Troina. Come quel mugnaio tedesco che, non volendo cedere alle minacce dell’imperatore Federico II di togliergli il mulino, sperava di trovare un giudice a Berlino che desse ragione a lui e torto all’imperatore, i troinesi cominciano a pensare che Nicosia deve pur esserci un giudice che ponga fine al mal funzionamento dell’ufficio postale del loro paese. I partiti del centrosinistra hanno raccolto, in pochi giorni, circa 300 firme di cittadini in calce all’esposto alla Procura della Repubblica di Nicosia per denunciare il pessimo funzionamento dell’ufficio postale di Troina. A tale proposito i consiglieri comunali Fabio Venezia (Pd) e Walter Giuffrida (Ps) ci hanno detto che “raccogliendo l’invito di parecchi cittadini di farci carico del problema e constatando l’inerzia della Giunta Costantino rispetto a questo problema”, hanno voluto promuovere un’apposita interpellanza parlamentare alla Camera dei Deputati ed un esposto da inoltrare alla Procura della Repubblica di Nicosia”. Il numero dei sottoscrittori di quest’esposto-denuncia è destinato a crescere nei prossimi giorni perché la gente non ne può più di fare la fila per ore ed ore davanti gli sportelli dell’ufficio postale per pagare le bollette della luce, dell’acqua, del metano e del telefono o per prendere la pensione. Quello dei disservizi dell’ufficio postale è un problema antico, che fino ad ora non ha trovato una soluzione. Negli anni passati, non sono mancate le proteste, le prese di posizioni del consiglio comunale, le petizioni popolari, manifestazioni davanti il portone di ingresso dell’ufficio postale di via San Silvestro. C’è stata, nella seconda metà degli anni ’90, persino la protesta clamorosa di un sindaco, che ha letteralmente spostato il suo ufficio nella sala di attesa dell’ufficio postale. Ma non sono valse a nulla tutte queste proteste civili. E’ diffuso il convincimento tra la gente che le iniziative condotte sul piano istituzionale non servano a nulla perché l’istituzione comunale non ha alcun peso. Non sono state ma chiarite le ragioni dell’insoddisfacente funzionamento dell’ufficio postale. Si dice che ci sono problemi di collegamento con la linea, di difficoltà ai terminali, che, con la privatizzazione, le Poste privilegiano i servizi finanziari più redditizi e trascurano quelli tradizionali che non sono remunerativi. Quelli che hanno aperto il conto corrente alle Poste godono di una corsia preferenziale per accedere allo sportello, mentre quelli che non ce l’hanno devono armarsi di santa pazienza e rassegnarsi ad attendere per più di un’ora per pagare una bolletta.. Da qui l’idea di rivolgersi alla magistratura per chiedere un intervento risolutivo. I promotori dell’esposto-denuncia ravvisano nei disservizi all’ufficio postale di Troina il reato di interruzione di pubblico servizio punito dall’art. 340 del codice penale. Qualcuno osserva che, con la privatizzazione, non si può parlare di interruzione di pubblico servizio. E poi non c’è un interruzione vera e propria del servizio, ma un allungamento dei tempi di attesa.
“Eh no! – replicano i promotori dell’esposto-denuncia e, citando le sentenza del TAR del Piemonte n. 1664/2008 e della Corte di Cassazione n. 26077 del 9 giugno 2004, spiegano che le poste devono assicurare “un insieme di prestazioni che il mercato non potrebbe garantire” e che si ha interruzione di pubblico servizio anche quando “il turbamento della regolarità dell’ufficio” è tale da “alterare il tempestivo, ordinato ed efficiente sviluppo del servizio, anche in termini di limitata durata temporale e di coinvolgimento di uno solo settore”.
Silvano Privitera