Il video-documentario “Il corpo delle donne”, che è stato definito un “saggio visivo”, ed il libro omonimo scritto dalla stessa Lorella Zanardo, pubblicato dalla Feltrinelli, hanno riaperto il dibattito sulla questione femminile in Italia suscitando molto riflessioni.
Il corpo delle donne ha un forte potere di attrazione. E le ragazze di bell’aspetto lo sanno che il loro corpo può essere un’arma formidabile. In Italia, più che altrove, o forse solo in Italia, la televisione e la pubblicità ne fanno un uso grottesco e volgare, che umilia e calpesta la dignità della donna. In nessun paese civile, la pubblicità e la televisione rappresentano il corpo della donna con la stessa compiaciuta e pornografica evidenza.
E’, questo, uno degli aspetti più importanti dell’odierna questione femminile, che la differenzia in modo marcato da quella degli anni ’70 del Novecento, a noi vicini, imperniata sulla rivendicazione dei diritti civili come il divorzio e la rivendicazione dell’interruzione volontaria della gravidanza contro l’aborto clandestino. Allora era più facile impegnarsi, come ricorda, nel suo libro “Un altro mondo è possibile”, Susan George, una professoressa di 75 anni, presidente onoraria di Attac, che veste sempre in tailler: “Nel ’68 era facile capire cosa fare: bastava scendere in piazza ed unirsi ad una delle tante manifestazioni che passavano per sentirsi nel giusto”. Ora non è più così ed è sempre più necessario essere attenti ed informati per sapere fare scelte corrette. E ciò comporta molto tempo ed impegno.
La televisione non produce e trasmette in forma ossessiva solo immagini di giovani corpi femminili sessuati. I volti delle donne adulte, con i segni del passaggio del tempo, sono cancellati in televisione. Le donne adulte sono sollecitate a ricorrere alla chirurgia estetica, per sentirsi ed apparire ancora giovani. La televisione trasmette anche un’idea mercantile dei rapporti umani. Alle ragazze si propone di vendere subito e a buon prezzo il loro corpo, prima che perda valore con il crescere ed il maturare degli anni. Sara Tommasi, una giovane soubrette della televisione italiana, ha detto: “Dopo 4 anni di studi alla Bocconi, sono stata manager in un’azienda, ora sono solo io il prodotto che vendo nel mercato dello show business”.
Con uno dei suoi brillanti aforismi ci aveva avvertiti, nel 1970, qualche anno prima di morire, Ennio Flaiano: “L’Italia fra trent’anni sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione”. Per Giovanni Sartori, il politologo italiano di prestigio internazionale, la televisione sta operando una vera trasformazione antropologica (1997). Che la televisione sia un potere troppo grande per la democrazia, lo temeva Karl Popper (1991): “Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà stato pienamente scoperto”.
Silvano Privitera