commesso “dai soliti ignoti”. L’autore era da ricercarsi pertanto nel ristretto numero di persone che potevano accedere alla struttura e che ne possedevano sia le chiavi d’ingresso che il codice segreto che permetteva di disattivarne l’allarme anti intrusione.
Tra questi emergeva in particolare la figura di M.S., giovane 29/enne del luogo, che, dopo aver avuto un periodo di collaborazione con i titolari della società di Catania che gestisce il citato Call Center, risultava aver avuto con gli stessi, proprio nei giorni precedenti al fatto, dei forti dissidi.
Pur in presenza dei gravi sospetti emersi pertanto fin dai primi giorni è stato necessario per gli inquirenti trovare “le prove” di quanto veniva ipotizzato.
E’ stato necessario pertanto effettuare, su delega dell’A.G., una serie di perquisizioni domiciliari che hanno portato i reparti operanti a ricercare e sequestrare numerose paia di scarpe trovate nelle abitazioni dei soggetti sospettati .
Il confronto tra le impronte lasciate sui pannelli in cartongesso divelti ed un particolare paio di scarpe rinvenute nell’abitazione di uno dei sospettati hanno portato i Carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale prima e del Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina successivamente a dare totale conferma “scientifica” che “proprio” quel paio di scarpe era quello che era calzato quella notte dal soggetto che era penetrato nei locali del call center.
Tale risultanza, di assoluto valore probatorio, è stata pertanto determinante nel poter deferire all’A.G. il giovane indagato sul quale nel frattempo erano stati raccolti numerosi altri indizi.
Tali elementi hanno dunque consentito alla Dott.ssa Paola D’Ambrosio, Sostituto Procuratore della Repubblica di Enna, titolare delle indagini, a richiedere al G.I.P. un’adeguata misura cautelare nei confronti dell’indagato. Il G.I.P. del Tribunale di Enna, Dott. ssa Maria Luisa Bruno, concordando con le risultanze rappresentate dalla Procura della Repubblica, ha disposto doversi formalmente procedere nei confronti del predetto, prevedendo nei suoi confronti l’applicazione della misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Pietraperzia.
L’indagato è stato pertanto rintracciato presso la sua abitazione dove i Carabinieri gli hanno notificato il provvedimento in questione. Lo stesso ha dovuto pertanto, dopo gli adempimenti di rito effettuati presso gli uffici del Comando Provinciale di Enna, allontanarsi da Pietraperzia e stabilire la sua dimora in un altro Comune in attesa delle ulteriore determinazioni dell’Autorità Giudiziaria.
Ulteriori indagini e perquisizioni sono state condotte nel corso della stessa giornata al fine di determinare se il primo indagato possa abbia avuto il concorso o la collaborazione di qualcuno per mettere in piedi la messinscena della falsa intrusione. Le indagini continuano ancora pertanto in tal senso.