Troina. Sono 23 i raccoglitori amatoriali di funghi che hanno partecipato al corso di formazione micologica organizzato dall’AMB – Gruppo micologico escursionistico naturalistico “Lapisc” di Troina, autorizzato dall’Assessorato regionale del territorio ed ambiente: Gaetano Artimagnella, Francesco Cantale, Luigi Cardaci, Alessandro Cipria. Danilo D’Agristina, Luciano D’Agristina, Giuseppe Giuliano, Francesco Impellizzeri, Salvatore Impellizzeri, Santo La Ferrera, Silvano L’Episcopo, Giuseppe Macrì, Salvatore Maugeri, Salvatore Pagana, Giuseppe Plumari, Luigi Sambuco, Alberto Trovato Lo Morto, Silvestro Scorciapino, Mario Siciliano, Giuseppe Virzì e Silvestro Zitelli. Tutti e 23 che hanno superato l’esame finale. Adesso possono chiedere al Comune il tesserino di raccoglitore amatoriale di funghi con il quale sono autorizzati a raccogliere funghi in tutto il territorio della Regione Siciliana. A tenere lezioni al corso, che si è svolto dal 5 al 19 giugno, sono stati: i micologi Nino Zingale e Filippo Suriano, iscritti all’Albo nazionale dei micologi, il medico Pippo Rizzo, Iva Palmigiano per la botanica e Concita Lo Cascio per la legislazione sulla raccolta dei funghi. Il corso era articolato in lezioni in aula, che si sono svolte nei locali dell’ex poliambulatorio di via Nuova del Carmine, ed un’escursione a Bracallà, nelle boschi di Troina sui Nebrodi, dove c’è la caserma della guardie dell’Azienda Speciale Silvo-Pastorale del Comune di Troina. Il Gruppo micologico Lapisc di Troina aderisce all’Associazione Micologica Bresadola di Trento, che si ispira all’abate mons Giacomo Bresadola, uno dei più grandi micologi di tutti tempi vissuto a Trento tra la seconda metà dell’Ottocento ed il primo trentennio del Novecento. I suoi libri sui funghi, il più conosciuto dei quali è quello dal titolo Iconographia Mycologica del 1925, sono molo apprezzati dagli studiosi di botanica. Il gruppo micologico di Troina ha scelto come suo nome quello di un fungo che, nel dialetto troinese, è chiamato “làpisc” dal nome della contrada dove ne crescono in grande quantità. Il nome scientifico di questo fungo è “pleurotus nebrodensis” ed appartiene alla varietà “elaeoselinum” perché cresce sulle radici dell’eleoselino, una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle ombrellifere nota con il nome scientifico di “elaeoselinum asclepium”, che i contadini troinesi chiamano “làpisc”. Questa pianta erbacea, che dà il nome al fungo làpisc, nasce e si sviluppa su terreni aridi. Del significato e delle origini questa parola “làpisc” del dialetto troinese non si sa nulla. In tedesco, significa “lappone”, che non ha nulla a che vedere con il fungo troinese. Nel lingua ladina, parlata in Friuli, la parola “làpisc”, c’è, ma viene usata per indicare il “lapis” o la “matita”. Che possa essere una volgarizzazione del termine “asclepium”, che ricorda il nome del grande medico Esculapio dell’antica Grecia? Potrà anche essere che sia questa l’origine della parola, ma chi potrà dirlo con certezza? Qui ci vuole l’aiuto di uno studioso di etimologia. Sarà forse il lascito di uno dei tanti dominatori, che sono passati da Troina nei secoli passati. Non è un’ipotesi peregrina, se si pensa alle molte parole arabe, spagnole e francese di cui è ricco il vernacolo troinese. Ora c’è persino un’associazione micologica con questo nome, sarebbe proprio il caso che si cominciasse quantomeno a pensarci.
Silvano Privitera