Varie le problematiche emerse, una fra tutte quella legata al pregiudizio.
Vi siete mai ritrovati in macchina, alla guida, nell’ora di punta, con una fretta spaventosa, e di imbattervi in un altro automobilista che facendo manovra o camminando a passo d’uomo, ostacola il vostro passaggio? Cosa vi è passato per la mente o cosa avete esclamato ad alta voce rivolgendovi al vostro passeggero: “Chista sicuro è na fimmina!”.
Questa piccola introduzione per dire che ancora oggi la donna, in Italia, è considerata “incapace” per certe attitudini, che prevalentemente vengo attribuite al sesso maschile, ma la cosa più triste è che la donna non viene qualificata “incapace alla guida” dagli uomini, ma dalla società. Ovviamente, il nostro guidatore maldestro il più delle volte si sarà rivelato essere un uomo, lo dice anche una statistica australiana, secondo cui nell’84% dei casi è l’uomo ad avere un incidente stradale, ma noi continuiamo a pensare che siano le donne a non saper guidare.
Questa selezione a priori, causata dallo stereotipo che la nostra esperienza e la nostra cultura ci hanno inculcato, ci impedisce di avere una visione disinteressata della realtà, soprattutto perché il suo uso precede sempre la ragione, diventando pregiudizio. Così, il più delle volte, la donna che vorrebbe “fare politica o semplicemente carriera” non solo deve fare meglio degli altri, ma deve combattere i pregiudizi che si porta dietro.
E se le donne non sanno guidare una macchina, come potrebbero guidare una città, una provincia o addirittura la Nazione?
Ma ci fu una “stagione eccezionale”, come la chiama Marinella Fiume, in cui le donne ed in particolare quelle siciliane, ebbero l’opportunità di dimostrare le loro capacità organizzative e gestionali. E infatti, tanto fu eclatante ed inaspettata la notizia, che si promossero inchieste sociologiche e anche i media nazionali per una volta, non puntarono i propri riflettori sulla Sicilia per parlare dei morti ammazzati dalla mafia, ma si soffermarono a parlare dell’insolito fenomeno.
Ma perché la casta politica maschile aveva ceduto il posto alle donne? Scrive Marinella Fiume: “Fu come voler affermare che gli uomini della Prima Repubblica, molti dei quali finiti nelle maglie di Tangentopoli e delle inchieste dei giudici di Mani pulite, erano davvero impresentabili, per cui erano chiamate al loro posto le donne a ricoprire incarichi di responsabilità politica”. Le donne, in questo caso, quindi, non sono premiate per le loro capacità, ma usate, diventando pedine inconsapevoli dei giochi politici. Marinella Fiume associa questo scenario a quello delle grandi guerre, quando gli uomini erano stati richiamati al fronte e le donne si erano ritrovate sole a dover ricoprire il ruolo di madre e padre, nello stesso tempo. Un periodo breve, ma pur sempre un periodo, perché gli uomini erano tornati a riprendere il proprio posto, senza curarsi se chi li aveva sostituiti aveva fatto bene o male il proprio compito. Tutto doveva tornare al proprio posto. E così è stato anche per la politica in Sicilia, dopo un breve “regnare” delle donne, i privilegi della casta politica erano tornati agli uomini.
Secondo una statistica realizzata dal Partito Democratico, l’Italia è ben lontana dalle percentuali europee e per rimanere in tema, la nostra bella Sicilia, conta appena il 4% di rappresentanti donne tra le istituzioni.
Marinella Fiume, quasi con rassegnazione, ad un certo punto del libro scrive che “le donne stesse non sentivano la politica come un luogo da abitare con soddisfazione”. Forse è questo che ci tiene lontane dalla politica? Le donne sono concrete e mirano più ad essere che ad avere. Le donne non guardano agli onori e alla gloria, ma ai risultati. Le donne sono madri, e quando decidono, non lo fanno per se stesse, ma guardano al futuro dei propri figli e inconsapevolmente, alla nostra società. Vi siete mai chiesti perché si dice che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna? Proprio perché le donne hanno la forza e il coraggio di reggere il mondo e l’umiltà di restare dietro le quinte.
E poi ci sono le quote rosa, che qualche stratega della politica ha istituito per farci credere che gli uomini vogliono le donne in politica, ovviamente in proporzione, perché le donne in politica ci devono essere, ma senza esagerare…andasse a finire come in Svezia, dove le donne che hanno il 50% di rappresentati tra le istituzioni, chiedono l’aumento della percentuale. Ci danno il contentino, per convincerci a votare per coloro “che difendono i diritti delle donne”. Ma credete che se non ci fosse stata una donna a ricoprire il ruolo di Ministro delle Pari Opportunità, oggi avremmo una legge contro lo stalking? E poi ci chiediamo perché ci sia ancora bisogno di lottare perché le donne abbiano pari opportunità?
Vorrei concludere con un episodio grottesco, raccontato nel libro di Marinella Fiume, che rispecchia appieno lo status delle donne, ancora oggi, purtroppo. L’episodio si svolge a Gagliano Castelferrato. Qui, Costanza, la protagonista, esorta le operaie di una fabbrica a ribellarsi alla divisione dei ruoli che costringeva le donne a lavorare fuori e a casa, mentre i maschi se la spassavano serviti e riveriti e nullafacenti.
Il racconto dell’episodio si conclude con la citazione di un articolo di un giornalista locale, che descrive l’anomalia del caso, in cui la donna andava a lavorare in fabbrica e il maschio disoccupato doveva occuparsi della casa e dei figli, che certamente avrebbero risentito della carenza della figura materna.
Sono passati oltre trent’anni da quell’episodio, realmente accaduto, ma a parte qualche evento eclatante, la verità è che la donna continua ad essere considerata “il sesso debole”, esclusa a priori da certe classi sociali e soprattutto dalla sfera politica o se vi entra è solo per diventare uno specchietto per le allodole e raccogliere voti a qualche bontempone.
Trattate come fenomeno da baraccone se riescono a fare più di quanto la società gli riconosce, le donne si chiedono se mai gli uomini, capaci di guidare un battaglione in guerra, di governare una Nazione o addirittura di andare sulla Luna…siano capaci di riconoscere e fruttare una risorsa, quale può essere quella della donna in politica.
Ma per questo, forse, hanno ragione loro, siamo solo delle inguaribili romantiche sognatrici.
Sandra La Fico