Assoro. I legali nominati dal Comitato spontaneo “no discarica” hanno avuto accesso agli atti presso il Comune di Assoro. Nel tardo pomeriggio di mercoledì gli avvocati Fiorito e D’Alessandro hanno preso visione dei documenti relativi alla variante al Piano regolatore, alla concessione edilizia rilasciata dal Comune, dei verbali delle conferenze di servizio e del progetto. Per avere le copie del carteggio ci vorrà ancora qualche giorno.
Dal Comitato spontaneo, presieduto da Biagio Pecorino, del quale fanno parte privati ma anche le tre associazioni di categoria del mondo agricolo ed i sindacati, viene sottolineato che finalmente a 25 giorni dalla richiesta è stato possibile visionare gli atti in vista del ricorso al Tar che verrà presentato per chiedere l’annullamento dell’autorizzazione a realizzare la piattaforma di trattamento finale dei rifiuti che è stata rilasciata dalla Regione lo scorso maggio.
Ci sarebbero infatti vari elementi sui quali basare il ricorso. Potrebbero essere invalidati gli atti e le decisioni prese in sede di conferenza di servizi perché secondo la normativa avrebbero avuto diritto a parteciparvi anche i Comuni di Enna, Agira e Valguarnera i cui territori sono immediatamente confinanti con l’area individuata per l’impianto. Dubbi vengono sollevati sull’intera procedura che ha messo in atto azioni possibili solo in situazione di “emergenza”, ma che anche in questo caso potrebbero non avere seguito l’iter previsto. Per potere rilasciare la concessione edilizia il Comune di Assoro ha dovuto procedere alla variante al Prg. La procedura per modificare il Prg potrebbe non essere stata rispettata. La variante che modifica la destinazione dei terreni è stata approvata in giunta, quindi dal sindaco e dagli assessori, ma non è stata portata in consiglio comunale, passaggio tecnico obbligatorio perché deve essere il consiglio comunale a votarla.
La delibera viene trasmessa all’assessorato regionale Territorio e Ambiente dove una apposita commissione esamina la proposta e decide se autorizzare la variante. Se questa viene approvata viene emesso un decreto che modifica il Prg. Tale decreto deve essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione e su un quotidiano a tiratura regionale, mentre il Comune deve curare la stampa e l’affissione di manifesti che riportano la modifica. Solo a completamento di questa procedura che normalmente richiede almeno un anno, il Comune può rilasciare concessioni edilizie.
Qualunque concessione rilasciata prima della pubblicazione in Gazzetta è nulla. Inoltre, secondo il normale iter, la giunta comunale non ha competenza sul territorio e quindi una delibera di questo tipo non ha valore perché spetta unicamente al consiglio comunale deliberare in merito. Da quanto constatato dagli avvocati Fiorito e D’Alessandro, oltre la metà degli atti che hanno portato ad autorizzare il centro di trattamento sono stati eseguiti con la procedura d’urgenza, ma rimane da verificare se tale procedimento è legittimo, in sostanza se durante l’iter la Sicilia era in “stato di emergenza rifiuti”.
Altro elemento che è stato acquisito dalla visione del progetto è che la discarica ha una vasca a cielo aperto e che comunque dai 42 ettari iniziali che l’impianto occuperebbe, già nel progetto è previsto un ampliamento fino a 70 ettari. Inoltre l’opera sarebbe indicata come di interesse pubblico e quindi equiparata alle opere pubbliche e in questo caso ai sensi del D. Legge n. 63/2005, anche in assenza di vincoli paesaggistici, è necessaria la verifica preventiva dell’interesse archeologico con una procedura che prevede accertamenti ed il rilascio di un nullaosta della Soprintendenza competente per territorio, che in questo caso manca e che non è stato neanche richiesto.
Elementi che certamente danno margini al ricorso al Tar, ma che sono al contempo oggetto di indagine da parte della procura di Nicosia, che ha già acquisito copie della documentazione, delegato delle indagini il Corpo forestale e aperto un fascicolo al momento senza indagati.
Giulia Martorana