Troina. Non solo funghi porcini si trovano sui Nebrodi. I molti raccoglitori di funghi che, in cerca di porcini, in autunno, battono quei 4.200 ettari delle Foreste di Troina sui Nebrodi, di proprietà del Comune di Troina e gestiti dall’Azienda Speciale Silvo-Pastorale, possono imbattersi anche nei tartufi. In una delle uscite didattico-scientifiche sui Nebrodi con le guardie dell’Azienda Silvo-Pastorale i botanici micologi dell’Università di Palermo hanno individuato alcuni esemplari di tartufo appartenente al gruppo tuber borchii, denominato comunemente tartufo bianchetto dall’odore forte e gradevole, che ricorda quello dell’aglio. Del gruppo di micologi botanici, guidato dal prof. Giuseppe Venturella, che ha esplorato le Foreste di Troina alla ricerca di tartufi, fanno parte: il prof. Marco Morara dell’Unione Micologica Italiana, che collabora con l’Università di Bologna, ed i botanici micologici dott. Alessandro Saitta, dott. Alfonso La Rosa e dal dott. Riccardo Compagno, tutti e tre dell’Università di Palermo. Componente indispensabile del gruppo di botanici micologi, in una sua recente uscita didattico-scientifica sui Nebrodi alla ricerca di tartufi, è Chicca, la cagnetta da tartufo del prof. Morara. La ricerca sui tartufi nebrodensi, condotta dal Dipartimento di biologia ambientale e biodiversità dell’Università di Palermo su invito dall’Azienda Silvo-Pastorale di Troina, fa parte di un progetto di ricerca più ampio per censire i macromiceti in Sicilia. Sono stati individuati diversi tipi di tartufo che saranno analizzati in laboratorio dagli esperti del Dipartimento di biologia ambientale e biodiversità dell’Università palermitana per la classificazione. Come prima ipotesi, si pensa che appartengano alle specie tuber driophilium, tuber puberulum e al gruppo genea sp. Sui risultati di questa ricerca, ripone molte speranze il presidente dell’Azienda Speciale Silvo-Pastorale, Silvestro La Barbera: “Siamo soddisfatti del lavoro scientifico svolto. In questa fase è prematuro parlare di polo-ecogastronomico dei tartufi. Ma se pensiamo che fino a qualche anno addietro i funghi porcini ed altri funghi epigei spontanei erano conosciuti da pochi esperti, a confronto dei molti che oggi invece li conoscono bene, possiamo essere fiduciosi che, nel prossimo futuro, i tartufi potrebbero creare perfino un indotto”.
Silvano Privitera