Venerdì sera in piazza Falcone e Borsellino a Troina si sono radunati molti ragazzi per la fiaccolata in memoria del giovane diciassettenne Rosario Conticello che martedì si è tolta la vita. Si sono passati la voce con gli sms trasmessi con i cellulari i ragazzi per la fiaccolata. Erano circa duecento i ragazzi che si sono mossi dalla piazza in corteo silenzioso con le candele accese nelle mani. Hanno percorso la via Nazionale, un tratto di via Umberto, via Sollima e corso Vittorio Emanuele fino alla chiesa di San Silvestro, patrono di Troina, dove sono arrivati in 350 verso le 23. Durante il percorso, altri ragazzi si sono aggiunti al corteo, che appena è arrivato davanti la casa di Rosario, in corso Vittorio Emanuele, si è fermato per pochi minuti in assoluto silenzio. Ad attendere i ragazzi c’erano i genitori ed i parenti di Rosario che si sono uniti al corteo. Sono stati attimi di grande commozione vissuti con grande compostezza e dignità ed in un assoluto silenzio perché non ci sono parole che possano esprimere in maniera adeguata il dolore e l’angoscia che si provano quando una giovane vita si spezza. Chi l’ha conosciuto ricorda che Rosario era un ragazzo educato, gentile e perbene. Gli erano estranei quei gesti volgari e quelle battute grevi che alcuni ragazzi di una certa età fanno alle ragazze per dimostrare con le parole la loro virilità da bulli. Per alcuni aspetti, la triste vicenda di Rosario somiglia a quella del ragazzo, Giulio, di cui narra Walter Veltroni in un racconto breve, della serie i corti di carta, dal titolo “Aspetta te stesso”, che il Corriere della Sera ha pubblicato nel 2007 in abbinamento al giornale. Anche Giulio, un ragazzino riflessivo, intelligente e discreto, non ce l’ha fatta. “Rendimi il tempo della mia adolescenza. Quando ancora non ero me stesso, se non come attesa”, è una frase del Faust di Wolfgang Goethe che Giuseppe, il fratello di Giulio, teneva nella sua stanza, ma che piaceva molto anche a Giulio. L’adolescenza è una fase difficile della vita in cui si è in attesa di sé stessi. E l’attesa è, per definizione, incertezza e sospensione che possono creare dolore, paura e stanchezza. I ragazzi sensibili ed intelligenti, che sono spesso anche i ragazzi più fragili, non ce ha fanno ad aspettare. Rosario, come Giulio, non ha voluto più aspettare.
Silvano Privitera