Troina: Si è svolto, sabato pomeriggio 14 maggio, all’IISS Ettore Majorana l’incontro-dibattito sul tema “gestione pubblica dell’acqua bene comune”, organizzato dall’associazione culturale Antonio Gramsci, Slow Food e Legambiente al quale hanno partecipato 130 persone. Introducendo il dibattito, Silvano Privitera ha spiegato che non è esatto parlare di liberalizzazione ma di privatizzazione del servizio idrico integrato perché la rete idrica è una sola ed una sola l’impresa che la gestisce per 30 anni in regime di monopolio. Il cittadino può scegliere il negozio dove comprare un paio di scarpe al prezzo più conveniente, ad esempio, ma non può cambiare gestore per avere l’acqua al prezzo più basso perché la rete idrica è una ed uno solo è il gestore. Per questa sua particolare caratteristica, è opportuno che la gestione dell’acqua sia pubblica. Della privatizzazione del servizi idrico integrato se ne parla come se fosse stata introdotta nel 2009 dal decreto Ronchi. Ad introdurre la privatizzazione dell’acqua è stata la legge Galli del 1994. Il decreto Ronchi, che obbliga gli enti locali a cedere ai privati la gestione del servizi entro il 31 dicembre 2011, è l’ultima fase di questo processo di privatizzazione. Carlo Garofalo, portavoce del Forum provinciale dei movimenti per l’acqua, ha denunciato il tentativo di boicottare i due referendum per l’abrogazione del decreto Ronchi del 2009, che obbliga gli Enti locali ad affidare ai privati mediante gara la gestione del servizio idrico integrato entro il 31 dicembre 2011, e dell’art. 154 del Codice ambientale che assicura al gestore privato il 7 per cento del capitale investito. Garofalo ha citato il caso di Parigi e Berlino tornate alla gestione pubblica. Garofalo ha accennato anche alla proposta di legge che 135 consiglio comunali siciliani ed il consiglio provinciale di Messina, sottoscritta da 35 cittadini, ha presentato all’Assemblea regioanle Siciliana per òla gestione pubblica del servizio idrico. Pippo Privitera, presidente di Slow Food Sicilia, ha parlato dello stretto legame dell’acqua con l’energia e la difesa della biodiversità, citando il caso della multinazionale olandese che aveva privatizzato i geni della cipolla di Tropea, e dell’interesse delle multinazionali ad accaparrarsi dell’acqua da usare per irrigare i campi di mais geneticamente modificato da cui estrarre biocarburanti. Slow Food si è affiancata ai movimenti per l’acqua pubblica perché ritiene che l’acqua sia un bene comune, e non una merce, talmente essenziale per la vita di un comunità che è meglio che è meglio affidarla ad una gestione pubblica. Sulla questione della gestione del servizio idrico, non dobbiamo arrivare con le spalle al muro. Luigi Ruberto, coordinatore del comitato referendario, che, per impegni familiari, non è potuto intervenire, ha inviato un appello scritto al voto che è stato letto nel corso dell’incontro dibattito. Luigi Bottitta ha esortato tutti ad impegnarsi per raggiungere il quorum nei referendum del 12 e 13 giugno. Ugo Amata ha lanciato un allarme per denunciare il tentativo di privatizzare tutti i servizi pubblici essenziale. Melina Impellizzeri, infine, ha letto il messaggio della ricercatrice di Maria Albertone, che era stata invita ad una trasmissione televisiva per parlare dei referendum sull’acqua sospesa con una circolare arrivata lo stesso giorno in cui doveva andare in onda.