Enna. Nella vicenda dell’aeroporto internazionale da realizzare nella zona di Centuripe non c’è dubbio che i primi a muoversi con la Holdin HNA, che in Cina è titolare di diversi aeroporti ed opera nel settore del turismo ed in quello della logistica navale, sono stati il senatore Mirello Crisafulli ed il presidente dell’Università Kore, Cataldo Salerno, i quali, grazie anche al fattivo intervento del dottor Antonio la Spina, un aidonese che è direttore del Commercio Estero a Pechino, ha aperto una serie di colloqui sia ad Enna, presso l’Università sia anche a Pechino, e subito dopo ci sono stati i contatti con il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, il quale ha incontrato una delegazione cinese negli uffici di Catania della Presidenza della Regione. La delegazione della holding HNA, guidata Tan Xiangdong, direttore generale del gruppo, ha avuto risvolti interessanti che presuppongono la concreta realizzazione di questo aeroporto internazionale che dovrebbe essere la piattaforma per gli inserimenti commerciali e turistici nei paesi del Mediterraneo. La riunione con Raffaele Lombardo ha concluso la serie di incontri istituzionali e tecnici degli investitori cinesi del gruppo HNA, i quali hanno dichiarato di essere interessati alla realizzazione di un sistema di trasporto intermodale in Sicilia e, in particolare, alla costruzione di un aeroporto intercontinentale nell’entroterra centuripino, all’utilizzo dell’interporto di Catania e del porto di Augusta per l’approdo della navi container. L’intervento del sottosegretario Ilary Clinton e del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingoia hanno creato qualche preoccupazione sia a livello internazionale che a livello regionale. Si ritiene, e non potrebbe essere altrimenti, che la criminalità organizzata cercherà di entrare in questo progetto visto che gli investimenti sono di circa 300 milioni di euro. La preoccupazione che, invece, evidenzia il presidente della Kore, Cataldo Salerno è che le lungaggini burocratiche che si registrano sempre in Sicilia possano far scappare gli investitori. “I cinesi hanno già un ‘piano B’ – evidenzia Cataldo Salerno con una certa preoccupazione – che è Atene, ma tengono in considerazione anche la Tunisia, l’Egitto e la Spagna. La realizzazione è prevista in tre anni, ma fosse per i cinesi i tempi si potrebbero anche dimezzare qualora ci fosse una burocrazia più celere”.