Enna: Forse la Statua della Madonna arrivò nel porto di Catania invece che naufraga a Messina

Enna. Quando nel 1412 giunse la statua della Madonna, a Castrogiovanni una parte della popolazione praticava, nei giorni seguenti alla raccolta del grano, gli antichi riti pagani di ringraziamento rivolti a Demetra. Sull’argomento, unanimi sono i pareri degli studiosi della storia e della cultura ennese, tra questi Vincenzo Littara, padre Giovanni de’ Cappuccini, Vincenzo Lo Menzo, Paolo Vetri, padre Vincenzo Grimaldi Petroso e tra i contemporanei E.Sinicropi, S.Morgana, C.G.Severino, R.Realmuto, A.M.Corradini, E. Fontanazza, M.C.Di Natale, O.Trovato, R.Lombardo. Vero è che gli ennesi invocarono per la prima volta la Vergine quando San Pancrazio nel II secolo predicò il verbo del Signore ai poveri “Fullones”, cardatori di lana presso il vallone Valverde, convertendoli, ma è vero anche, afferma Salvatore Morgana, che “nel tempo seguente ricaddero nell’idolatria, allontanandosi dalla fede cristiana”. Ciò è avvalorato dal fatto che re Martino nel 1386, come precisa padre Giovanni de’ Cappuccini nel suo manoscritto “Storia veridica dell’Inespugnabile città di Castrogiovanni” (1752), “ventisei anni prima dell’arrivo della Madonna da Venezia, bandì tutte le feste e solennità che si celebravano in onore di Cerere, Proserpina e Bacco”. Sull’avvento della statua, lo stesso padre Giovanni dice che “…pervenuta la notizia del suo arrivo nel porto di Catania, i castrogiovannesi si recarono nella città agatina per rilevare e trasportare la sacra effige a Castrogiovanni”. Ciò potrebbe essere una verità storica in quanto i due Magistrati dell’Universitas, insieme ai due Dignitari della chiesa Matrice e all’esperto ebanista, a Venezia imbarcarono il Simulacro, acquistato in Campo de’ Frari, nel veliero “Nostra Signora della Salute” diretto in Spagna, “atteso che doveva far scalo intermedio nel porto di Catania”. Ma secondo i noti avvenimenti fantasiosi, al limite della leggenda, la cassa con la sacra Effige approdò naufraga a Messina e da quella città, dice ancora padre Giovanni, “venne portata alle falde del monte Enna, attraverso la Val Demone, insieme alla statua di San Giovanni Battista”(!). Sono evidenti nuovi elementi rispetto alla tradizione, ma contradditori con essa. Vincenzo Littara, nella sua “Historiae Aennensis”(1586), annota che la regina Eleonora,“nel 1307, fece costruire e dedicare a Santa Maria Maiuri la più grande chiesa della città”. Si configurerebbe, precisa, “una devozione prima alla Madonna Assunta, poi a quella delle Grazie e infine della Visitazione, ma comunque sempre di Maria al posto di Cerere”.

Fu nel XVI secolo che la municipalità di Castrogiovanni pensò di solennizzare la festività patronale il 2 luglio, giorno in cui la Chiesa, sin dal 1263, festeggia la Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, estesa a tutta la cristianità con bolla di Papa Urbano VI nel 1389. Dopo la quasi totale distruzione della Matrice, a causa di un incendio verificatosi il 31 dicembre 1445, il simulacro della Vergine fu traslato nella chiesa di San Giovanni Battista e lì vi rimase fino ad ultimazione dei lavori di ricostruzione e restauri che si protrassero per quasi due secoli. Nelle carte conservate negli archivi, si legge che esisteva la devozione, sin dal 1500, della Madonna della Visitazione presso la chiesa francescana di Montesalvo. Padre Giovanni, a tal proposito, scrive che “nella cappella del Convento vi è una statua della Vergine che è venerata il 2 luglio ed è portata in processione per tutta la città”. E’ certo, quindi, che l’impraticabilità della Matrice non fece perdere la tradizione della festività patronale con la sua solenne processione. Gli ennesi, infatti, sin dai tempi remoti hanno avuto una particolare venerazione per la Madonna, alla quale furono poi dedicate sotto vari titoli oltre 50 chiese delle 157 esistenti nel XVII secolo.

Salvatore Presti